rotate-mobile
Cronaca

I gruppi criminali stranieri a Roma: dagli albanesi ai cinesi, ecco chi fa affari in città

L'analisi criminale della Dia conferma l'operatività a Roma e provincia di gruppi che, oltre che al narcotraffico, fanno affari con la tratta di esseri umani, l'immigrazione clandestina, lo sfruttamento della prostituzione e la consumazione di reati predatori

A Roma, quando si tratta di fare affare in modo illegale, c'è spazio per tutti. Camorra, 'Ndrangheta e Cosa Nostra hanno interessi, radicati, documentati e molteplici, nelle piazze romane. A disegnare la mappa della malavita nella Capitale è ancora la Direzione Investigativa Antimafia. Nell'ultimo rapporto pubblicato e relativo al primo semestre del 2020 viene sottolineato come, tra i gruppi criminali, "si evidenziano sempre di più organizzazioni assimilabili al modus operandi di associazioni mafiose".  

Le recenti sentenze lo dimostrano. Al clan Casamonica, pochi giorni fa, è stata riconosciuta l'associazione mafiosa. In passato stessa sorte toccò ai Fasciani e agli Spada. E se da una parte queste famiglie, sommate all'arcipelago criminale che si snoda tra San Basilio e Tor Bella Monaca, da tempo riempiono le cronache romane, dall'altro gli esperti della Dia sottolineano come a Roma sono sempre più forti le cosiddette "mafie etniche", un variegato complesso di gruppi che, nella gran parte dei casi, "mantengono rapporti con omologhi sodalizi nei Paesi di origine, dei quali hanno anche conservato la mentalità ed il modus operandi. Si tratta, spesso, di consorterie organizzate che assumono talora una dimensione transnazionale ed operano con metodi tipicamente mafiosi". 

"Il ricorso alla violenza e ad atti di intimidazione è, infatti, funzionale non solo a garantire la coesione interna degli associati, ma anche a ridurre le vittime in una condizione di assoggettamento, inducendole ad un comportamento di omertà, rendendo più difficoltosa l'azione di repressione e, talora, la rilevazione stessa del fenomeno. L'analisi criminale conferma, infatti, l'operatività a Roma e provincia, di compagini prevalentemente dedite, oltre che al narcotraffico, alla tratta di esseri umani, all'immigrazione clandestina, allo sfruttamento della prostituzione e alla consumazione di reati predatori", si legge nel rapporto. Particolarmente attive risultano i gruppi albanesi, cinesi, nigeriane, dell'est Europa, sudamericane e quelle originarie dell'estremo oriente.

La "camorra romana", i clan che si son reinventati per fare affari dal centro storico alle periferie

Il gruppo degli albanesi

Tra tutte, perché ritenuta particolarmente violenta e senza scrupoli, spicca la criminalità albanese alla quale viene dedicato ampio spazio nel rapporto perché impegnata nel "narcotraffico, sfruttamento della prostituzione e alla commissione di reati, spesso anche con l'uso di armi da fuoco". Va sottolineato anche che gli albanesi, almeno quelli che fanno parte di Roma Nord e della zona di Ponte Milvio, sono legati a doppio filo anche con Fabrizio Piscitelli, meglio noto come Diabolik ucciso con un colpo di pistola il 7 agosto del 2019 al Parco degli Acquedotti. 

La criminalità cinese

A farsi spazio, negli ultimi anni, c'è anche la crimilinalità cinese le cui attività non sono più circoscritte al quartiere Esquilino, ma si estendono alle zone Casilina, Tuscolana, Appia e in direzione di Ostia Lido. Gli asiatici fanno affari con estorsioni e rapine - quasi esclusivamente nei confronti di propri connazionali - sfruttamento della prostituzione, reati finanziari (a cui si affiancano attività illecite di money transfer), nonché alla detenzione e spaccio di metanfetamina, gestita in regime di sostanziale monopolio. A queste attività, tali gruppi affiancano il traffico delle merci contraffatte provenienti dalla madrepatria e, ovviamente, il riciclaggio. 

