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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Mafia Capitale: preso anche Giovanni De Carlo, "il boss che conta materialmente"

Irreperibile durante il blitz, De Carlo, uno dei destinatari dell'ordinanza di arresto, si è consegnato ieri a Fiumicino. Il suo profilo risulta quello di un boss in carriera, uscito dall'organizzazione di Carminati perché cresciuto

L'ultimo degli arrestati, ma non per importanza. Era irreperibile da domenica, giorno in cui è scattato il blitz. Era in viaggio, in Thailandia e ieri, sbarcato a Fiumicino, si è consegnato ai carabinieri del Ros. Giovanni De Carlo, 39 anni, è l'ultimo degli arrestati nell'ambito dell'operazione Mondo di Mezzo che ha sgominato parte di Mafia Capitale. Dagli inquirenti non viene considerato interno all'organizzazione di Carminati, tanto che per lui il capo di imputazione non è quello di associazione mafiosa ma di favoreggiamento del capo dell'organizzazione e di trasferimento fraudolento di valori.

Con il 'Cecato' "aveva questionato", fatto questo che l'aveva posto fuori da Mafia Capitale, come riferisce un altro degli arrestati, Fabio Gaudenzi, sodale del Nero. L'ordinanza firmata dal Gip Costantini tratteggia un personaggio in carriera, che Ernesto Diottalevi, ex boss della Magliana, in un'intercettazione ambientale fatta nella sua auto, definisce rivolgendosi al figlio "Il boss che conta materialmente".

De Carlo formalmente per tutti è un nullafacente. Risulta residente in via del Gesù, anche se effettivamente dimora a piazza Cavour. Gira in Ferrari ed ostenta un certo lusso. Anche per questo i magistrati nell'ordinanza d'arresto però scrivono che "l’ingente disponibilità di risorse finanziarie in assenza di qualsiasi fonte di reddito lecita inducono a ritenere che De Carlo abbia fatto del crimine una scelta di vita, circostanza che induce a  ritenere che egli continuerà a delinquere e a commettere reati della stessa specie".

A rendere pericoloso De Carlo anche la disponibilità di "una rete di soggetti ai quali abitualmente si appoggia, che, ponendosi quali intermediari nei rapporti esterni - scrive ancora il Gip -, gli consentono di vivere come 'un'ombra' e di impiegare nel circuito economico lecito le proprie risorse di denaro di provenienza illecita, senza che la sua figura appaia all'esterno".

A portare al suo arresto il suo modus operandi: "E' risultato muoversi in sostanziale clandestinità", si legge tra le pagine dell'ordinanza, fatto "che ha reso talvolta difficile  contattarlo. Tali precauzioni sono finalizzate esclusivamente a eludere le investigazioni dell’autorità giudiziaria e non appaiono compatibili con propositi diversi, sicché appaiono sintomo rivelatore di una pianificata e pervicacia consuetudine a delinquere".

Il Gip Costantini dà credito a quanto dice Diottalevi: "Una fonte autorevole del panorama delinquenziale romano, Ernesto Diottalevi, il quale per sua stessa ammissione si attribuisce il ruolo di colui che “teoricamente” riveste un ruolo di capo nel panorama capitolino, facendo implicito riferimento a “Cosa Nostra”, lo ha definito, rispondendo alla domanda del figlio Leonardo, che gli chiedeva chi fosse il “boss dei boss”, come la persona che “materialmente” conta, indicando che lo stesso ha la propensione a "marcare il territorio" ("ha fatto proprio la lisciatina … come i cani"), ove esercita la propria influenza".

Altre intercettazioni di notevole valore che "contribuiscono a configurare il personaggio in questione come un delinquente estremamente pericoloso, portatore di una vocazione al delitto" sono quelle a Fabio Gaudenzi, membro di Mafia Capitale, "che", si legge nell'ordinanza, "ha indicato De Carlo come inserito, fino a un certo periodo di tempo, nella medesima consorteria criminale, che, però, era “cresciuto” e che aveva preferito allontanarsi, acquisendo uno spazio criminale autonomo".

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