Una confessione che i Carabinieri giudicano “piena”. I particolari sono però scioccanti e disegnano il quadro di una “bravata” tanto assurda quanto stupida. Uno dei tre responsabili dell'aggressione a  Navtej Singh Sidhu, il 35enne indiano dato alle fiamme dopo essere stato pestato alla stazione di Nettuno, ha confessato.

Si tratta del 19enne Luca, il cui racconto allontana l'ipotesi del raid xenofobo, anche se resta la premeditazione dell'atto. Premeditazione che nelle sue parole si trasforma nell'intenzione di “farsi l'indiano”. La decisione dopo aver visto che dopo aver fatto benzina, avanzava un euro. Così i tre hanno riempito di benzina una delle bottiglie di birra che avevano da poco bevuto ed hanno scelto la loro vittima.

“Il razzismo per non c'entra”, dice Luca ai carabinieri. “Era solo una bravata, uno scherzo al barbone, l'intenzione era quello di spegnerlo subito, giusto il tempo di farlo spaventare”.

Le cose però non sono andate esattamente così. Delle fiamme i tre hanno perso quasi subito il controllo e questo ha spaventato loro anziché il povero indiano. Anche per questo i tre sono scappati. L'indiano ha fatto in tempo a vedere la loro auto nera, di cui poi riferirà alla Polizia.

Prima delle fiamme però l'aggressione. Un pestaggio in piena regola, preceduto dalla richiesta di soldi alla vittima. Successivamente calci, pugni e una violenza che ha tramortito il 35enne che successivamente è stato cosparso di vernice bianca. Solo allora i tre hanno bagnato le gambe con la benzina e gli hanno dato fuoco.

Quel che è successo poi è storia nota. I tre ragazzi, fanno sapere i carabinieri, non hanno precedenti penali e sono figli di quelle che vengono definite famiglie per bene.