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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Re Manlio il 'Supremo': da oltre 50 anni comanda Roma grazie ai rifiuti

La stampa l'ha ribattezzato 'ottavo re di Roma'. Per la procura è il 'supremo'. Lui preferisce 'avvocato' o 'benefattore'. Ascesa di un imprenditore che con i rifiuti ha costruito un impero

Tutti lo conoscono come Re Manlio. Il titolo se l'è guadagnato per il 'regno' creato nella Valle Galleria. Lì, con i suoi 250 ettari di terreno, ha creato e gestito la discarica più grande d'Europa. Da lì ha comandato su Roma. Tutte le 23 amministrazione che si sono succedute nel corso dei suoi 48 anni di regno hanno dovuto bussare alla sua porta, hanno dovuto dialogare con lui, hanno dovuto dirgli grazie o pregarlo a seconda dei casi.

Da qui, dalla Valle Galeria, Re Manlio ha esteso il suo regno in tutta Italia. Gestisce discariche e impianti di trattamento a Brescia, Collegno, sulla dorsale che da Roma raggiunge Perugia passando per il Trasimeno e l'Alta Valle del Tevere, fino a Tempio Pausania. In mezza Europa. A nord del Cairo, in Brasile, a quaranta chilometri da Sydney (c'era il premier del Nuovo Galles del Sud al taglio del nastro). Una ricostruzione consente di contare 114 siti nel mondo in cui è presente la mano di Manlio Cerroni. Il suo patrimonio oggi lo incorona come uno degli uomini più ricchi d'Italia. Due miliardi l'anno è infatti il suo fatturato stimato.

Manlio Cerroni, avvocato, nasce a Pisoniano, piccolo paese alle porte di Roma. Di quel Comune è stato sindaco in quota Dc negli anni Cinquanta. Di quel periodo circola ancora una foto ricordo che ritrae un Cerroni giovanissimo con la fascia tricolore. Alla sua sinistra un altrettanto giovane Giulio Andreotti.

L'ascesa dell'imprenditore 86enne inizia nel 1960 quando Cerroni vinse una quota dell'appalto per la raccolta dell'immondizia bandito dal Comune. Dieci anni dopo aveva già in mano tutte le discariche di Roma e Lazio. Ad 'aiutarlo' nella sua scalata il fidato Bruno Landi, socialista doc, negli anni '80 poi presidente della Regione Lazio per il partito di Craxi. Landi, che divenne poi anche presidente di Federlazio Ambiente, diede a Cerroni le autorizzazioni negli anni '80.

Partecipazioni in società miste pubblico-privato, sigle collegate, quote azionarie, anche una Tv: Roma uno. E poi, l’intreccio costante negli affari dell’Ama, la Spa del Comune di Roma che si occupa della raccolta di pattume, con la quale Cerroni ha in passato condiviso il controllo di numerose società. L'impero di Manlio Cerroni ha affondato le sue solide basi sui rifiuti. L'avvocato si è sempre definito un “benefattore” per la sua città dal momento che la 'sua' discarica, Malagrotta, grande quanto 300 campi da calcio, ha ingurgitato per oltre trent'anni a prezzi imbattibili i rifiuti della Capitale, di Fiumicino, Ciampino e dello Stato del Vaticano.

VIDEO - Quando Cerroni diceva: "Io benefattore e missionario. Da 66 anni sistemo i problemi di Roma

Destinata a chiudere almeno della fine del 2007, la discarica di Malagrotta ha sopravvissuto, a suon di proroghe, per altri sei anni fino alla sua chiusura il primo ottobre del 2013. Oltre a Malagrotta, nel Lazio Cerroni ha costruito quasi un monopolio. Delle nove discariche esistenti nel Lazio, compresa Malagrotta, ben cinque sono controllate da società del gruppo Cerroni: oltre alla E. Giovi, che gestisce il sito della Valle Galeria, c’è la Eco Italia 87 (Inviolata, Guidonia) e la Pontina Ambiente (Cecchina, Albano). Ancora, l’avvocato possiede la Ecologia Viterbo (Le Fornaci, Viterbo) e la Ecoambiente (Borgo Montello, Latina) insieme a società del gruppo Colucci, altro grande magnate dei rifiuti.

Re Manlio, ottavo Re di Roma, 'mister monnezza'. Negli anni la stampa gli ha affibbiato diversi nomignoli, e anche diverse inchieste. Dagli atti dell'inchiesta un nuovo appellativo: “supremo”. A tutto questo lui ha sempre preferito chiamarsi semplicemente 'avvocato'. O 'benefattore'. Consapevole, anche nel giorno dell'arresto, che senza i suoi impianti Roma sarebbe stata invasa dalla 'monnezza'.

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