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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Mafia a Roma, il Prefetto Pantalone: "Camorra in Centro dagli anni '80. Cosche si sono spartite territorio"

Le parole del Prefetto in audizione davanti alla Commissione parlamentare Antimafia

Le indagini della magistratura hanno dimostrato come Roma non sia immune dal radicamento di cosche mafiose". Lo ha detto il prefetto di Roma, Gerarda Pantalone, ascoltata in audizione davanti alla Commissione parlamentare Antimafia sottolineando che "sul territorio urbano insistono più organizzazioni di stampo mafioso". Organizzazioni che "hanno tratti differenti rispetto a quelli di altre regioni come la Sicilia, la Calabria". 

"A Roma la presenza mafiosa è diversificata e ci sono diverse entità criminali accumunate da interessi, che si riconoscono e rispettano reciprocamente". C'è stata, ha sottolineato poi il prefetto, da parte delle organizzazioni mafiose e criminali una "spartizione del territorio romano, distribuendosi nei diversi municipi, anche se a volte c'è una compresenza nello stesso Municipio: a Roma c'è spazio per tutti". 

Ad esempio, Pantalone ha ricordato la presenza della "'ndrangheta a Centocelle, a Primavalle, Aurelio, Cassia e Prima Porta, nei comuni di Anzio e Nettuno e nell'area dei Castelli". La "camorra è presente fin dagli anni '80, anche in aree di prestigio come il Centro della Capitale, il clan dei Casalesi è attivo in zona Ostiense" e ancora il "clan Moccia a Torre Angela e Tor Bella Monaca". Riguardo poi ai Casamonica Pantalone ha ricordato che sono attivi specie nella zona "Tuscolana e nel quadrante Sud".

Mafia e criminalità organizzata nella Città Eterna, che ha visto arrivare negli uffici della Prefettura di Roma nel biennio 2018-2019 "oltre 90mila richieste di cui 65mila su comunicazioni antimafia, più di 24mila informazioni, 1.300 le 'white' list. Sono numeri enormi e l'ufficio è impegnato per verifiche scrupolose", ha spiegato ancora in audizione il Prefetto Pantaleone. 

La relazione semestrale della DIA: la mappa dei clan che comandano la Capitale 

"In due anni abbiamo rilasciato 30mila provvedimenti liberatori relativi a soggetti completamente puliti, 12 provvedimenti di diniego e più di 60 provvedimenti molto complicati relativi ad aziende con ramificazioni a scatole cinesi e a un primissimo esame c'è qualcosa che non va". Gerarda Pantalone ha sottolineato che hanno "sede legale a Roma un gran numero di imprese operanti in tutta Italia". 

La scelta di cambiare la sede legale e metterla a Roma, in alcuni casi, secondo la prefettura, non è casuale visto il grande numero di imprese, di controlli preventivi e la difficoltà di svolgerli tempestivamente: "Non escludiamo che sia uno dei motivi per cambiare la sede legale", ha sottolineato il prefetto.

Audizione in commissione antimafia nella quale il Prefetto ha illustrato come "le criminalità straniere riescono ad operare in diversi quartieri 'alleandosi' con la criminalità organizzate i gruppi autoctoni". "La criminalità balcanica e magrebina è incline alla distribuzione di droga, allo sfruttamento della prostituzione - ha spiegato Pantaleone - quella romena ai furti e alle rapine in villa, quella nigeriana allo sfruttamento della prostituzione di giovani connazionali, le organizzazioni cinesi sono dedite alla consumazione di reati con condotte usuraie ed estorsive e alla creazione di società fittizie per frodare il fisco, i sodalizi russi hanno rivolto la loro attenzione alla tratta degli esseri umani e al traffico di droga".

Capitolo a parte su Tor Bella Monaca, che "al pari di Scampia è divenuta una delle principali piazze di spaccio di droga, non solo a Roma ma in tutto il territorio nazionale". Menzione anche per il clan Casamonica: "Dal 2015 sono stati liberati 29 beni di cui 5 intestati ai Casamonica, sei solo nel 2019 - ha aggiunto il Prefetto di Roma sottolineando come "fattore di criticità per l'utilizzo di questi beni è la farraginosità delle procedure di assegnazione".  

Secondo i dati diffusi dal prefetto, "la droga è aumentata del 34% nel V Municipio, del 49% nel XIV, del 56% nell'XI, del 67% nel VII, fino al picco dell'85% nel VI Municipio". 

"Nel 2019 - ha proseguito il Prefetto - le sole misure di prevenzione ci hanno condotto a strappare alla criminalità organizzata un miliardo di euro". 

"Oggi evidenze eccezionali che ci richiedano l'accesso antimafia non ne abbiamo a compimento - ha concluso il Prefetto facendo riferimento all'attività della prefettura relativa al monitoraggio degli enti locali -. Abbiamo però sotto stretta osservazione un comune del litorale". 

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