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Mercoledì, 17 Aprile 2024
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Caso Cucchi: l'ospedale risarcirà alla famiglia un milione e 340mila euro

La cifra ufficializzata dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi. L'avvocato Anselmo: "L'obiettivo è la giustizia a 360 gradi". Richiesta di Appello della Procura Generale sulla sentenza della Corte d'Assise

Sarà di un milione e 340mila euro la cifra pattuita tra l'ospedale Sandro Pertini e la famiglia Cucchi per il risarcimento del danno conseguente alla morte di Stefano. La cifra è stata ufficializzata oggi, dopo le indiscrezioni uscite nei giorni scorsi dopo la notizia dell'avvenuto accordo sul risarcimento.

INTESA PERTINI-FAMIGLIA - L'intesa ospedale-famiglia porterà una conseguenza importante nel processo d'appello che sarà fissato nei primi mesi del prossimo anno: la famiglia Cucchi (padre, madre, sorella e nipoti di Stefano), infatti, non sarà presente come parte civile nei confronti di medici (gli unici condannati, cinque su sei per omicidio colposo) e infermieri, mentre contesterà la sentenza di assoluzione emessa nei confronti degli agenti della polizia penitenziaria.

GIUSTIZIA A 360 GRADI - La notizia ha trovato il commento di Fabio Anselmo, legale della famiglia del geometra di Tor Pignattara morto 4 anni fa: "Il risarcimento è limitato esclusivamente alla responsabilità sanitaria. L'obiettivo della famiglia è quello di avere giustizia non a metà, ma a 360 gradi. Per questo, andremo in appello anche e soprattutto sulla posizione degli agenti per i quali con soddisfazione la Procura generale ha chiesto alla Corte d'assise d'appello un giudizio completo e non limitato".

APPELLO DELLA PROCURA - In relazione al caso Cucchi anche la Procura generale, in aggiunta ai Pm, ha proposto appello contro la sentenza con la quale il 5 giugno scorso la Corte d'Assise di Roma ha condannato per omicidio colposo (e non per abbandono d'incapace come chiesto dall'accusa) 5 dei 6 medici imputati (un sesto è stato condannato per falso ideologico), mandando assolti 3 infermieri e 3 agenti della penitenziaria, nel processo per la morte di Stefano Cucchi, deceduto quattro anni fa durante il ricovero in ospedale una settimana dopo il suo arresto per droga.

L'ATTO D'APPELLO - L'atto d'appello è firmato dal Sostituto Procuratore Generale, Mario Remus; è proposto in maniera autonoma, in aggiunta a quello depositato dai pm, studiando il quale "il giudice di secondo grado - si legge nel documento - avrà una cognizione ampia sull'intera vicenda che ha condotto al decesso di Cucchi e potrà verificare la sussistenza di tutti i delitti contestati. La Corte d'Assise d'appello potrà così esaminare l'intero quadro probatorio, comprese le configurazioni giuridiche più appropriate".

 "TOGLIERE EVENTUALI DUBBI" - FINALITA ' DELL'APPELLO - La finalità dell' appello del Pg - quattro pagine con connotazioni tecniche - è quella di formulare una serie di osservazioni "per togliere eventuali dubbi" sulla configurazione dei reati e sulle condanne da infliggere, nella consapevolezza "la Corte d'Assise d'appello potrà esaminare l'intero quadro probatorio, comprese le configurazioni giuridiche più appropriate". Il Pg si 'scaglia' contro la decisione della Corte d'assise di concedere a gli imputati condannati le attenuanti generiche ("Tali statuizioni sono state fatte in violazione di legge", si legge), concludendo con la richiesta "di dichiarare la penale responsabilità degli imputati, applicando le pene che saranno chieste dal rappresentante del Pubblico Ministero in udienza".

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