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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Hasib giù dalla finestra per scappare dalle torture di un poliziotto: "Violata la dignità umana". La ricostruzione

L'agente Andrea Pellegrini è stato arrestato. Altri 4 gli indagati. Il gip parla di atti "commessi in spregio della funzione pubblica svolta"

Hasib Omerovic, il 36enne rom precipitato dalla finestra del suo appartamento a Primavalle, lo scorso 25 luglio, è stato minacciato con un coltello, legato a una sedia e picchiato da un poliziotto per poi fuggire e cadere nel vuoto. Un gesto, quello della fuga, quasi disperato perché quella finestra aperta, era per Omerovic - sordomuto dalla nascita e in stato di forte sconvolgimento psichico - "una possibilità di salvezza". Forse l'unica via di uscita all'inferno vissuto nelle mani del suo aggressore. E in casa sua. Una violazione. Un abuso. Quell'agente di polizia - Andrea Pellegrini - è stato raggiunto da una misura cautelare agli arresti domiciliari.

La ricostruzione dell'orrore

È quanto emerge nelle ricostruzione di 61 pagine fatta nell'ordinanza firmata dal gip di Roma Ezio Damizia. In quelle carte si descrive l'orrore vissuto da Hasib quel giorno d'estate. In quel concitato giorno di luglio sono diversi i vicini e i residenti del quartiere che non avrebbero sentito nulla, come evidenziato da RomaToday che è entrata in quel palazzo con la telecamera. Un abuso denunciato comunque dai familiari dell'uomo di origini serbe e che aveva portato l'onorevole Riccardo Magi a presentare una interrogazione parlamentare all'allora ministro dell'Interno Luciana Lamorgese.

Nei confronti di Pellegrini l'accusa è pesantissima, quella di tortura. Ma non è l'unico agente finito nei guai. Nel fascicolo, infatti, ci sono i nomi di altri 4 i poliziotti, anche loro indagati. Per loro l'accusa è quella di falso e depistaggio. Insieme a Pellegrini avrebbero "attestato il falso nell'annotazione di servizio redatta dopo l'attività eseguita". Hanno mentito. 

E sono proprio le accuse a colpire, dritte come un pugno allo stomaco. A Pellegrini, nel capo di imputazione, viene contestato di avere agito "con abuso dei poteri e in violazione della funzione, nel corso dell'attività volta all'identificazione" di Omerovic e con "il compimento di plurime e gravi condotte di violenza e minaccia" e causato all'uomo, affetto da sordomutismo, "un verificabile trauma psichico, in virtù del quale precipitava nel vuoto dopo aver scavalcato il davanzale della finestra della stanza da letto nel tentativo di darsi alla fuga per sottrarsi alle condotte violente e minacciose in atto nei suoi confronti".

Una tortura in sostanza. Hasib che per fuggire si è gettato dalla finestra, è finito ricoverato in rianimazione al policlinico Gemelli. Questa è la ricostruzione della procura che, in parte, si differenzia dalla denuncia presentata dai familiari di Hasib che si basava sul racconto della sorella minore del 36enne. Nella denuncia, che aveva portato inizialmente la procura ad aprire un fascicolo per tentato omicidio contro ignoti, si raccontava che, oltre alle botte, i poliziotti avevano preso Hasib per i piedi e lo avevano lanciato dalla finestra. Per il momento quest'ultima parte del racconto non ha trovato conferme.

La finestra come via di fuga

Hasib Omerovic, dunque, non ha cercato il suicidio buttandosi dalla finestra della sua stanza da letto per "sfuggire" dalle sue presunte responsabilità di molestatore di ragazze che gli venivano "imputate" sui social network e dalle voci di quartiere, ma a causa delle "gravi condotte poste in essere nei suoi confronti dall'agente Pellegrini all'atto dell'intervento compiuto dagli appartenenti al commissariato". 

Il gip Ezio Damizia è chiaro: "Condotte che lo hanno evidentemente traumatizzato e terrorizzato a tal punto da indurlo a trovare in qualche modo una via di fuga (o comunque un riparo) dalla finestra, sebbene posta a circa otto metri di altezza, al fine di sottrarsi alla situazione di assoggettamento". Invece di subire altre violenze, dunque, Hasib ha scelto di lanciarsi dalla finestra.

Le torture

C'è un altro passaggio crudo nell'ordinanza. Quello delle torture. Le violenze e minacce sono state compiute "in danno di una persona inerme". Hasib, disabile sordomuto, secondo la ricostruzione è stato vittima "un'identificazione anomala" e ha assunto "caratteri autoritari e, al contempo, mortificanti per la persona".

Pellegri è entrato all'interno dell'abitazione con i suoi colleghi, quindi "immediatamente e senza alcun apparente motivo" ha colpito Omerovic "con due schiaffi nella zona compresa tra il collo e il viso". Quindi le minacce: "Non ti azzardare mai più a fare quelle cose, a scattare foto a quella ragazzina" e dopo avere impugnato "un coltello da cucina e lo brandiva all'indirizzo" dell'uomo. Pellegrini ha poi sfondato la porta della stanza da letto di Omerovic, sebbene quest'ultimo "si fosse prontamente attivato per consegnare le chiavi". 

Una volta dentro la stanza ha costretto il 38enne a sedere su una sedia e dopo avere strappato un filo della corrente del ventilatore "lo utilizzava per legare i polsi di Omerovic brandendo" ancora una volta "all'indirizzo dell'uomo il coltello da cucina, minacciandolo, urlando al suo indirizzo la seguente frase 'se lo rifai, te lo ficco nel c…'" e "lo colpiva nuovamente con uno schiaffo e continuava ad urlare nei suoi confronti, dicendogli ripetutamente 'non lo fare più'".

L'umiliazione e il tentativo disperato

Hasib, ricapitolando, è stato picchiato e minacciato. Un abuso nato da un tam tam di quartiere, amplificato dai social. Ma i punti crudi della ricostruzione sono anche altri. Omerovic è stato fotografato mentre era a torso nudo sia durante l'identificazione e quando è stato costretto a rimanere seduto. Un aspetto che secondo il gip "assume senz'altro un effetto degradante, perché lesivo della dignità della persona. Traspare - si legge nell'ordinanza - l'intento di Pellegrini di infliggere sofferenze gratuite a Omerovic, strumentali alla volontà di punire il soggetto in quanto reo" di aver molestato delle donne per strada, così come appreso su un post su Facebook.

Pellegri avrebbe agito così per risolvere una "dinamica personale con metodi violenti" e non invece, come avrebbe dovuto nel rispetto dei doveri da poliziotto "in relazione alle presunte molestie''. ''Le condotte appaiono idonee a spaventare e terrorizzare la persona offesa - sottolinea il gip - completamente indifesa, e minarne la libera autodeterminazione''. 

Ecco allora spiegato perché Omerovic avrebbe visto nel vano finestra una possibilità di salvezza,  cercando di sfuggire scavalcando il parapetto". Secondo la ricostruzione Hasib avrebbe cercato riparto confidando sulla possibilità di rimanere sul davanzale o di aggrapparsi allo stesso, finendo tuttavia per precipitare "per perdita di equilibrio oppure per movimenti inconsulti o non controllati''.

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