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Cronaca

Incendio Ponte di Ferro, la segnalazione su accampamenti e degrado rimasta lettera morta

Una relazione dei vigili del fuoco metteva in evidenza i rischi rappresentati dall’accampamento di clochard sotto la struttura. Inviata alla Regione tramite la polizia Locale, non è mai stata presa in considerazione

La situazione di forte degrado e i rischi rappresentati dall’accampamento di clochard sotto il Ponte di Ferro non erano soltanto noti, ma erano stati anche segnalati diverso tempo fa. Nessuno, però, era intervenuto per bonificare l’area sgomberando le baracche di fortuna, rimuovendo i rifiuti e potando la vegetazione incolta.

L’ultimo sviluppo nelle indagini sull’incendio che ha parzialmente distrutto il Ponte dell’Industria riguarda proprio manutenzione e bonifica dell’area. A fine 2020 i vigili del fuoco avevano messo per iscritto la situazione in cui versavano la banchina e la golena (l’area compresa tra la riva del Tevere e l’argine), invase da vegetazione, baracche di fortuna e rifiuti potenzialmente infiammabili, tra cui montagne di cartoni scaricati abusivamente dai negozi e trasformati in rifugio da alcuni clochard. La segnalazione era stata fatta alla polizia Municipale, che aveva compilato una relazione arrivata in Regione. Lì è rimasta, lettera morta, senza che nulla venisse fatto per darle seguito. E l’interrogativo primario riguarda le competenze: chi doveva intervenire dopo segnalazione e relazione?

La risposta non è scontata. Nel dicembre del 2017 Virginia Raggi aveva firmato, in rappresentanza del Comune e della Città Metropolitana, il Manifesto d'intenti per il Contratto di Fiume redatto da Agenda Tevere Onlus, di cui fanno parte diverse associazioni tra le quali Legambiente Lazio, Retake Roma, Italia Nostra, Associazione italiana Architettura del Paesaggio Lazio, Associazione Due ruote d’Italia, Cittadinanzattiva Lazio, Associazione Tevereterno e Circolo magistrati Corte dei Conti.

Le competenze del Comune sul Tevere e gli accordi

Il Contratto di Fiume è uno strumento di programmazione strategica per la riqualificazione e la valorizzazione storico-ambientale e paesaggistica del Tevere nel suo tratto urbano, e nel suo ambito d’azione è stato istituito da Roma Capitale un “Gruppo di monitoraggio dell’Ufficio speciale Tevere” finalizzato ad approfondire la conoscenza dello stato delle sponde e delle aree golenali del fiume costituito da operatori di Protezione civile, dipartimento Tutela Ambientale, dipartimento Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana (Simu), dipartimento Urbanistica, Polizia Locale e Sovrintendenza capitolina.

Roma Capitale aveva ideato e sviluppato persino un’app specifica per cellulari e tablet per l’acquisizione di dati sulla base di un elenco di indicatori preimpostato: per ogni punto di osservazione, spiegava il Comune ai tempi, “vengono registrate le coordinate del luogo, la data e l’ora della rilevazione, la tipologia di criticità riscontrata (rifiuti presenti sulla sponda, murales sul muraglione, relitti in acqua, insediamenti abusivi). La georeferenziazione è a disposizione degli enti competenti a intervenire sulle varie problematiche. Lo strumento è condiviso tra gli uffici interessati e i dati vengono archiviati su una piattaforma open source”.

Non solo: ai tempi era stata elaborata anche una proposta di protocollo d’intesa tra Roma Capitale, Regione e Prefettura per la gestione della sicurezza e la sorveglianza del fiume, con l’obiettivo di individuare i comportamenti illeciti e programmare le azioni conseguenti, tra cui appunto anche sgomberi, rimozione rifiuti e bonifiche ambientali.

