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Cronaca San Paolo / Viale Guglielmo Marconi

Marconi, la differenziata va a picco: "Manca la mentalità giusta"

La sperimentazione dei 'punti mobili' nel quartiere è di fatto fallita e sono stati reintrodotti quasi tutti i cassonetti dell'indifferenziata. Ma molti residenti fanno autocritica:"Le colpe sono anche nostre"

Nato con l’obiettivo di costringere i cittadini a differenziare, a due anni tondi tondi di distanza dall’inizio della sperimentazione si può ben dire che il progetto ‘Punti mobili’ – almeno nel quartiere Marconi - è stato un mezzo fallimento, se è vero che i rifiuti continuano ad allignare per le strade e ai piedi dei cassonetti stracolmi, e talvolta pure di quelli semivuoti.

Del resto che a Marconi il progetto non fosse partito sotto i migliori auspici lo si era capito fin da subito, con le proteste e l’ostilità di molti residenti che lamentavano l’inefficienza del servizio, gli orari troppo rigidi dei punti di raccolta e i sacchetti biodegradabili difficili da reperire. “Tempo un paio di settimane e non ci sarà più traccia dei cassonetti verdi”, scrivevamo su questo giornale nell’ottobre 2010. E invece solo qualche mese più tardi il dietrofront dell’Ama che ha reintrodotto gradualmente i bidoni per la spazzatura indifferenziata, correndo ai ripari dopo che i residenti hanno iniziato a lasciare i rifiuti organici direttamente in strada.

Marconi: in strada tra i rifiuti - Foto Piccirilli/Romatoday



E se fosse vero come si dice che un buon capro espiatorio vale quasi quanto una soluzione, i cittadini avrebbero senz’altro buon gioco a scaricare ogni responsabilità sull’Ama. Invece dal quartiere abbiamo raccolto, piuttosto inaspettatamente, voci diverse che pur non lesinando critiche e suggerimenti alla gestione rifiuti, mettono sul banco degli imputati, per prima, l’incuria dei residenti.

Così ad esempio racconta una signora: “Sono arrabbiatissima – dice – nel mio condominio sono l’unica a fare la differenziata, gli altri buttano tutto a casaccio”. Colpa del servizio scadente, del progetto a monte, di operatori poco professionali? Macché. “Sono tutti bravissimi e gentili, cercano di mettere una pezza alle inadempienze della gente. È colpa dell’inciviltà”. Alcuni dicono che i tempi per la raccolta sono stretti, però. “Ma se i furgoncini dell’Ama passano fino alle 11 e 30, chi può dire di non avere cinque minuti di tempo per buttare la spazzatura?”.

In effetti alle 11 e 40 un operatore dell’Ama si ferma in un punto raccolta di via Albert Einstein e carica alcuni sacchetti che la gente nel frattempo ha lasciato in strada. L’addetto mi conferma che il turno è dalle 6 alle 11 e 30. Uno dei problemi lamentati dai residenti è che quando il furgoncino si allontana per svuotare il carico, non c’è nessuno a sorvegliare la pattumiera, e a volte non c’è neppure la pattumiera, con i rifiuti che formano piccole discariche a cielo aperto con buona pace del decoro.

Altre lamentele riguardano appunto gli orari ridotti. “Per una zona come questa il servizio mi sembra insufficiente – mi dice una signora che ha appena lasciato cadere un sacchetto nel punto raccolta – ma anche la gente ci mette del suo. Ha visto le montagne di spazzatura ai piedi dei cassonetti vuoti?”. Un altro è ancora più categorico. “Sotto al mio portone ci sono cassonetti per la carta e il vetro. Dietro l’angolo ce n’è uno per l’indifferenziato. Ma pur di non fare due passi lasciano i rifiuti davanti ai cassonetti sbagliati”. L’ultima testimonianza è quella di un edicolante, che confessa: “Mi sveglio alle quattro e mezza, e mi dà noia uscire con tre buste. È maleducazione, lo so. E riconosco le mie colpe. Forse dovremmo metterci tutti più in discussione”.

La questione rifiuti è stata più volte sollevata anche dal circolo Pd Marconi che in passato aveva lanciato anche una raccolta di firme per protestare contro il piano previsto da Alemanno. Il segretario Carla Boto ammette che un problema di mentalità esiste, ma non ci sta a far passare sottotraccia le colpe del Campidoglio: “Aver reintrodotto i cassonetti dell’indifferenziato – spiega – significa alzare bandiera bianca e rinunciare alla differenziazione cercando di scaricare le responsabilità sui cittadini. Sono state istituite una serie di multe, ma di fatto non c’è un elemento che incentivi a differenziare.
Noi proponiamo, ad esempio, uno sconto sulla tassa dell’immondizia per i residenti che partecipano alla sperimentazione. La questione culturale si risolve favorendo la partecipazione dei cittadini, non con l’imposizione”.

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