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Cronaca

Bimba investita all'asilo: "Ai genitori offerto un euro di risarcimento"

Al tribunale di Velletri la prima udienza del processo sull'incidente del 7 agosto 2018: la piccola Lavinia, 16 mesi, fu investita mentre gattonava nel parcheggio dell'asilo

Era il 7 agosto del 2018 quando la vita della piccola Lavinia Montebove, all’epoca 16 mesi, cambiò per sempre. Lavinia ha appena compiuto 5 anni, e gli ultimi tre e mezzo li ha trascorsi in stato vegetativo, dipendente da una schiera di macchine e specialisti.

Quel giorno di agosto è stata investita da un’auto mentre gattonava nel parcheggio dell’asilo nido “La fattoria di Mamma Cocca”, a Velletri, uno spiazzo in cui una bimba così piccola non avrebbe mai dovuto essere, di sicuro non senza la supervisione di un adulto. E il giorno prima del suo quinto compleanno, in un’aula del tribunale di Velletri è iniziato il processo che vede imputate per l’accaduto la mamma che guidava la macchina che ha investito la piccola e la maestra dell’asilo.

La mamma è accusata di lesioni colpose gravissime, la maestra di abbandono di minore per avere lasciato che Lavinia uscisse dalla struttura e arrivasse al parcheggio dove è avvenuto il tragico incidente. La mamma e il papà della bambina, Massimo Montebove e Lara Liotta, da settimane ormai fanno pressione affinché il processo si celebri in tempi brevi. Il rischio prescrizione è altissimo, e la coppia - che ha altri due bambini, Edoardo e Margherita - è decisa ad andare sino in fondo e a ottenere giustizia.

Lunedì mattina entrambi erano in aula, e davanti al giudice hanno raccontato le drammatiche ore di quel giorno di agosto di quasi 5 anni fa.

La ricostruzione dell’incidente

“Ero nel mio ufficio quando ho ricevuto una chiamata dal numero di telefono della mamma che era al volante - ha ricordato Montebove in aula - Ho sentito la voce della maestra urlare, diceva che Lavinia era stata investita nel parcheggio. Mi disse che respirava e che l'avevano portata in macchina all'ospedale. Le chiesi come era potuto succedere e lei rispose che mentre stava mettendo i bambini in fila per rientrare all'asilo era stata distratta dalle urla di un bimbo che si era incastrato un piede”.

Lavinia, gravemente ferita, viene messa in macchina e accompagnata dalla maestra e dalla mamma che era al volante della Bmw all’ospedale di Velletri: “Mi risulta che i bambini siano rimasti da soli all'asilo con la sola compagnia di questa bambina di 10 anni che frequentava la struttura, che in quel periodo era anche centro estivo”, ha aggiunto Lara Liotta.

Un euro di risarcimento per Lavinia

“Abbiamo chiesto sia al nido che alla maestra gli estremi della compagnia assicurativa, non abbiamo avuto nessun riscontro - ha sottolineato sempre lunedì mattina Cristina Spagnolo, l’avvocatessa che assiste i genitori di Lavinia - Nella prima udienza dibattimentale è stato proposto un risarcimento di un euro. Offerta che è stata ovviamente rifiutata”. 

A oggi la famiglia Montebove ha ricevuto solo un risarcimento parziale da parte della compagnia assicurativa della mamma alla guida dell'auto che investì la bimba. Al termine dell'udienza proprio la maestra - che oggi continua a insegnare, mentre l’asilo nido è chiuso - si è avvicinata ai genitori della bambina: “Ci ha detto che ci vuole bene, bene che non ha dimostrato finora, mi sembra veramente poco tempestivo e quindi faccio davvero fatica a crederlo", ha detto Lara Liotta.

Sia Liotta sia Montebove sono usciti provati dal tribunale, ma rinforzati dalla decisione del giudice di calendarizzare le prossime due udienze in modo ravvicinato per perdere meno tempo possibile: “Non è stato facile oggi in tribunale, ma abbiamo ottenuto un primo risultato - ha detto Montebove, poliziotto e sindacalista toscano - Tutt'altro che scontato. Sono orgoglioso della mia compagna Lara che ha dato forza anche a me e ringrazio di cuore il nostro avvocato Cristina Spagnolo per il gran lavoro fatto”.

Nel giorno del compleanno di Lavinia, intanto, i colleghi e gli amici di Montebove hanno voluto manifestargli vicinanza con uno striscione in cui chiedono "giustizia per Lavinia", che è anche il nome del gruppo Facebook e del sito creato dalla famiglia Montebove per impedire che la vicenda della figlia scivoli nel buio. Decine anche i messaggi di vicinanza e supporto condivisi proprio sul gruppo creato a dicembre, che ha ormai superato i 10.000 iscritti. 

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