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La Mafia Capitale "Tra il mondo dei vivi e quello dei morti"

Da Massimo Carminati agli imprenditori romani, passando per una connivenza ed un sistema corruttivo con i politici di destra e sinistra. Il sistema mafioso nella Città Eterna

"Sopra c'è la terra dei vivi, sotto quella dei morti ed in mezzo ci siamo noi". Questo il sistema della Mafia Capitale smascherato dopo due anni di indagine nell'ambito della maxi operazione denominata appunto "Mondo di Mezzo". Un concetto che indica una struttura criminale radicata in tutta la Città Eterna, una criminalità autoctona che si caratterizza per due aspetti fondamentali: la originarietà, in quanto romana e la originalità, che ne ha cambiato gli stereotipi tipici della figura dei mafiosi adattandosi ai tempi e differenziadosi significativamente dalle cosiddette mafie tradizionali attraverso usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio ed altri reati, con l’aggravante delle modalità mafiose e per essere dell’associazione armata.

IL CAPO - Il vaso di Pandora è stato scoperchiato dopo due anni di indagini ed ha segnato uno spartiacque nella vita politica e degli affari capitolini. Sono 37 gli arresti per associazione di tipo mafioso e 40 gli indagati a piede libero raggiunti da un’informazione di garanzia emessa dalla Procura Distrettuale Antimafia per i medesimi reati, tutti sottoposti a perquisizione locale e personale. Tra loro nomi pesanti con al vertice un unico GrandMaster: Massimo Carminati, il 'Guercio' che dai Nar è passato alla Banda della Magliana attraversando 40 anni della storia eversiva di Roma e dei grandi gialli d'Italia.

MAFIA CAPITALE - I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa avviata nel 2012 dal Raggruppamento dei Ros, sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Roma, nei confronti di un’organizzazione mafiosa radicata nella Capitale, facente capo appunto a Massimo Carminati, "Il Nero" del Romanzo Criminale di Giancarlo De Cataldo, pluripregiudicato già appartenente all’organizzazione terroristica dei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar) e strettamente legato allo storico sodalizio criminale denominato “Banda della Magliana”, nonché coinvolto in diverse vicende processuali afferenti a gravi ed eclatanti episodi delittuosi.

PROCURA E FORZE DELL'ORDINE - I dettagli della Operazione Mondo di Mezzo sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa alla presenza di Giuseppe Pignatone, Procuratore capo di Roma,  Michele Prestipino, Procuratore Aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia della Capitale, ed i vertici di carabinieri e Guardia di Finanza quali Salvatore Luongo, comandante provinciale dell'Arma dei Carabinieri, Mario Parente, comandante dei Ros, Lorenzo Sabatino comandante del Reparto Operativo dei Militari dell'Arma e Cosimo Di Gesù comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma.

SISTEMA MAFIOSO - A spiegare il concetto di Mafia Capitale il Procuratore Capo Giuseppe Pignatone che ha illustrato come la Capitale sia governata da diverse organizzazioni mafiose, alcune legate a mafia, 'ndrangheta e camorra ed altre, come nel caso della Mafia Capitale "del tutto autoctone". Una organizzazione criminale che non compare con la coppola e la lupara ma che si caratterizza per due aspetti fondamentali "Il vincolo associativo e la forza intimidatrice, in grado di dare all'esterno una immagine di persuasione e paura". Una struttura radicata nell'Urbe che ha trovato in Carminati la propria figura di riferimento, legittimata dalla storia criminale dell'ex Nar e Banda della Magliana.

LE INTERCETTAZIONI - Un fascicolo d'indagine complesso che rappresenta solo la punta dell'iceberg della Mafia Capitale. A rendere più inquietante il sistema mafioso adottato nella Città Eterna alcuni intercettazioni e dialoghi tra gli indagati. In particolare il Carminati che in un colloquio con un imprenditore da assoldare al servizio del 'sistema' affermava testualmente: "Devi adeguarti, sulla strada avrai sempre bisogno di noi". Con l'imprenditore che poi riferisce ad una terza persona la sicurezza acquisita con l'affiliazione alla Mafia Capitale: "Adesso sono intoccabile - si ascolta nell'intercettazione - basta che dico in giro che sono amico del 'Cecato'".

