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Cronaca

Consultori a Roma, Potere al Popolo: "Negano il diritto alla salute delle donne, si fa femminismo di facciata"

Due attiviste di Potere al Popolo chiedono metodi contraccettivi e pap-test gratuiti "come previsto dalla legge nazionale e regionale" ma le risposte sono tutte negative. Un'operatrice: "Non siamo un paese laico"

Chiamate a vuoto quando va male, risposte negative alla richiesta di mezzi di contraccezione gratuiti o Pap-test quando va bene. E' quanto denuncia Potere al Popolo con una video-inchiesta lanciata sui canali social del partito in occasione della giornata contro la violenza sulle donne di giovedì 25 novembre. Un approfondimento sul campo, quello fatto da due giovani attiviste di Pap, sul modo in cui i consultori famigliari di Roma applicano la legge nazionale 405 del 1975 e quella regionale del 1976. 

"Dov'è il femminismo e il diritto alla salute?"

"I responsi che abbiamo documentato nell'inchiesta - affermano le attiviste protagoniste del video - sono sconcertanti. Nella Regione Lazio le leggi sul diritto alla salute e alla vita sessuale sicura e dignitosa sono negati alle donne, mettendo a rischio la loro incolumità. Abbiamo chiesto di poter ottenere dei rimedi contraccettivi, delle pillole anticoncezionali o di effettuare dei Pap-test gratuiti, tutti con esiti negativi. Dov'è il femminismo e il diritto alla salute delle donne che tanto viene predicato, soprattutto in queste giornate, dalla politica? Un femminismo di facciata che lascia le donne prive di possibilità economiche sole, ricattabili e senza assistenza".

"Non siamo un paese laico"

Chiamando uno dei consultori, la risposta ricevuta da un'operatrice è questa: "Offriamo la visita gratuita e la dottoressa fa la prescrizione del farmaco". Il cui costo è a carico dell'utente. "Come in tutti i consultori - aggiunge l'operatrice - si può mettere la spirale gratuitamente, per quanto riguarda tutto il resto non abbiamo la possibilità". Di chiamate le attiviste ne fanno tante: a Torre Maura, Spinaceto, Pietralata ("ci hanno risposto rimandandoci ad altri due numeri, dove però squilla a vuoto") e Cinecittà il consultorio "non è accessibile, non risponde". Anche al Quarticciolo due telefonate a vuoto, così decidono di recarsi di persona, dove la risposta è questa: "In Italia non c'è l'esenzione dal ticket per la contraccezione ormonale, non siamo un paese laico". 

"Vogliamo consultori funzionanti e con investimenti pubblici"

"La video inchiesta mostra in maniera lampante - afferma Giulia Calò, una delle due protagoniste del video a Roma Today - come dietro la falsa retorica a difesa delle donne si nasconda una tela di diritti negati. Abbiamo chiesto ai consultori unicamente prestazioni previste dalle leggi nazionali e regionali in materia di tutela della salute e della sessualità, prestazioni e farmaci che dovrebbero essere gratuiti. Ma le risposte sono state tutte negative, o, per meglio dire, ci è stato detto che avremmo dovuto pagarle. Quale diritto alla salute e alla sessualità sicura è garantito per le donne? La nostra richiesta è semplice - chiosa la ragazza appena diciassettenne -. Vogliamo consultori funzionanti e con investimenti pubblici che permettano a tutte le donne, di qualsiasi età e condizione economica e sociale, di accedere ai servizi di assistenza e prevenzione. Non c'è nessun femminismo se non c'è cura pubblica e gratuita per tutte". 

Canitano: "La contraccezione femminile è una cura e dev'essere gratuita"

Alla video-inchiesta ha preso parte, anche se non da "protagonista", anche Elisabetta Canitano, ginecologa e attivista di Potere al Popolo: "Vorrei sottolineare che nonostante la legge 405 preveda 'la somministrazione dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte dalla coppia e dal singolo in ordine alla procreazione responsabile' e 'l’onere delle prescrizioni va a carico dell’ente' - spiega a Roma Today - nel decreto 12 maggio 2014 numero UOO152 di Zingaretti è scritto: 'il personale è tenuto alla prescrizione dei contraccettivi ormonali' senza nemmeno ipotizzare che siano forniti gratuitamente come previsto". "D’altra parte le uniche due pillole contraccettive che erano prescrivibili a carico del servizio sanitario regionale - conclude Canitano - sono state escluse anch’esse e rese a pagamento durante il ministero di Beatrice Lorenzin, attuale responsabile salute del Pd. E per quello che riguarda le spirali, sono molti i consultori famigliari che in assenza di qualunque controllo non le mettono o non le ricevono dalla Asl di appartenenza. La contraccezione per le donne fa parte delle cure. Il servizio sanitario regionale deve fornirla gratuitamente".

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