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L'intervista

Omicidi di Prati, la criminologa Bolzan: "Uno spree killer, impulsivo e disorganizzato"

Intervista alla dottoressa Flaminia Bolzan sui casi delle tre donne uccise in zona Prati e sul fermo di Giandavide De Pau, accusato di esserne l'autore

“Se si trattasse, come sembra, di un unico assassino, siamo di fronte a un assassino compulsivo. Un cosiddetto ‘spree killer’, estremamente disorganizzato, come ci lascia intendere la vicinanza dei luoghi e la vicinanza temporale di questi omicidi”. A parlare è Flaminia Bolzan, psicologa, criminologa, docente al Master di Genetica Forense di Tor Vergata e docente di Psicologia Sociale all’Università Niccolò Cusano.

Il presunto assassino di cui Bolzan parla è quello di cui si dibatte ormai da giorni, e cioè la persona che in momenti ancora imprecisati tra mercoledì notte e giovedì mattina scorsi ha ucciso tre donne in zona Prati: due donne di nazionalità cinesi che a oggi sono ancora prive di identità, e una 65enne di origini colombiane, Marta Castano Torres. Tutte e tre sono risultate far parte di un giro di escort, e per i loro omicidi - scoperti a distanza di poche ore l’uno dagli altri tra via Riboty e via Durazzo - è stato sottoposto a fermo di polizia Giandavide De Pau, 51 anni.

giandavide de pau

Noto alle forze dell’ordine - il suo nome era balzato fuori nel corso dell’inchiesta ‘Mondo di Mezzo’, dove veniva indicato come l'autista di Michele Senese, presente a molti incontri con Massimo Carminati - era in cura sia per disturbi psichiatrici sia per problemi legati alla tossicodipendenza. A segnalarlo ai carabinieri è stata la sorella, dopo che l’uomo si è presentato nella casa in cui vive con la madre stravolto e sporco di sangue: “È qui, venite a prenderlo”, avrebbe detto al 112. Nel giro di pochissimo tempo De Pau è stato prelevato e trasferito in questura, dove è stato sottoposto a un interrogatorio di sette ore e poi trasferito nel carcere di Regina Coeli. Dalle sue dichiarazioni, però, non emerge ancora un quadro chiaro di cosa sia effettivamente accaduto. E soprattutto la certezza incrollabile che ci sia effettivamente la sua mano dietro gli omicidi.

Dottoressa Bolzan, che idea si è fatta sull’accaduto?

A oggi gli elementi sono tanti, ancora da mettere in ordine, e i punti oscuri sono parecchi. Prendendo in considerazione soltanto De Pau, è vero che il profilo potrebbe rientrare in quello dell’autore egli omicidi. Sembra fosse in cura psichiatrica, e la prima cosa da fare sarà accertarsi del tipo di diagnosi fatta. Sembrerebbe essere anche tossicodipendente, e un abuso di sostanze su un soggetto che ha già un disturbo di personalità è sicuramente un detonatore. Bisognerebbe capire se il soggetto nei momenti precedenti l’omicidio avesse assunto sostanze stupefacenti, o anche alcol, benzodiazepine.

Giandavide De Pau ha detto agli inquirenti di non ricordare quasi nulla degli omicidi, se non di essere stato in via Riboty e di avere cercato di tamponare la ferita di una delle due ragazze cinesi. È possibile?

Si potrebbe trattare di amnesia anterograda, ma ripeto, ci sono molte cose da chiarire. Intanto il ruolo della donna cubana che con lui avrebbe trascorso i momenti successivi all’omicidio, la persona cui De Pau avrebbe confessato di avere ucciso tre persone: come ha fatto a tornare da lei, visto che ha lasciato il telefono in via Riboty? Aveva già un appuntamento? E ancora, possibile che alle 11 di mattina di mercoledì in via Riboty, a due passi da piazzale Clodio, nessuno si sia accorto di un uomo sporco di sangue e in stato confusionale che usciva da un palazzo e iniziava a camminare verso via Durazzo?

Secondo il racconto di De Pau, prima avrebbe ucciso le due donne di nazionalità cinese e poi sarebbe andato in via Durazzo, dove avrebbe incontrato e ucciso Castano Tores. I tempi, secondo lei, sono verosimili?

L’autopsia aiuterà a chiarire chi fra le tre donne è morta prima. Di certo emerge già la grande disorganizzazione di questo agito, chi ha ucciso è un soggetto disorganizzato, che non ha pianificato attentamente: se pianifichi attentamente un omicidio sai che all’interno di un appartamento ci sono due persone, e se ne vuoi uccidere due ne uccidi due. Non dai modo a una di scappare sul pianerottolo. La scarsa organizzazione potrebbe legarsi a un personaggio che abusa di sostanze e ha problematiche psichiatriche.

L’arma del delitto, presumibilmente un coltello, non è ancora stata trovata. E non è chiaro se lui l’abbia portata con sé o se, per esempio, l’abbia presa in via Riboty.

L’arma avrebbe dovuto in effetti essere ritrovata, se partiamo dall’assunto che è un assassino disorganizzato. E io ritengo che gli elementi emersi sinora lo lascino intendere. Non penso che rientri nella casistica dei serial killer.

Per quale motivo si sentirebbe di escluderlo?

Prima di tutto per il pochissimo tempo trascorso tra un delitto e l’altro. Gli assassini seriali seguono un ciclo, c’è un tempo di latenza o di raffreddamento emotivo tra un omicidio e l’altro che a volte può durare mesi. Qui invece abbiamo tre omicidi commessi in un periodo molto ravvicinato. Ci sono ancora molti elementi da chiarire nel racconto di De Pau: dove ha trascorso i due giorni successivi ai delitti, perché la sorella ha pensato immediatamente a lui e lo ha segnalato, le tempistiche. E anche le motivazioni. Sarà necessaria una perizia approfondita, ma ritengo inappropriato parlare di serial killer.

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