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Cronaca

Mondo di Mezzo, la Cassazione: "Ecco perché non era Mafia Capitale ma collusione generalizzata"

Le motivazioni della Cassazione: "Il quadro complessivo riporta un sistema gravemente inquinato dal mercimonio della pubblica funzione ma non dalla paura", scrivono i giudici supremi

Non fu Mafia Capitale, ma un sistema di corruzione generalizzata. A distanza di otto mesi dalla sentenza Mondo di Mezzo che smontò l'impianto accusatorio della Procura di Roma, i giudici della Cassazione hanno depositato le motivazioni.

In data odierna è stata depositata la motivazione della sentenza della Sesta Sezione penale della Corte di Cassazione nel procedimento in cui i guidici decretarono che il sodalizio guidato dall'ex Nar Massimo Carminati e dall'ex Ras delle cooperative Salvatore Buzzi non si rispecchiava il 416bis, reato caduto in primo grado ma ammesso in Appello.

Mondo di Mezzo: le motivazioni della Cassazione

La complessa sentenza ha ripercorso le fasi del processo ed esaminato i numerosi motivi di ricorso, fissando alcuni principi di diritto sia in tema di associazione mafiosa, sia nella materia dei reati contro la pubblica amministrazione. 

La Corte ha escluso il carattere mafioso dell'associazione contestata agli imputati e ha riaffermato l'esistenza, già ritenuta nel processo di primo grado, di due distinte associazioni per delinquere semplici: "l'una dedita prevalentemente a reati di estorsione, l'altra facente capo a Buzzi e Carminati, impegnata in una continua attività di corruzione nei confronti di funzionari e politici gravitanti nell’amministrazione comunale romana ovvero in enti a questa collegati".

"Non è evidenziato l'utilizzo del metodo mafioso"

La Corte, "senza affatto negare che sul territorio del comune di Roma possano esistere fenomeni criminali mafiosi, come questa Corte ha avuto modo di affermare, ha spiegato che i risultati probatori hanno portato a negare l’esistenza di una associazione per delinquere di stampo mafioso: non sono stati infatti evidenziati né l'utilizzo del metodo mafioso, né l'esistenza del conseguente assoggettamento omertoso ed è stato escluso che l’associazione possedesse una propria e autonoma 'fama' criminale mafiosa", si legge in una nota diramata dall'Ufficio Relazioni con i mezzi di informazione della Cassazione sui contenuti delle 'Motivazioni sentenza depositate oggi.

Quello che è stato accertato è un fenomeno di collusione generalizzata, diffusa e sistemica, il cui fulcro era costituito dall’associazione criminosa che gestiva gli interessi delle cooperative di Buzzi attraverso meccanismi di spartizione nella gestione degli appalti del Comune di Roma e degli enti che a questo facevano capo. Ciò ha portato alla svalutazione del pubblico interesse, sacrificato a logiche di accaparramento a vantaggio di privati.

"Imprenditori che hanno accettato una logica professata da Buzzi"

Il quadro complessivo "riporta un 'sistema' gravemente inquinato, non dalla paura, ma dal mercimonio della pubblica funzione. Una parte dell'amministrazione comunale si è di fatto 'consegnata' agli interessi del gruppo criminale che ha trovato un terreno fertile da coltivare", continua.

I fatti 'raccontano' anche di "imprenditori che hanno accettato una logica professata da Buzzi e dai suoi sodali, basata sugli accordi corruttivi, intercorsi tra funzionari pubblici e imprenditori, convergenti verso reciproci vantaggi economici. In questo modo si è limitata la libera concorrenza e ciò è avvenuto attraverso forme di corruzione sistematica, non precedute da alcun metodo intimidativo mafioso. - si legge ancora - Alla fine è stata confermata la responsabilità penale di quasi tutti gli imputati per una serie di gravi reati contro la pubblica amministrazione, oltre che per la partecipazione alle associazioni criminali, ribadendo sotto questi profili le precedenti decisioni di merito".

"Nessun ruolo era gestito da Carminati con settori finanziari, servizi segreti o altro"

"Appare evidente, dalla semplice lettura della sentenza di secondo grado, che non risulta affatto il ruolo di Carminati quale terminale di relazioni criminali con altri gruppi mafiosi", si legge ancora nelle motivazioni della Sesta sezione penale della Cassazione. "Nessun ruolo era gestito da Carminati con settori finanziari, servizi segreti o altro - proseguono i giudici di piazza Cavour - la gestione delle relazioni con gli amministratori era compito quasi esclusivo di Buzzi. Avendo Carminati relazione i determinanti solo con alcuni ex commilitoni nella medesima area politica di estrema destra che, in un dato periodo, erano stati inseriti nell’amministrazione comunale".

"Nel processo, peraltro, emerge la non conoscenza tra Carminati e Panzironi - si legge - pur valorizzata nella fase cautelare in relazione all’esigenza di Buzzi, che era collegato politicamente all’area di sinistra, di ottenere entrature con l’area di destra che nel dato periodo era giunta ad amministrare la città di Roma".

"Una parte del 'Palazzo' si è consapevolmente 'consegnata' agli interessi del gruppo"

E ancora: "Volendo ricorrere ad una metafora, può dirsi che è una parte del 'Palazzo' non è stata conquistata dall'esterno, dalla criminalità mafiosa, ma si è consapevolmente 'consegnata' agli interessi del gruppo che faceva capo a Buzzi e Carminati; un gruppo criminale che ha trovato un terreno fertile da coltivare".

"Le risultanze probatorie del processo - spiegano i giudici di piazza Cavour - non consentono affatto di affermare, sul piano generale ed astratto, che sul territorio del Comune di Roma non possono esistere fenomeni criminali mafiosi, quanto, piuttosto, che, con specifico riguardo al caso in esame, si è indebitamente piegata la tipicità della fattispecie prevista dall’articolo 416 bis per farvi confluire fenomeni ad essa estranei". "Ma le strettoie del diritto e del processo - si sottolinea - non possono essere superate per andare al cuore empirico della vicenda, massificando in tal modo condotte, responsabilità individuali, principi giuridici fondanti".

Raggi: "Confermata collussione politica"

"La Cassazione conferma che 'Mondo di mezzo si spartiva gli appalti a Roma grazie a una 'collusione generalizzata' con la politica. Confermata anche presenza clan sul territorio. Noi abbiamo invertito la rotta, contro corruzione e mafia, sempre a fianco dei cittadini onesti", ha commentato su Twitter, il sindaco di Roma, Virginia Raggi.

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