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Cronaca

Mafia: a Roma gruppi autoctoni e tradizionali contaminano il tessuto economico legale

E' quanto emerge dal rapporto semestrale della direzione investigativa antimafia presentato in Parlamento

Da una parte le mafie tradizionali, dall'altra i gruppi romani autoctoni, come i Casamonica, i Gambacurta e quelli che una volta appartenevano alla cosiddetta Banda della Marranella e della Banda della Magliana Ad accomunarli la ricerca di proficue relazioni affaristico-imprenditoriali tese alla contaminazione del tessuto economico legale con usura e riciclaggio del denaro. Niente violenza, né tantomeno i mafiosi che si pensano nell'immaginario collettivo, bensì colletti bianchi ed imprenditori. Un sistema di penetrazione negli affari legali accentuato dalla crisi conseguenza della pandemia da Coronavirus che ha trovato terreno fertile nel reinvestimento dei proventi illeciti a fini di riciclaggio, evasione ed elusione fiscale. Un terreno fertile per le realtà criminali che, dal 2020, hanno trovato un nuovo modo per entrare nel circuito dell'economia legale di Roma, non solo utilizzando le attività come "lavatrice" per ripulire il denaro sporco. È quanto emerge dal rapporto semestrale della Direzione investigativa antimafia (Dia) relativo al semestre gennaio-giugno 2021 presentato in Parlamento. 

Come si legge nel rapporto, nel Lazio, ed in particolar modo nella Capitale, "i sodalizi mafiosi grazie anche agli stretti rapporti di collaborazione con professionisti e imprenditori compiacenti probabilmente paiono affinare sempre più le proprie capacità di reinvestimento dei proventi illeciti a fini di riciclaggio, evasione ed elusione fiscale". In parole semplici può infatti affermarsi che nel territorio regionale coesisterebbero le matrici criminali autoctone con quelle tradizionali di ‘ndrangheta, camorra, mafia siciliana e criminalità pugliese che, alla violenza, prediligono la ricerca di proficue relazioni affaristico-imprenditoriali tese alla contaminazione del tessuto economico legale. Tuttavia esse sembrano pronte all’occorrenza a stringere affari con le consorterie mafiose autoctone ben più avvezze a condotte “eclatanti”.

L'infiltrazione nel tessuto economico legale 

Per dirla con le parole del questore di Roma, Mario Della Cioppa "la situazione complessiva di notevole disagio dell’imprenditoria e degli esercenti le attività commerciali, ha indotto le organizzazioni criminali a penetrare tali settori sfruttando l’oppressione debitoria” e "ad implementare il circuito del riciclaggio di denaro illecitamente acquisito ovvero ad alimentare quello dell’usura, consolidandoli soprattutto nel periodo pandemico".

L'arma della confisca dei beni 

In tal senso si dirige l’azione di contrasto della questura e delle altre forze di polizia in raccordo con la procura distrettuale, rilanciando "le indagini patrimoniali funzionali all’applicazione delle misure di prevenzione del sequestro e la successiva confisca dei beni illecitamente acquisiti, proprio per stroncare il tentativo della criminalità di incunearsi nei meandri di economie in crisi, ulteriormente espandendo la propria illecita ricchezza in tutte le sue forme".

La normativa antimafia  

Fondamentale per la buona riuscita della missione istituzionale è infatti l’utilizzo degli strumenti che la normativa antimafia pone a disposizione delle forze dell'ordine e della magistratura in virtù dei quali è possibile "prevenire e contrastare ogni forma di acquisizione illegale di patrimoni che consegue ad una infiltrazione sottotraccia di tali organizzazioni criminali nel mondo economico che ne verrebbe inquinato e corrotto, violentando i circuiti virtuosi, e ciò non può e non deve essere permesso". 

La mafia nelle aree urbanizzate 

Come si legge nella relazione semestrale della Dia, "la presenza della criminalità organizzata nella regione Lazio appare non omogenea ma piuttosto in linea con le caratteristiche di un territorio altamente differenziato sotto il profilo della densità abitativa e della distribuzione della ricchezza. Le mafie risulterebbero quindi più pervasive nelle aree maggiormente urbanizzate e caratterizzate dalla presenza di più significativi scambi economici e commerciali". 

La vicinanza del Lazio con la Campania 

D’altra parte la contiguità territoriale con la Campania è senz’altro un facilitatore della proiezione delinquenziale di alcune espressioni camorristiche sul tessuto socio-economico laziale. Quale peculiarità unica nel panorama nazionale il Lazio è sede centrale del potere politico e amministrativo. Pertanto i più disparati e appetibili interessi di natura economica non sfuggono certo alle mire delle mafie sollecitando la possibile infiltrazione criminale collegata anche ad un delicato quadro complessivo correlato a una situazione economica estremamente fragile. 

