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Cronaca

La tabaccheria dove madre e figlia vendevano marche da bollo false

I valori realizzati in un laboratorio in provincia di Caserta erano "spacciati" anche da una agenzia immobiliare di Roma

Da Caserta al quartiere Africano dove venivano vendute tramite i titolari di una agenzia immobiliare e di una tabaccheria conniventi. Arriva sino a Roma l'indagine chiusa dai carabinieri che hanno smantellato un centro di produzione di marche da bollo false prodotte a Villa Literno, in provincia di Caserta e poi "spacciate" da due avvocati, da un parcheggiatore abusivo a Napoli, da un intermediario ad Afragola e dai titolari di un'agenzia immobiliare e di una tabaccheria a Roma (gestita da madre e figlia) nella zona del Quartiere Africano per un danno erariale quantificato in circa 200mila euro. 

Filone d'indagine che oltre al quartiere del II municipio romano ha portato gli investigatori anche sul litorale romano, ad Ostia per la precisione, dove era operativo uno "smerciatore" (vecchia conoscenza dei carabinieri) che forniva anche patenti di guida e nautiche false.

A ricostruire il tutto sono stati i carabinieri del comando antifalsificazione monetaria. Una attività d'indagine culminata mercoledì 3 marzo con l'esecuzione di 18 misure cautelari emesse dal gip di Napoli Nord nei confronti di altrettanti indagati. Di questi, 10 sono stati posti agli arresti domiciliari, per 5 è stata eseguita la misura dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Altri tre indagati, avvocati civilisti dei fori di Santa Maria Capua Vetere e Napoli Nord, sono destinatari della misura dell'interdizione dall'esercizio dell'attività forense (per due della durata di 12 mesi, per il terzo di 6 mesi).  

Le indagini, coordinate dalla procura di Napoli Nord, hanno permesso di localizzare le attività di produzione delle marche da bollo contraffatte, con la scoperta, il 20 luglio 2020 a Villa Literno, di un "centro di produzione" clandestino dove il principale indagato realizzava le marche da bollo false su supporti reperiti in Cina. E' emerso in particolare che, dalle originarie tecniche di falsificazione consistenti nel manuale accrescimento del valore nominale di marche genuine, i falsari erano passati all'apposizione della cosiddetta stampa di personalizzazione su supporti in bianco, riportanti solo lo stemma della Repubblica, l'intestazione e gli elementi di sicurezza falsificati, importati dalla Cina, in laboratori dotati delle apparecchiature necessarie sia hardware sia software. 

Sono state delineate 6 direttrici distributive, gestite da "intermediari" del falsario, i cui terminali sono stati localizzati a Roma, Napoli, Caserta, Avellino e Salerno. 

Una volta realizzate e distribuite, le marche da bollo false venivano utilizzate da professionisti e da addetti ai comparti su atti giudiziari e amministrativi per i quali è prevista la corresponsione oneri destinati all'erario. Ad occuparsi della diffusione, tra gli altri, erano un parcheggiatore abusivo che, operando a Napoli nelle aree adiacenti alla prefettura, all'agenzia delle entrate e all'ispettorato provinciale del lavoro, gestiva la distribuzione delle marche false strumentali al perfezionamento dei procedimenti amministrativi, un noto "distributore" che alimentava lo smercio di marche false pur ristretto agli arresti domiciliari, un intermediario di Afragola che alimentava canali di distribuzione di valori di bollo falsi destinati ad un'autoscuola di Casoria e a uno "smerciatore" orbitante sul litorale romano, al quale forniva anche patenti automobilistiche e nautiche false, e i titolari di un'agenzia immobiliare e di una tabaccheria nel Quartiere Africano. 

Gli investigatori hanno inoltre attribuito particolare rilevanza ai canali di smercio alimentati direttamente dal falsario, costituiti da una coppia di avvocati di Santa Maria Capua Vetere, colpiti dall'interdizione dell'attività. Nel corso delle indagini sono state sequestrate migliaia di marche da bollo false per un valore complessivo di circa 200mila euro e decine di patenti false, queste ultime destinate al litorale romano. Contestualmente all'esecuzione dell'ordinanza, sono state eseguite perquisizioni a carico di due avvocati, rispettivamente del foro di Nocera e di Avellino, indagati ma non colpiti dal provvedimento, finalizzate alla eventuale ricerca di ulteriori riscontri. 
               

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