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Cronaca Colli Aniene

Matteo Valentini è tornato a casa dopo un mese di cure. A Colli Aniene resta ancora il giallo

La polizia indaga ancora e non scansa l'ipotesi di una aggressione commessa da qualcuno che il ragazzo conosce

Matteo Valentini è tornato a casa. Il 20enne di Colli Aniene, finito in coma dopo essere stato trovato sanguinante in viale Sacco e Vanzetti con fratture alla scatola cranica, una ferita sul lato della testa e il naso rotto, il ragazzo dopo aver risposto positivamente alle cure è stato dimesso. I medici del policlinico Umberto I, dopo un mese di cure, hanno firmato le dimissioni del giovane che ora potrà tornare a riprendere la sua vita. 

Una ottima notizia per mamma Simona, gli amici e il resto dei parenti, che ora possono abbracciare il loro caro. Resta però il giallo di cosa sia successo a Matteo Valentini. La polizia, che indaga, potrebbe arrivare alla svolta nelle indagini presto anche perché ora la vittima potrebbe anche essere in grado di riconoscere il suo o suoi presunti aggressori. 

Secondo quanto ricostruito fino a questo momento, Matteo avrebbe inviato il suo ultimo messaggio ad un'amica alle 1:15. Poi sette minuti dopo è stato ritrovato sanguinante in strada e con la testa fracassata, da un tassista. Cosa è successo in quei sette minuti di buio? All'inizio si è pensato anche a un pirata della strada, visto che gli effetti personali del ragazzo fossero a pochi metri da lui. La mancanza di lesioni alle gambe e al torace ha fatto passare questa ipotesi in secondo piano, a favore invece di una aggressione forse per una vendetta.

Nel frattempo Colli Aniene, anche sui social, si è stretto alla famiglia del giovane. "Matteo è a casa da qualche giorno, ma la famiglia ha voluto vivere in tranquillità e pace il ritorno del ragazzo, senza avere troppi riflettori addosso, in modo che si potesse riprendere piano piano la normalità. - ha scritto un'amica di famiglia sul gruppo Facebook del quartiere - La strada da fare è ancora lunga, ma Matteo ha una fibra forte e una tenacia da fare invidia. È supportato dalla mamma, dal fratello e da tutti quegli amici che sono stati additati come omertosi e paurosi, ma che invece non lo hanno mollato un secondo, mai, neanche quando lui era in terapia intensiva e loro erano sotto le mura dell’ospedale, senza poterlo vedere o sentire, ma erano lì. Grazie a loro sta tornando alla normalità e lo sta facendo nel modo più silenzioso possibile, perché di clamore ce ne è stato già tanto".

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