Le carceri di Roma e Viterbo 

Di assoluta rilevanza appare inoltre la presenza degli istituti di internamento di Roma Rebibbia e Viterbo che ospitano detenuti sottoposti a regime differenziato. Tale circostanza espone tra l’altro il territorio a gravi rischi di infiltrazione ad opera dei familiari che come noto tendono ad avvicinarsi quanto più possibile ai propri congiunti ristretti.

Ciclo dei rifiuti e gli affari puliti 

A conferma dell’elevato livello di radicamento nel tessuto imprenditoriale nel semestre sono stati adottati alcuni provvedimenti interdittivi antimafia nei confronti di ditte operanti prevalentemente nella gestione di società cooperative agricole, del ciclo dei rifiuti, degli autotrasporti, delle costruzioni edili, della gestione di strutture alberghiere e di ristorazione ed altro. 

I contatti fra la mafia ed il clan Casamonica 

Nell’ambito dell’operazione “Gordio-Pars Iniqua” eseguita dai carabinieri e dalla Dia il 5 luglio 2021 sono state disvelate le dinamiche criminali in atto nel mandamento mafioso di Partinico (Palermo) e il primo tentativo di contatto con i Casamonica di origine rom e sinti da tempo attivi sul territorio della Capitale. Quest’ultima è un’espressione criminale autoctona per lungo tempo sottovalutata e negli ultimi anni duramente colpita dall’azione repressiva della magistratura e delle forze dell’ordine. Si ricorda a titolo esemplificativo la sentenza di condanna definitiva emessa dalla corte di cassazione con la quale è stato condannato a 6 anni di reclusione un sodale del gruppo Casamonica-Di Silvio per una violenta aggressione avvenuta presso un  bar della periferia della Capitale nell’aprile 2018. Più di recente si cita l’arresto del 7 gennaio 2021 di 5 soggetti riconducibili al clan Casamonica per aver illecitamente sottratto alcune bevande all’interno di un minimarket in zona Mezzocammino intimando al titolare di non ricorrere alle forze dell’ordine.

L'operazione Gramigna 

Tra l’altro nel corso della redazione del presente documento a settembre 2021 i giudici della decima sezione penale del tribunale di Roma hanno qualificato il clan dei Casamonica come un’associazione criminale di tipo mafioso. In particolare nell’ambito del processo "Gramigna" (luglio 2018) sono state emesse condanne per complessivi 400 anni circa di reclusione nei confronti di 44 sodali. Si rammenta anche la cattura il 17 gennaio 2021 di 19 soggetti indagati per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti ed estorsione aggravate dal metodo mafioso. 

Il gruppo Gambacurta 

Tra le organizzazioni autoctone presenti in Regione si cita anche il gruppo Gambacurta particolarmente attivo nei quartieri di Montespaccato, Boccea e Aurelia. Sul sodalizio il 4 maggio 2021 il tribunale di Roma si è espresso circa gli esiti dell’operazione “Hampa” (giugno 2018) che ha portato alla cattura di 58 persone condannando il capo del sodalizio alla pena di 30 anni di reclusione per tutti i reati ascritti con l’aggravante del metodo mafioso. Lo stesso tribunale ha condannato a complessivi 370 anni ulteriori 44 associati.

L'ombra della Banda della Magliana 

Oltre alle citate formazioni risultano tuttora attivi nel panorama romano personaggi dall’ “elevato” spessore criminale già interpreti dei noti eventi delinquenziali riconducibili alla banda della Magliana e apparentemente in grado di bilanciare gli equilibri negli scenari criminali romani.

A tal proposito si ricorda come il 22 febbraio 2021 sia stata data esecuzione al provvedimento di sospensione della misura della semilibertà con conseguente ripristino della carcerazione per un esponente di spicco della banda della Magliana - Marcello Colafigli - poiché sorpreso più volte a frequentare pregiudicati di Ostia. Questi era già stato condannato in via definitiva per 4 omicidi uno dei quali avvenuto nel 1990 nelle adiacenze di Campo de’ Fiori a danno di un noto boss del suddetto sodalizio, Renato De Pedis, il Dandy del Romanzo Criminale. 

Ancora il 26 marzo 2021 è stato eseguito dai carabinieri un decreto di confisca di beni riconducibili ad un soggetto di origine siciliana già appartenente alla banda della Magliana del valore complessivo di circa 13 milioni di euro. 