Per quanto attiene la capacità dei sodalizi cinesi di gestire il mercato delle metanfetamine, la Dia cita l'operazione Vento d'Oriente. I criminali, in quel caso, disponevano dei canali di approvvigionamento della droga: la rete di distribuzione nel territorio prevedeva che alcuni titolari di esercizi commerciali di Roma si rifornissero da loro connazionali, stanziati a Prato. Lo stupefacente veniva poi trasportato nella Capitale da giovani ragazze cinesi incensurate che si spostavano in treno, e quindi smerciata da una rete di pusher cinesi, filippini e italiani collocati nella varie piazze di spaccio.

La tratta degli essere umani della mala nigeriana

La criminalità nigeriana, stando al report, risulta invece prevalentemente attiva nel traffico di esseri umani, nello sfruttamento della prostituzione e nel narcotraffico, quest'ultimo anche in osmosi con organizzazioni criminali albanesi: "Non si può escludere, in futuro, l'affermazione anche nella Capitale di associazioni criminali di matrice nigeriana, in analogia a quanto accaduto in altre aree del territorio nazionale. Una presenza che in un primo momento potrebbe non emergere in modo evidente, in quanto confinata all'interno della stessa comunità etnica, proprio a causa delle condizioni di assoggettamento ed omertà ingenerate dai cruenti metodi di intimidazione di questi culti".

Mafie: 103 i clan operanti a Roma e nel Lazio. In periferia "nuovi modelli criminali"

La galassia dell'est Europa

Numerosi a Roma sono anche i criminali dell'est Europa tanto che secondo la Dia, risulta come una "galassia composita, costituita da organizzazioni criminali che risultano spesso, a composizione multietnica, nel cui ambito un ruolo di primo piano è ricoperto dai sodalizi romeni". L'interesse della criminalità romena riguarda soprattutto le rapine, lo sfruttamento delle prostituzione ma anche della manodopera maschile destinata al lavoro in nero, sia nell'edilizia che nell'agricoltura. Nel narcotraffico l'impiego di romeni è generalmente limitato al ruolo di corrieri per conto di organizzazioni albanesi, nigeriane e sudamericane.

La criminalità georgiana attiva a Roma è invece specializzata nei furti in abitazione, alla ricerca di gioielli ed altri preziosi che vengono immediatamente rivenduti ad una rete di ricettatori. "Si tratta di criminali che agiscono in rete con i connazionali stanziati in patria e in altre nazioni, e che operano con tecniche sofisticate, nell’ambito di più ampi progetti delinquenziali", spiegano dalla Dia. 

Nel semestre, un elemento di novità è costituito dall'operatività di nuovi soggetti criminali dell'Europa dell'est, i polacchi. A giugno 2020, la Guardia di finanza di Roma ha, infatti, disarticolato un sodalizio, composto da italiani e polacchi, impegnato nell'illecita importazione di gasolio dalla Polonia. Le indagini hanno permesso di ricostruire il modus operandi del gruppo criminale e di identificarne i componenti e i broker esteri, attraverso i quali avveniva l'acquisto delle partite di prodotto contrabbandato. 

I sudamericani a Roma

Lo sfruttamento della prostituzione, invece, viene esercitato oltreché dagli albanesi, dai nigeriani e dei romeni, anche da gruppi criminali sud americani, con pressioni intimidatorie e violenze fisiche, nei confronti di transessuali brasiliani e colombiani. Nel semestre esaminato, tuttavia, è emersa l'operatività, anche su Roma, di criminali sudamericani interessati al narcotraffico internazionale di cocaina. 

L'oppio dei pakistani e degli afghani

Per quanto attiene i gruppi criminali pakistani e afghani si rileva, nel periodo esaminato dalla Dia, l'operatività soprattutto nel traffico di stupefacenti. L'operazione Opium del 28 maggio 2020, ha disarticolato un gruppo inserito in un vero e proprio network del narcotraffico, vantava contatti e basi di appoggio in diversi Paesi Europei. L'eroina arrivava a Roma attraverso "corrieri ovulatori" che utilizzavano la tratta aerea dal Pakistan all'Italia. L'organizzazione criminale, con base operativa a Torpignattara, coordinava le esportazioni di droga anche in altri Paesi europei.  

In Evidenza

Potrebbe interessarti

I gruppi criminali stranieri a Roma: dagli albanesi ai cinesi, ecco chi fa affari in città

RomaToday è in caricamento