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Cronaca

Infermiera con Tubercolosi, denuncia choc del Codacons: “Marito malato nel 2004”

L'associazione rivela il particolare dopo un'inchiesta e lo allega in un esposto alla Procura della Repubblica: "Periodo d'incubazione di 10 anni. Test vanno allargati a migliaia di persone"

Denuncia choc del Codacons in merito al caso dell'infermiera malata di Tubercolosi al Gemelli di Roma. L'associazione, al termine di una propria inchiesta ha scoperto che il marito della donna nel 2004 avrebbe contratto la Tbc. “L'infermiera”, spiega il Codacons, “da due anni e mezzo era al reparto. Ora dovranno fare la verifica di positività alla tubercolosi migliaia di persone, bambini e adulti, poiche’ l'incubazione della malattia supera i 10 anni”.

“Desta sconcerto”, spiega l'associazione, “che il Gemelli non abbia fatto le visite periodiche obbligatorie alla dipendente ogni anno , visto che sarebbe bastata una radiografia per verificare la presenza del morbo”.

L’associazione ha chiesto alla presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, di far identificare tutti , bambini e adulti , che negli ultimi due anni e mezzo (ma anche prima negli altri reparti) hanno avuto contatto con essa. “Purtroppo”, spiega il Codacons, “si tratta di migliaia di persone) e controllare la loro eventuale positività alla malattia. L’associazione ha anche chiesto alla Polverini di inserire nell'apposita commissione di esperti anche il prof. Emilio De Lipsis”.

In un nuovo esposto presentato oggi alla Procura della Repubblica, il CODACONS - assieme all'associazione specializzata nella tutela del diritto alla salute, ARTICOLO32 - chiede di agire contro l'Ospedale in base alla responsabilità penale degli enti prevista dalla legge del 2003, e chiede di sequestrare i dati sulle presenze nel reparto degli ultimi tre anni e far avvisare le persone interessate della possibilità di malattia.

Inoltre il CODACONS ha chiesto alla Regione di rendere pubbliche le generalità della infermiera – poiché il diritto alla salute di chi deve sapere se ha incrociato la stessa e può saperlo solo se viene resa nota la sua identità, supera il diritto alla privacy che la tutela – e si dichiara pronto a fornire tali generalità a chi documenterà di averne effettiva necessità per essere stato nel reparto negli ultimi due anni e mezzo.

“E’ sconcertante – ha dichiarato il presidente del CODACONS Carlo Rienzi – che non siano state controllate anche le centinaia di mamme che hanno allattato nello stesso nido dove si trovavano i neonati e come loro a contatto con il morbo”.

 

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