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Cronaca

Palazzo londinese venduto al Vaticano, disposto l'arresto per il broker Gianluigi Torzi

L'imprenditore molisano è accusato di autoriciclaggio ed emissione di false fatture, la misura di custodia cautelare disposta per "l'attuale e concreto pericolo di reiterazione delle condotte illecite". Al centro dell'inchiesta, un palazzo al numero 60 di Sloane Avenue, a Londra

La procura di Roma ha disposto l’arresto per il broker molisano Gianluigi Torzi, già coinvolto nell’inchiesta sulla compravendita dell'immobile al numero 60 di Sloane Avenue a Londra su cui da giugno 2020 indaga l'Autorità Giudiziaria Vaticana, che gli contesta un profitto illecito di 15 milioni di euro.

Torzi, 42 anni, è accusato di autoriciclaggio ed emissione di false fatture. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito all’alba l’ordinanza di applicazione della misura cautelare emessa dal gip Corrado Cappiello, che oltre all’arresto per Torzi ha disposto anche tre misure interdittive di esercizio della professione per i commercialisti Giacomo Capizzi, Alfredo Camalò e Matteo del Sette, tutti indagati, a vario titolo, per emissione e annotazione di fatture per operazioni inesistenti.

La procura ha avviato le indagini, affidate agli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma, dopo la richiesta di assistenza giudiziaria formulata dal Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano. Gli accertamenti hanno ricostruito come parte dei 15 milioni, bonificati a due società inglesi dell’imprenditore molisano, siano stati impiegati per l’acquisto di azioni di società quotate in borsa italiana (un’operazione da oltre 4,5 milioni di euro che ha fruttato in pochi mesi oltre 750.000 euro) e per ripagare il debito da 670.000 euro contratto da altre due aziende dello stesso Torzi.

Le indagini hanno inoltre portato alla luce un ulteriore filone di illeciti, un giro di false fatture (non collegato all’operazione immobiliare londinese) che Torzi avrebbe costruito e portato avanti insieme con gli altri tre indagati “al solo scopo di frodare il Fisco”. I dettagli sono emersi dall'analisi delle conversazioni su Whatsapp e via mail che la Guardia di Finanza ha scoperto nei telefoni cellulari già sequestati dall'autorità giudiziaria vaticana.

Per il broker molisano era stato emesso un ordine d’arresto da parte dell’Autorità Giudiziaria Vaticana a giugno 2020 in relazione all’acquisto dell'edificio di Chelsea, a Londra, città in cui Torzi si trova attualmente.

Gianluigi Torzi arrestato, le indagini

L’indagine, si legge nell’ordinanza, è partita “da una denuncia del Direttore Generale dell'istituto per le Opere di Religione, a seguito di una lettera presentata il 4.06.2019 dalla Segreteria di Stato della Santa Sede, avente ad oggetto una richiesta di finanziamento, per un importo di 150 milioni di euro, motivata da non meglio precisate "ragioni istituzionali": i successivi controlli - continua il gip - hanno evidenziato che la richiesta di finanziamento era prodromica all'estinzione, per il tramite dello studio legale inglese Mischon De Reya, di un mutuo acceso su di un immobile sito in Londra, 60 Sloane Avenue, di proprietà della società off-shore 60 SA Limited, acquistata in data 2.05.2019 dalla Segreteria di Stato e ceduta dalla società di diritto lussemburghese Gutt Sa".

"Dagli accertamenti svolti dallo Ior - si legge nell'ordinanza - e dall'ufficio dei Revisore dei Conti è emerso che le acquisizioni di immobili a fini di investimento non possono essere compiute dalla Segreteria di Stato, essendo riservate all'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica: inoltre, l'investimento in questione non risulta in nessun documento ufficiale trasmesso dalla Segreteria di Stato al Consiglio dell'Economia e, comunque, la Segreteria di Stato non può impiegare in operazioni ad elevato rischio finanziario i fondi ricevuti per finalità benefiche (Fondo Obolo e fondi Intitolati)".

"Pericolo attuale e concreto di reiterazione dei reati"

Per il gip, la custodia cautelare in carcere per Torzi è necessaria alla luce di un “pericolo di reiterazione dei delitti della stessa specie di quelli per cui si procedere assolutamente concreto e attuale”. Nell’ordinanza di ricordano “i precedenti di polizia per abusiva attività finanziaria, truffa, emozione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti” e le indagini in corso per “bancarotta fraudolenta, propria e impropria, nell’ambito del gruppo Tag Comunicazioni”.

Il giudice per le indagini preliminari definisce “allarmante la facilità con cui Gianluigi Torzi ed i suoi collaboratori siano riusciti a organizzare le operazioni fraudolente, individuando e sostituendo in brevissimo tempo le società da utilizzare per l'emissione e l'utilizzo delle fatture false, necessarie per riscuotere un cospicuo credito personale, celato da fittizi contratti di consulenza, predisposti all'uopo da professionisti, anche attraverso la falsa retrodatazione della variazione del codice Ateco”.

Non un episodio sporadico, sottolinea ancora il gip, ma “una vera e propria strategia economica tesa a frodare il Fisco attraverso collegamenti societari, schermi giuridici e specifiche collaborazioni professionali". E visti i precedenti, è stata definita "assolutamente necessaria l’adozione della misura di custodia cautelare" alla luce della “inadeguatezza” delle altre.

Nello specifico, degli arresti domiciliari, dove “potrebbe perpetrare ulteriori analoghe condotte delittuose” seguendo “medesimi schemi ormai collaudati” e utilizzando prestanome e professionisti “anche per inquinare l’attività di ricercadelle prove”.

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