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Cronaca

Omicidio Michela di Pompeo, la Cassazione: "Processo da rifare"

La Suprema Corte ha disposto un processo d'appello bis per Francesco Carreri, il dirigente di banca che nella primavera del 2017 uccisa la compagna al culmine di una lite. Dubbi sull'aggravante dei futili motivi

Il processo d’appello per Francesco Carrieri, il direttore di banca condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio di Michela di Pompeo, va rifatto.

Lo ha deciso la Corte di Cassazione, che ha espresso dubbi sulla configurabilità dell'aggravante dei futili motivi dopo la dichiarazione di semi-incapacità di intendere e volere dell'uomo stabilita in appello, nel 2019, con riduzione di pena da 30 a 16 anni di carcere.

L’omicidio di Michela di Pompeo, insegnante della Deutsche Schule, risale al primo maggio del 2017. La donna, 47 anni, era stata strangolata e colpita alla testa con un manubrio da palestra nell’abitazione di via del Babuino in cui viveva con Carreri, all’epoca 55 anni.

Il movente non è mai stato chiaro, anche se lo stesso Carreri, che dopo avere strangolato e colpito alla testa la compagna si era costituito, aveva ammesso di essersi accanito sulla donna al culmine di una lite.

Carreri aveva scelto il rito abbreviato, e in primo grado era stato condannato a 30 anni di carcere, ridotti a 16 in appello. Per i giudici di secondo grado quando ha aggredito e colpito la compagna “non era in grado di intendere e di volere”, tanto da disporre il ricovero in una Rems (Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza) per tre anni, oltre a dimezzare la pena.

L’avvocato dell’uomo aveva presentato ricorso in Cassazione, accolto proprio alla luce della decisione della Corte d’Appello.

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