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Cronaca

Mafia capitale, salto di qualità per la cupola "con Alemanno sindaco"

Lo ha scritto il Tribunale del Riesame motivando il rigetto della richiesta di revoca degli arresti per cinque indagati nell'inchiesta: "Comune militanza politica nella destra sociale ed eversiva"

Da usura, estorsioni e rapine al settore della pubblica amministrazione e dell'imprenditoria. Un'espansione, quella della cupola di mafia capitale, che secondo il Tribunale del Riesame è da ricondurre “in primo luogo, al fatto che, a seguito della nomina di Alemanno quale sindaco di Roma, molti soggetti collegati a Carminati da una comune militanza politica nella destra sociale ed eversiva e anche, in alcuni casi, da rapporti di amicizia, avevano assunto importanti responsabilità di governo e amministrative nella capitale”. È questa una delle motivazioni che hanno portato al rigetto della richiesta di revoca degli arresti per cinque indagati nell'inchiesta 'Mondo di mezzo'.

Nelle 87 pagine di motivazione del Riesame viene avanzato anche qualche nome: “Si pensi ad esempio a Carlo Pucci, con responsabilità formali e di fatto nell'Ente Eur, a Luca Gramazio, consigliere comunale e figlio di Domenico Gramazio, storico esponente politico della destra romana, e a Franco Panzironi, amministratore delegato di Ama fino al 2011 e di fatto anche negli anni successivi”. A fare da traino per il “salto di qualità” verso la pubblica amministrazione, si legge, “la notorietà criminale di Carminati e del gruppo che lo stesso comanda, è avvenuto grazie all'accordo intervenuto con Salvatore Buzzi (responsabile della Cooperativa '29 giugno', ndr) in ragione del comune passato criminale. Tale accordo ha consentito all'associazione di pervenire ad un sostanziale controllo sull'intera attività del Comune di Roma e delle sue partecipate in quei settori nei quali le cooperative di Buzzi operano e cioè il verde pubblico, la gestione dei rifiuti differenziati, le varie emergenze nomadi, immigrati, neve e alloggi".

Secondo i giudici inoltre l'associazione si è avvalsa “della capacità di intimidazione già ampiamente collaudata nei settori tradizionali delle estorsioni e dell'usura, esportando gli stessi metodi, anzi raffinandoli, nei nuovi campi economico-imprenditoriale e della pubblica amministrazione nei quali più che con l'uso della violenza o della minaccia, si avvale del richiamo alla 'fama criminale' acquisita, senza, tuttavia, abbandonare forme di diretta espressione violenta ed intimidatrice, che vengono utilizzate all'occorrenza".

Il tribunale inoltre si sofferma sulla descrizione dell'organizzazione definendola “strutturata” e “ramificata” con a capo Carminati riconosciuto come “punto di riferimento degli altri sodali”. Secondo i giudici nel gruppo "tutti i singoli sono perfettamente consapevoli di dar parte di un sodalizio durevole e di operare per l'attuazione del programma criminoso comune".

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