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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Sequestri di persona dopo il furto di 107 chili di "coca", arrestato il boss di Casalotti

Leandro Bennato, il cui nome era finito anche nell'inchiesta per l'omicidio di Fabizio Piscitelli (la sua posizione è stata archiviata al momento), è accusato di sequestro di persona a scopo di estorsione e detenzione ai fini di spaccio

Un altro tassello si è inserito nell'intricato puzzle della Roma criminale, quella che racconta storie come quelle di Suburra. Ma qui non siamo al cinema. La realtà, quella delle periferie, è diversa e macchiata di sangue e morti. Dopo una serrata indagine i carabinieri del nucleo investigativo di Roma coordinati dalla direzione distrettuale antimafia, hanno arrestato Leandro Bennato accusato di sequestro di persona a scopo di estorsione e detenzione ai fini di spaccio.

La storia è quella dei 107 chili di cocaina rubati, di una morte ancora tutta da chiarire e di una serie di sequestri di persona. Una vicenda di cui RomaToday ne aveva dato conto lo scorso 24 marzo. Ora, quasi un mese dopo, una nuova svolta. Bennato, pregiudicato di lungo corso, era stato arrestato in passato nell'ambito dell'inchiesta 'Grande Raccordo criminale', condannato a 6 anni e poi scarcerato. 

Bennato, seppur non gravato da precedenti penali di tipo associativo, secondo la direzione distrettuale antimafia è un pezzo grosso, un boss per qualcuno. Il 44enne è stato fermato ieri pomeriggio a Ladispoli. 

Narcos Casalotti

Bennato, che come spiega chi ha indagato "risulta stabilmente inserito nel contesto criminale attivo nella zona di Casalotti e Boccea", è accusato, insieme con Elias Mancinelli - già nei guai nel 2018 nell'ambito di un'inchiesta di droga che aveva sgominato un'organizzazione rivale al clan Spada - di essere il proprietario di 107 chili di cocaina che era stata di fatto rubata a Gualtiero Giombini, morto per cause ancora da chiarire e che la custodiva per loro. Quest'ultimo avrebbe dovuto svolgere il compito della "retta", ossia custodire la droga dietro compenso. E quella merce - parecchia - era di due proprietari pronti a tutto.

Il primo sequestro di persona

Dopo il furto della droga, infatti, Bennato avrebbe sequestrato Giombini e tenuto segregato per diversi giorni all'interno di una baracca. Lo avrebbe picchiato ripetutamente e spogliato nonostante le temperature rigide.

Il tutto con l'obiettivo di rivelare informazioni utili per recuperare la cocaina rubata liberandolo solo dopo aver indicato il nome di Cristian Isopo come uno dei responsabili del furto. Giombini morì circa due settimane dopo quel sequestro. Che tra il decesso e il suo rapimento ci sia una connessione non è escluso.

Il sequestro di Isopo e delle due "zingare"

Finito il "lavoro" con Giombini, Bennato avrebbe continuato la sua ricerca di informazioni e della droga. Anche Isopo, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stato infatti sequestrato per dodici ore nella baracca in cui era stato segregato Giombini. Lui, stando a quanto ricostruito, sarebbe stato legato a una sedia e picchiato ripetutamente fino a quando ha restituito al gruppo di Bennato settantasette chili della cocaina sottratta.

La sete di vendetta del gruppo di Casalotti sarebbe poi continuata con il sequestro di Autilia Bevilacqua e Autilia Romano, le due "zingare" che insieme a Isopo sono state accusate del furto dei 107 chilogrammi di cocaina dall'appartamento di Giombini. Per liberare le due donne le loro famiglie riescono a mettere insieme sette chili di cocaina e 165.00 euro in contanti. Nello scambio però, qualcosa va storto, le forze dell'ordine intervengono e scattano i primi arresti. A finire in manette anche Mancinelli. Ieri, dopo una serrata indagine, è toccato anche a Bennato.

Chi è Leandro Bennato

La procura di Civitavecchia, competente per territorio, nelle prossime ore chiederà la convalida del fermo. La sua "carriera" criminale uno dei principali Narcos di Casalotti se l'è costruita da lontano. Nel 2013 Bennato era stato arrestato a Barcellona per reati legati al traffico di droga dopo un periodo di latitanza di tre anni. Nel 2010 era evaso dai domiciliari che scontava nella clinica romana Villa Lauricella. 

Il nome di Leandro Bennato, di recente, era comparso anche nelle carte dell'inchiesta sull'omicidio di 'Diabolik'. "Leo" Bennato aveva frequenti contatti con Raul Esteban Calderon, il 'Francisco' accusato di aver ucciso Fabrizio Piscitelli, Ma non solo. 

Bennato in quell'anno di sangue, quello tra il 2019 e il 2020, avrebbe rischiato più volte la vita. Dopo l'omicidio di Piscitelli, ad agosto, a Roma si era sparsa la voce e così qualcuno organizzò una vendetta. "Leo" Bennato fu ferito con dei colpi di pistola in via di Boccea, in mezzo al traffico delle 19 del 15 novembre 2019. Per l'omicidio di "Diablo" le posizioni di Leandro Bennato, Alessandro Capriotti e Giuseppe Molisso - come mandanti del delitto - sono state archiviate per mancanza di prove.

Fratelli pronti a morire l'uno per l'altro e un sicario al loro servizio, il gruppo di Casalotti che ha fatto fuori 'Diaboolik' e 'Simone'

Le amicizie e la parentela con il 'gattino'

Originario di Primavalle, Bennato - insieme al fratello Enrico - è nipote di Walter Domizi, boss della zona Casalotti detto il 'Gattino', un nome pesante nella mala romana. Domizi negli anni ha salito la scala del crimine affermandosi come il boss del narcotraffico a Primavalle, Ottavia e Casalotti appunto.

E ancora, il cognome dei Bennato (quello di Leandro in particolare) compare nelle intercettazioni dell'ordinanza di custodia cautelare che portò in carcere a maggio 18 persone per un traffico di stupefacenti tra la Calabria e Roma. Tra i nomi anche quello di Vincenzo Senese, figlio di Michele "O'pazzo".

Altro nome che emerge nella rete di legami di Bennato è quello di Alessandro Fasciani, nipote del boss Carmine membro dell'omonimo clan di Ostia. Mentre era latitante in Spagna, si trovavano entrambi a Barcellona, entrambi ricercati. Fasciani, all'epoca dei fatti ricercato, mentre Bennato veniva raggiunto all'addome dagli sparifinì in manette

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