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Cronaca

Processo Cerroni, tutti assolti. Re Manlio in lacrime: "Ho fatto tanto per Roma, non meritavo castigo"

Respinte le richieste del pubblico ministero. Il Supremo, patron di Malagrotta, in lacrime dopo la sentenza

Tutti assolti. È terminato così il processo, iniziato a giugno del 2014, che vedeva imputati il patron di Malagrotta, Manlio Cerroni, i suoi stretti collaboratori, Francesco Rando e Bruno Landi, Giuseppe Sicignano, già supervisore delle attività operative nel tmb e nella discarica di Albano Laziale, Luca Fegatelli, già a capo della direzione Rifiuti della Regione Lazio, Raniero De Filippis, già a capo del dipartimento Territorio della Regione Lazio, e Piero Giovi, socio di imprese e storico collaboratore di Manlio Cerroni. I sei a vario titolo erano accusati di associazione per delinquere, in alcuni casi finalizzata al traffico illecito di rifiuti e alla frode in pubbliche forniture. Alcuni capi di imputazione sono stati respinti per intervenuta prescrizione. Piero Giovi e' stato assolto per non avere commesso il fatto.

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La sentenza pronunciata dal presidente del I collegio della I sezione del Tribunale di Roma, Giuseppe Mezzofiore, dopo circa otto ore di camera di consiglio, ha respinto totalmente le richieste del pm, Alberto Galanti. Per l'ex patron di Malagrotta il pubblico ministero lo scorso marzo  aveva chiesto una condanna a 6 anni, 5 anni per Landi e per Rando, 4  anni per Sicignano, due per Fegatelli e De Filippis.  Tutti erano  accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti e frode in pubbliche accuse. Alcuni capi  di imputazione sono stati respinti per intervenuta prescrizione mentre Giovi è stato assolto per non aver commesso il fatto. 

Manlio Cerroni ha ancora la voce rotta dall'emozione, dopo essersi stretto forte, piangendo per diversi secondi, con l'avvocato Alessandro Diddi, e le prime parole che dice dopo questi oltre quattro anni di processo (preceduti dall'arresto nell'alba del 9 gennaio 2014) sono liberatorie:  "Non chiedevo un premio ma il castigo no,  dopo tutto quello che ho fatto nella vita e per Roma che ho amato  tanto. Quante volte ho detto 'ditemi, che io la sistemo'. Continuerò a fare quello che ho sempre fatto, voglio morire lavorando". 

E adesso, a tredici giorni dal suo 92esimo compleanno da festeggiare con un'assoluzione che ha il forte sapore della rivincita, Manlio Cerroni cosa farà? "Continuero' a fare quello che ho sempre fatto, voglio morire lavorando- ha aggiunto- Cerco solo di lavorare, produrre, fare bene perchè questo Paese ne ha bisogno. Io so come abbiamo fatto, questo paese era Amatrice nel '44 e nel '45...".
 
 

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