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Cronaca

Marco Vannini, interviene il Governo. Trenta: "Con me Antonio Ciontoli non sarà reintegrato"

Il ministro Bonafede: "Verifiche sul magistrato per frase durante la lettura della sentenza"

Il caso Marco Vannini finisce sui tavoli del Governo. Due ministri del Movimento Cinque Stelle ieri si sono pronunciati sulla sentenza di secondo grado che ha portato alla riduzione della pena per Antonio Ciontoli per l'omicidio del 20enne di Ladispoli, avvenuto il 18 maggio 2015. Due aspetti diversi del caso, toccati forse per placare la rabbia che ormai da due giorni sta infuocando i social. Una rabbia canalizzata a stento da una raccolta firme su change.org dove sono state raggiunte oltre 175.000 adesioni.  

Una petizione indirizzata al ministro Alfonso Bonafede che ieri è intervenuto sulla lettura della sentenza, durante la quale il giudice è intervenuto per rintuzzare le prime proteste dei presenti. 

"E' inaccettabile, e sono indignato, che un magistrato interrompa lettura del dispositivo della sentenza per dire 'se volete andare a fare un giro a Perugia ditelo'", spiega Bonafede. "Ho già attivato gli uffici perché vengano fatte tutte le verifiche e gli accertamenti necessari", ha quindi annunciato il ministro della Giustizia. 

L'omicidio di Marco Vannini a Ladispoli: la ricostruzione dell'intera vicenda

"Ho guardato il video del momento in cui viene letto il dispositivo della sentenza, un magistrato ha tutti gli strumenti idonei a far mantenere l'ordine in un'aula giudiziaria", ha sottolineato Bonafede, riferendosi alle proteste dei familiari e degli amici di Vannini presenti. "Il ministro della Giustizia non può e non deve entrare nelle decisioni dei magistrati è un principio fondamentale della  Costituzione che io non posso e non voglio violare", ha spiegato, e ha reso noto di avere telefonato alla madre di Marco Vannini che  incontrerà, insieme con il padre, nei prossimi giorni al ministero.

Sul caso si è pronunciata anche la ministra della difesa Elisabetta Trenta: "Non posso entrare nei meriti della sentenza giudiziaria, poiche' esula dalle mie competenze e prerogative, ma una cosa la posso fare: il mio impegno, il mio massimo impegno, fin quando sarò io a guidare il Ministero della Difesa, affinchè al signor Ciontoli non sia concesso il reintegro in Forza Armata". 

"Ho già in questo senso dato disposizioni alle competenti articolazioni della Difesa. Colgo l'occasione per esprimere anche tutta la mia vicinanza ai cari e alla famiglia di Marco, in questo difficilissimo momento. Comprendo il vostro dolore, comprendo la vostra rabbia, ma sappiate che non siete soli", ha quindi aggiunto la ministra Trenta. 

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