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Cronaca

Ospedale San Giovanni, morta dopo un'intervento all'intestino e ancora senza verità

La storia di Iolanda Perenzin morta a 79 anni, dopo un'operazione al San Giovanni. Oggi si doveva decidere sul rinvio a giudizio del primario De Angelis. La decisione è però slittata di un mese

Pronunciamento rinviato di un mese. Doveva arrivare oggi la decisione del Gup in merito al rinvio a giudizio del professore Renato De Angelis primario del reparto terza chirurgia d'urgenza al San Giovanni, indagato per omicidio colposo con altri due medici per il decesso della signora Iolanda Perenzin avvenuto nel 2009. La decisione è stata però rinviata all'11 novembre. Alla base la richiesta della parte civile, inseritasi da pochi giorni e che ha chiesto più tempo per leggere gli atti presentati dal professore De Angelis.

Preoccupata per il prolungarsi dei tempi la figlia della Perenzin,  Emanuela Rondoni, che ha dichiarato: "Spero sia una normale procedura di legge e non un modo per allungare i tempi fino alla prescrizione, cmq è stato rinviato a breve ed ho fiducia nella magistratura".

LA VICENDA - I fatti risalgono al 2009. Una storia che ha avuto inizio ad aprile e si è conclusa, purtroppo, con il decesso di Iolanda Perenzin il 23 luglio dello stesso anno. La donna si reca in ospedale per una stipsi associata al sanguinamento dell'ano. Il problema viene curato con un terapia e sembra risolversi. De Angelis però decide comunque di operare. Siamo al sette maggio. Da lì è tutto un precipitare della situazione. Il 29 giugno le dimissioni, l'8 luglio Iolanda torna al San Giovanni e il 16 subisce un nuovo intervento. Le condizioni però peggiorano e deve tornare sotto i ferri il 23 luglio. Quello stesso giorno Iolanda Perenzin muore.

"In quel primo intervento", raccontano i familiari, "le sono stati asportati 40 centimetri di intestino".

Al calvario ospedaliero della signora Iolanda si aggiunge quello giudiziario. L'indagine era stata infatti archiviata. Solo nel febbraio scorso il gip Barbara Callari ha riaperto il fascicolo. I familiari, assistiti dagli avvocati Mauro Giaquinto e Donata Sartori, avevano provato che il perito a cui era stata affidata la verifica sull'accaduto lavorava nella stessa clinica privata e nella stessa equipe che De Angelis utilizza quando operava privatamente. In particolare la nuova documentazione concerneva gli esiti della consulenza medico legale nella quale, era scritto, "si evidenziano profili di responsabilità dei medici", nonché un "rapporto di colleganza all'interno di una clinica privata romana tra i consulenti tecnici nominati dalla Procura e i sanitari del San Giovanni che sottoposero ad intervento chirurgico Iolanda Perenzin".

Oggi, 11 ottobre, si doveva decidere sul rinvio a giudizio. L'attesa per i familiari della Perenzin durerà un altro mese.

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