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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Bondage, una comunità sotto shock: "Non siamo degli irresponsabili"

Parla Stefano La Forgia, esperto del settore e conoscente della vittima della tragedia avvenuta a Bufalotta: "Per tutti noi è uno shock"

Siamo in pieno centro, a due passi da piazza Navona, e il telefono di Stefano La Forgia, punto di riferimento della “comunità BDSM” (bondage disciplina dominazione sottomissione sadismo masochismo) non smette di squillare: sono amici e conoscenti suoi e della giovane di Lecce, morta ieri notte in un gioco erotico, che lo chiamano sconvolti dalla notizia.

Anche Stefano è scosso, lui che con il suo negozio Alcova, aperto sei anni fa, è in qualche modo diventato un punto di riferimento per quanti sono dediti alla pratica del bondage.

Intervistato su quanto accaduto ci dice: “E' una giornata molto difficile, sapere di aver perso persone con cui avevi parlato fino a qualche giorno fa non è semplice.” Stefano infatti conosceva le persone rimaste coinvolte nella tragedia avvenuta a Bufalotta e, proprio lui, che ha messo su una scuola di Bondage spiega: “So quanto hanno riportato i giornali sull'incidente, ma erano persone che si conoscevano e non erano inesperti. Hanno fatto una cazzata che ha segnato le loro vite, quelle dei loro cari e di noi tutti. Per tutta la “comunità” è uno shock, perché eravamo convinti che queste cose potessero succedere solo a quelli che navigano ai margini, a quelli un po' ambigui. Sicuramente almeno due di loro non erano alle prime armi, avevano esperienza. Ci si vedeva ogni settimana, se non di più”.

Quindi, il suo pensiero rivolto a quanto accaduto: “Al momento la preoccupazione è per una persona che non c'è più, per un'altra che è in ospedale e non si sa quale siano le sue condizioni e per la terza che pagherà, non so dal punto di visto penale (l'ingegnere è stato arrestato ndr), ma sicuramente interiormente per il resto della vita. C'è la sensazione che tutta la comunità BDSM venga percepita come un gruppo di irresponsabili, quindi la preoccupazione, tolta quella per gli amici, è che la comunità venga vista e presentata come un gruppo di irresponsabili che finiscano tutti impiccati. Non dico che il rischio non ci sia, forse non avevano un coltello e se ce l'avevano non sono riusciti a utilizzarlo. Deve esserci stata una concomitanza di fattori che, sommati, hanno creato questo incidente tragico. È come puntare il dito contro Schumacher perché ha fatto un incidente mentre correva in gara. Il rischio e il gusto del rischio c'è, ma erano tre persone a cui è accaduto un incidente”.

In queste ultime ore si è parlato molto di bondage, ma secondo Stefano non è  quella la pratica pericolosa: “Lo strangolamento non è né bondage, né shibari ma è breath play: controllo del respiro, che è ancora un'altra cosa, ovvero provare piacere tramite lo strangolamento. C'è confusione su tutti questi termini perché non se ne può parlare alla luce del giorno”.

A Roma, il suo negozio ha aiutato la comunità a crescere: “Le persone venivano qui e abbiamo iniziato a organizzare degli aperitivi, delle serate. Le persone della comunità non sono poche. Al mondo ci sono almeno un migliaio di incidenti come quello avvenuto ieri, questo dà le dimensioni del fenomeno”.

Stefano, anche se restio a parlarne, dà qualche indicazione anche sulla comunità di persone che ruotano intorno a queste pratiche: “Comunemente si pensa che siamo delle persone ambigue, con perversioni, invece non è così, siamo quello che erano i gay all'inizio degli anni '80 e il rischio arriva anche da questo. Non possiamo parlare di noi alla luce del giorno, personalmente non ho problemi a dire quello che mi piace e a metterci la faccia, per questo ho aperto una scuola e creato un luogo che è diventato un punto di riferimento.”

Già perché questa comunità, da quello che dice Stefano, non è esigua: a suo dire c'è un sottobosco di persone dedite e che praticano le diverse forme di sadomaso. Riguardo ai rischi connessi a questo tipo di pratiche, ci spiega che proprio per evitarli è nata questa realtà in cui vengono spiegate delle norme di sicurezza che vanno dall'uso degli strumenti, le corde in particolare, fino al modo per incontrare le persone, un esempio: “Il bondage ha tra le sue regole base quella di non creare danni fisici o mentali permanenti, perché certamente l'essere legati o in posizioni di costrizione può creare danni mentali”. Così nascono delle serate di incontro, fatte nei pub generalmente, in cui ci si può conoscere di persona e parlare di ciò che piace o non piace fare, da qui quindi possono nascere degli appuntamenti in cui praticare bondage e  tecniche simili".

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