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Cronaca San Lorenzo / Via Cupa

All'ex Baobab di via Cupa è emergenza: "Duecento migranti dormono in strada"

Sono i reduci degli sbarchi degli ultimi giorni nel Mediterraneo. Per accoglierli i volontari hanno allestito una tendopoli tra via Cupa e via Tiburtina, ma il quadro si fa di ora in ora più ingestibile

Quindici tende montate davanti all'ex centro, sette a ridosso del Verano negli spazi lasciati dalle baracche dei rom e "concessi" dalla Questura che ha già minacciato lo sgombero per occupazione di suolo pubblico se dovessero aumentare. Le previsioni in via Cupa si sono avverate: in 24 ore il numero dei migranti arrivati a chiedere assistenza prima di lasciare il Paese verso il nord Europa, è raddoppiato. Sono i sopravvissuti dei barconi, quelli appena arrivati sulle nostre coste, dodicimila nelle ultime due settimane. Vogliono stare a Roma pochi giorni, giusto il tempo di rifocillarsi aspettando di ricevere il denaro da parenti, amici, conoscenti e raggiungerli con il primo pullman in partenza. 

I volontari dell'ex Baobab ne contano, tenendosi bassi, almeno 200. La metà è arrivata tra lunedì notte e martedì mattina. La maggioranza scappa dall'Eritrea. Il tentativo disperato è dar loro assistenza primaria pur non avendo alle spalle una struttura fisica dove raccoglierli, non più. Il Baobab è stato sgomberato lo scorso mese di dicembre dal prefetto Tronca. Oggi, come un mese fa, gli stranieri stanno in strada, ma oggi sono molti più di un mese fa e via Cupa è una bomba a orologeria. 

"Era più facile gestirne ottocento dentro il centro che duecento qui fuori". Si sfoga Sonia M., volontaria da un anno. Ha il volto stanco. Tra centinaia di pasti preparati e serviti sotto i gazebi, ore in ospedale per i casi di scabbia, discussioni più o meno pacate con le forze dell'ordine per lo spazio occupato con la tendopoli allestita in fretta e furia in una notte, il lavoro da fare è a tempo pieno. Ma ritrova nei sorrisi dei migranti, "sempre così sereni, educati, gentili", la forza di continuare la sua piccola grande missione. Con lei in via Cupa i volontari sono decine. 

Colazione al mattino con latte, biscotti o fette biscottate, cene alla Caritas grazie ai ticket di Don Marco, il parroco di zona, e pranzi arrangiati con quel che si può. Scatolame per lo più, si conserva meglio. Gli appelli lanciati su Facebook dai volontari funzionano per racimolare provviste, in tanti arrivano con buste e sacconi pieni di cibo, vestiti e lenzuola. 

Nelle tende dormono ammassati, donne, bimbi, uomini, tutti insieme stretti negli spazi disponibili. Il problema più difficile da risolvere è igienico. "Abbiamo acquistato noi i quattro Sebach (bagni chimici, ndr) che vedi qui dietro l'angolo, sulla Tiburtina. Costano 500 euro al mese, in parte ci sono stati pagati da un gruppo di acquisto solidale del Pigneto, l'altro parte tramite donazioni". Ma le docce non ci sono, e chi ha la scabbia, un'infezione della pelle, ha bisogno di lavare le parti esposte prima di utilizzare le creme curative. "Qualcuno lo abbiamo accompagnato nella struttura della Croce Rossa, ma i posti sono pochi". 

Già, quella di via del Frantoio è l'unica struttura a Roma che accoglie migranti transitanti, e ha meno di 50 posti disponibili. C'è poi il centro gestito da Intersos in zona piazza Fiume, ma è solo per minori non accompagnati. Il Baobab, quando era attivo nei locali al civico 1 di via Cupa, colmava il vuoto. Al suo interno nessuna cooperativa o associazione umanitaria scelta dal Comune. Solo volontari, inizialmente eritrei da tempo a Roma, pronti ad aiutare i connazionali. Poi tanti italiani, romani e non, si sono aggiunti per dare una mano. Fino ai sigilli di sei mesi fa, e la promessa di trovare un centro alternativo per l'accoglienza, mai mantenuta. Intanto l'emergenza non è più solo nelle conferenze stampa e negli appelli disperati dei volontari per spronare le istituzioni a intervenire. E' realtà, e per molti è appena cominciata. 


 

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