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Cronaca Esquilino / Piazza dell'Esquilino

Esquilino, immigrati africani in piazza: "Basta schiavismo, dateci diritti"

Manifestazione in piazza dell'Esquilino dei braccianti africani venuti da Rosarno, Nardò e Castelvolturno. Incontri al Ministero delle politiche agricole e al Ministero dell'Interno. Presenti Ferrero e i senegalesi del Pigneto

"Il vostro made in Italy ha una macchia: il nostro sangue": questo uno degli striscioni esposti dagli immigrati africani, perlopiù braccianti agricoli, riunitisi per manifestare in piazza dell'Esquilino. Circa duecento, con l'appoggio di diverse associazioni, hanno scandito slogan e srotolato striscioni chiedendo la fine dei sistemi di sfruttamento dei lavoratori agricoli e norme meno stringenti e discriminatorie per il rilascio dei permessi di soggiorno.

Molti di loro sono arrivati da Rosarno, paese della piana di Gioia Tauro in provincia di Reggio Calabria dove nel gennaio 2010 scoppiò la rivolta dei braccianti africani raccoglitori di arance contro il caporalato e le pessime condizioni lavorative. Ci sono anche gli immigrati braccianti di Nardò, di Foggia e di Castelvolturno e una rappresentanza dei senegalesi del Pigneto che denunciano, parole di Malle Ndiara, "la persecuzione a cui sono sottoposti per i continui blitz delle forze dell'ordine dopo il caso di Torpignattara".

La manifestazione dei braccianti africani all'Esquilino

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Romatoday ha intervistato Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista, presente alla manifestazione per "denunciare una situazione vergognosa: un pezzo significativo dell'agricoltura italiana si regge su sfruttamento e schiavitù, mentre è evidente la dannosità di una legge come la Bossi-Fini". Sono tre le cose fondamentali da fare, secondo Ferrero, "a partire dall'introduzione dell'imponibile di manodopera in agricoltura, assegnando un numero congruo di operai ad un imprenditore per combattere il caporalato. Bisognerebbe, poi, fissare una norma: se un lavoratore in nero denuncia la sua condizione deve avere il permesso di soggiorno; infine - prosegue Ferrero - chi perde il lavoro non può perdere il permesso di soggiorno dopo sei mesi diventando clandestino".

Come riferisce Dario Simonetti, membro dell'Osservatorio antirazzista Pigneto-Prenestina, stamattina alcuni rappresentati delle associazioni che sostengono i migranti sono stati ricevuti al Ministero delle politiche agricole per "parlare dei diritti negati ai braccianti e agli agricoltori strozzati dai grandi produttori". Verso le 16, invece, Giuseppe Pugliese di "AfriCalabria", Mario Angelelli di "Progetto diritti", Moussa (uno dei braccianti agricoli scappati da Rosarno nel 2010) e Malle Ndiara, in rappresentanza della comunità senegalese del Pigneto, hanno avuto un incontro al Ministero dell'Interno.

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