MONDO DI MEZZO - Un sistema radicato tra imprenditori, pubblica amministrazione e criminalità di strada. Un concetto che spiega bene lo stesso Carminati in una delle intercettazioni telefoniche acquisite dagli inquirenti e citata testualmente da Giuseppe Pignatone: "Quando Carminati parlando con il suo braccio destro militare Riccardo Brugia, gli dice 'E' la teoria del mondo di mezzo, ci sono i vivi sopra e i morti sotto e noi in mezzo. C'è un mondo in cui tutti si incontrano, il mondo di mezzo è quello dove è anche possibile che io mi trovi a cena con un politico'. Carminati parla col 'mondo di sopra', quello della politica e col 'mondo di sotto', quello criminale, e si mette al servizio del primo avvalendosi del secondo al servizio del primo. La caratteristica principale di questa organizzazione sta nei suoi rapporti con la politica e nel fatto che alterna la corruzione alla violenza, preferendo la prima perchè fa meno clamore".

ROMA CAPITALE - Passando al rapporto con Roma Capitale "parlando con uno dei suoi - ha spiegato ancora Giuseppe Pignatone citando un'altra intercettazione -. Gli devi dire 'che progetti avete? Che te serve? Il movimento terra? Che te attacco i manifesti? Te lo faccio io... perchè se so che lo fa un altro poi diventa una cosa sgradevole... C'e' alternanza di violenza e corruzione".

METTITI LA MINIGONNA - Un sistema criminale radicato nelle amministrazioni comunali della Capitale, a prescidere dal coloro politico come spiega ancora Pignatone riportando lo stralcio di un'altra intercettazione tra Carminati e Buzzi poco prima delle ultime consultazioni elettorali del Campidoglio: "Dobbiamo vendere il prodotto amico mio, bisogna vendersi come le puttane", se ne abbiamo bisogno "mettiti la minigonna e vai a battere con questi".

FOTOGRAFIA PREOCCUPANTE - Una fotografia preoccupante", ha sottolineato invece Michele Prestipino che ha spiegato come l'organizzazione di tipo mafioso scoperta a Roma al cui vertice c'era l'ex Nar, Massimo Carminati, puntava ad acquisire gli affari leciti, usando le minacce e le intimidazioni contro gli imprenditori solo per farli diventare "loro esecutori e lavorare quindi per loro". "Le indagini mostrano  come - ha proseguito il procuratore aggiunto antimafia di Roma - l'organizzazione agli imprenditori non chiedeva soldi soldi ma di entrare in affari con loro. Lo dice lo stesso Carminati in una intercettazione: 'l'obiettivo non è di avere denaro ma di entrare in affari con loro con vantaggi reciproci. Devono essere i nostri esecutori".

CONTROLLO DEL TERRITORIO - Una Mafia Capitale che comunque non disdegnava i metodi classici di intimidazione, come spiega ancora Prestipino in relazione ad un imprenditore costretto a cedere un terreno all'organizzazione criminale. "Mi ha detto - si ascolta in una telefonata dell'imprenditore minacciato ad un suo conoscente - lì nun ce poi fa niente, devi dire si o no. Se dici no hai un nemico, preparati". E ancora: "Oramai sono sotto scacco, quando parlo con loro zagaglio e non riesco a dì dù parole di fila".  

MODELLO INSERITO NEL SISTEMA - Un sistema messo in atto dal sodalizio criminale che pur esprimendo lo stesso carattere di mafiosità delle organizzazioni tradizionali,  ha adottato nel tempo un modello organizzativo perfettamente inserito nei delicati equilibri del contesto amministrativo e politico della Capitale. Parallelamente, evitando un indiscriminato ricorso alla violenza, sono stati consolidati i rapporti con le altre strutture criminali capitoline.

CERNIERA TRA CRIMINE E POLITICA - In definitiva, dall’indagine è emerso come la struttura mafiosa indagata si sia posta quale vera e propria cerniera tra ambienti criminali e settori istituzionali ed economici romani, definita in un’intercettazione dallo stesso Massimo Carminati come “mondo di mezzo”. L’espressione utilizzata sintetizza efficacemente come tale spazio costituisse un’area di confine tra i due diversi  “mondi”, quello legale e quello illegale, in grado di garantire le relazioni funzionali al conseguimento degli interessi del sodalizio.

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