La banda della Marranella 

Nel medesimo contesto criminale il 1 marzo 2021 nell’ambito di una collaborazione tra i carabinieri, lo Scip e la Dcsan relazione all’operazione "Hispania" è stato catturato un pericoloso latitante ed elemento di spicco della banda della Marranella rifugiatosi in Spagna dove gestiva importanti traffici di stupefacenti verso l’Italia. 

Nel dettaglio l’indagine avviata nel luglio 2018 ha consentito di documentare l’operatività di una articolata organizzazione criminale dedita al narcotraffico e allo smercio di carichi di cocaina, hashish e marijuana sull’asse Spagna-Italia. 

Il traffico di sostanze stupefacenti 

Il traffico di stupefacenti nella regione continuerebbe a costituire uno dei principali affari illeciti perpetrato dai sodalizi anche in ragione della sua centralità territoriale e degli importanti collegamenti aerei e marittimi presenti. 

L'operazione Manila 

Talune recenti operazioni di polizia hanno consentito di disarticolare efferate organizzazioni dedite al narcotraffico e riconducibili alla ‘ndrangheta operanti soprattutto per i profili di carattere internazionale anche in collegamento con sodalizi di matrice etnica. Ne è esempio quanto emerso dall’indagine "Manila" del 15 febbraio 2021 con la quale è stata smantellata una compagine composta da soggetti romani e calabresi dediti all’importazione di ingenti quantitativi di droga dal Marocco tramite la Spagna per rifornire le piazze di spaccio della Capitale. 

Il gioco d'azzardo lecito ed illecito 

Gli interessi connessi al gioco d’azzardo lecito e illecito continuano a far registrare nel Lazio una certa operatività spesso interessando in sinergia diverse matrici criminali. È quanto dimostra il provvedimento di confisca eseguito dalla guardia di finanza e dai carabinieri tra i mesi di dicembre 2020 e gennaio 2021 nell’ambito del complesso contesto giudiziario dell’inchiesta “Babylonia” (2017-2018) della DDA di Roma che ha disvelato la profonda infiltrazione criminale del settore del gaming e della ristorazione nella Capitale. Il provvedimento in questione ha riguardato beni per un valore di circa 300 milioni di euro riconducibili a soggetti contigui alla camorra napoletana, alla criminalità organizzata barese e romana e a frange inquinate dell’imprenditoria della Capitale.

Il nuovo business dei carburanti 

Di assoluto rilievo appare poi nel semestre di riferimento la strategica convergenza di strutture mafiose di matrice diversa emersa con l’operazione “Petrol-Mafie spa”. Si fa riferimento nello specifico ad un comparto che appariva riservato a colletti bianchi specialisti delle cosiddette frodi carosello e non necessariamente legato a contesti di criminalità organizzata. L’operazione conclusa l’8 aprile 2021 dalla guardia di finanza ha costituito la sintesi di 4 filoni investigativi delle Dda di Napoli, Roma, Catanzaro e Reggio Calabria che con il coordinamento della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e di Eurojust hanno messo in luce gli interessi di sodalizi mafiosi di diversa estrazione nel business della illecita commercializzazione di carburanti e del riciclaggio di centinaia di milioni di euro in società petrolifere intestate a meri prestanome insospettabili. Un affare che ha riguardato prevalentemente il clan Moccia.

Sfruttamento della prostituzione ed immigrazione clandestina   

Con riferimento alle organizzazioni albanesi, cinesi, nigeriane, nordafricane, romene e sudamericane queste continuerebbero ad operare nella regione per lo più nel campo degli stupefacenti e in quello dell’indotto dell’immigrazione clandestina rivolto alla gestione e allo sfruttamento della prostituzione e del lavoro nero. 

Dall’esame delle attività investigative più recenti emerge come nel complesso panorama criminale della regione non si possa riconoscere un ruolo di supremazia in capo ad alcuna delle organizzazioni insediate ed operanti sul territorio. Le singole organizzazioni insistenti nel Lazio appaiono anzi consapevoli della possibilità di agire sia in autonomia, sia all’occorrenza in joint venture con altri sodalizi anche grazie a figure borderline in grado di raccordare diverse matrici criminali. 

Il ricorso alla violenza 

Taluni recenti sanguinosi episodi criminali testimoniano tuttavia come la ricerca ed il mantenimento di questi equilibri non siano sempre fluidi ma spesso raggiunti con modalità volutamente e palesemente violente ed eclatanti per rispondere all’esigenza di riempire gli spazi vuoti conseguenti alla sistematica azione di contrasto.
 

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