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Cronaca

Il dna bis conferma: è Luca Bianchini lo stupratore seriale

Oltre alla compatibilità genetica tra il tampone salivare e le tracce biologiche sulle vittime, emerge anche un'altra prova: sullo schotch usato per imbavagliare una vittima ci sono le impronte del 33enne ragioniere

Il secondo test del Dna a cui è stato sottoposto Luca Bianchini ha dato esito positivo. Confermati quindi i riscontri delle prime analisi, nonostante il 33enne ragioniere avesse giurato che quel test aveva detto il falso.

Il profilo del Dna estratto nei giorni scorsi ha evidenziato una compatibilità altissima, secondo gli esperti la massima statisticamente possibile. Secondo gli investigatori la compatibilità non lascia adito a dubbi sulle responsabilità attribuite all'ex coordinatore del circolo PD del Torrino.

L'accertamento tecnico-biologico è stato effettuto con le massime garanzie previste dal codice per l'accusato, secondo l'articolo 360 del codice di procedura penale, alla presenza del consulente nominato dai difensori di Bianchini, gli avvocati Bruno Andreozzi e Giorgio Olmi, ossia la dottoressa Marina Baldi, biologa genetista direttrice del consultorio di genetica del laboratorio "Genoma" di Roma.

Non è solo questa la novità emersa dalle indagini. Ad accusare Luca Banchini ci sono anche alcune impronte digitali trovate su una striscia di scotch servita a imbavagliare la sua ultima vittima.
E' quanto emerge dalle indagini coordinate dai pm della procura di Roma, Maria Cordova e Antonella Nespola. La circostanza non era stata resa nota in precedenza. L'impronta si riferisce allo stupro consumato ai danni di una studentessa nella zona di Tor Carbone a Roma nella notte tra il due e il tre luglio scorsi.
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