Roma Capitale: "Il problema principale sono gli insediamenti abusivi"

“Il problema principale è rappresentato dagli insediamenti abusivi lungo le aree golenali, che generano problemi di sicurezza”, confermava l’amministrazione capitolina nel 2017, ricordando anche la prima volta in cui è stato sperimentato l’iter di richiesta di concessione di un’area golenale demaniale gestita dalla Regione Lazio, quella nei pressi di Ponte Marconi: “Per il momento si tratta di concessioni brevi che si rinnovano di volta in volta, ma è in corso il perfezionamento di una concessione di lunga durata - spiegavano - L’area in questione era a rischio incendio, colma di rifiuti e vi erano degli insediamenti abusivi nascosti tra la vegetazione cresciuta senza adeguata cura. L’area è stata bonificata, viene ora vigilata e sarà al centro di un progetto di valorizzazione”.

Era stato inoltre istituito un tavoli di confronto tra Roma Capitale, Regione, Capitaneria di Porto, Autorità di Bacino e Comune di Fiumicino per “il chiarimento delle competenze” relative al Tevere. “Le aree golenali sono di proprietà demaniale e affidate alla gestione della Regione Lazio, sono di diretta competenza di Roma Capitale solamente ponti di attraversamento sul Tevere, parapetti, manutenzione pista ciclabile, opere di sostegno dei ponti, skate park di Ponte della musica e area di Ponte Marconi affidata in concessione al Campidoglio. Tutte le altre competenze sono appannaggio di oltre una decina di altri enti o istituzioni. In particolare, la gestione delle acque e dell’alveo (pulizia e dragaggi) è di esclusiva attribuzione Regionale”.

Il progetto della Regione Lazio

Quasi un anno prima, a gennaio 2017, la Regione aveva annunciato un suo progetto legato al Tevere, l’operazione “Tevere Pulito”, con un finanziamento triennale di 2,1 milioni di euro per ripulire appunto il fiume da tronchi e cespugli che infestano ponti, argini e banchine. Nell’elenco dei compiti da svolgere per i vincitori del bando, taglio ed estirpazione di cespugli e successivo trasporto come rifiuti o reimpiego delle materie utilizzabili, smaltimento di rifiuti solidi e taglio della vegetazione vecchia, taglio di piante pericolanti, pulizia dell'area e smaltimento autorizzato, monitoraggio continuo delle sponde con individuazione dei siti dove si verifichi l'accumulo di materiali costituenti pericolo e rimozione e smaltimento di rifiuti solidi e altro materiale trasportato durante la fase di piena ed accumulatosi lungo le sponde, rimozione di tronchi e rami.

Ancora, riduzione, carico e trasporto nei siti di conferimento, monitoraggio continuo lungo il letto del fiume con individuazione dei siti di accumulo costituenti pericolo e rimozione e trasporto di rifiuti solidi e altro materiale e successiva individuazione dei siti idonei allo smaltimento. E però, aveva chiarito la Regione, “non rientra nel bando la rimozione degli insediamenti abusivi sorti negli anni lungo gli argini del Tevere.

Incendio Ponte di Ferro, il punto sulle indagini

Di chi era insomma il compito di rimuovere l’accampamento da cui è partito l’incendio? La risposta giace in un pantano burocratico che potrebbe avere confuso non solo chi ha fatto la segnalazione, ma anche chi avrebbe dovuto darvi seguito. A oggi intanto i carabinieri stanno ancora cercando gli 8 clochard che sabato notte sono fuggiti dall’area sotto il Ponte di Ferro appena le fiamme hanno iniziato a propagarsi: il rogo sarebbe partito con l’accensione di un fornelletto da campo, allargandosi in modo rapido e violento anche a causa della presenza di rifiuti e vegetazione incolta e secca. La procura indaga per incendio colposo e delitti contro l’incolumità pubblica, ma non è escluso che nel filone d’inchiesta possa finire anche la gestione delle manutenzioni e delle bonifiche, complice la segnalazione rimasta senza riscontro.

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