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Cronaca

Omicidi di Prati: i pm valutano la premeditazione. La linea difensiva di De Pau

De Pau è stato ripreso con il capo coperto da un cappuccio nero della felpa e sopra uno scalda orecchi, come se avesse voluto nascondersi

Cappuccio, volto coperto e mani in tasca come se volesse nascondere qualcosa. Forse tracce di sangue. E poi ancora i video girati con il cellulare, i giri in auto e la notte in discoteca in cerca d'aiuto. La scia di morte lasciata a Roma la mattina del 17 novembre da Giandavide De Pau potrebbe essere stata pianificata.

È questo quanto vogliono dimostrare gli inquirenti che indagano sul triplice omicidio avvenuto nell'arco di circa una ora a Prati. La tesi investigativa, invece, di tutt'altro tenore, spingerebbe a dimostrare come l'ex autista di Michele Senese, il detto 'o Pazz', non fosse lucido in quelle drammatiche ore. Eppure le immagini acquisiti dalla procura di Roma appaio eloquenti. La pista investigativa della premeditazione, se confermata, farebbe assumere alla mattanza consumato tra via Riboty e via Durazzo un significato ancora più drammatico.

I video e le foto 

A consolidare questa ipotesi - secondo la squadra mobile e pm - ci sarebbero proprio i video trovati sul suo cellulare di De Pau. Filmati che raccontano dei primi due omicidi, quelli di "Lia" e "Sofia". Ma anche le tante testimonianze raccolte nelle ore successive ai fatti e, soprattutto, le foto delle telecamere di sicurezza allegate all'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip. De Pau si vede completamente travisato prima di entrare in via Riboty, teatro del primo duplice omicidio.

Un vestiario che sarebbe stato scelto forse per non farsi riconoscere. Nelle immagini si vede De Pau che entra in un bar di fronte al palazzo della via a poca distanza dal tribunale, con la mascherina, cappuccio calato e tuta. Sul punto il gip sottolinea che "inquadrato dalle telecamere indossa una giacca tipo piumino di colore azzurro con il cappuccio, dei pantaloni di colore nero, un paio di scarpe da ginnastica di colore nero gommate bianche e uno scalda orecchie di colore nero con dei disegni di colore bianco".

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Più tardi "viene ripreso mentre esce dallo stabile alle ore 10:41, ossia poco prima che venga trovato il cadavere di "Lia" sul pianerottolo, e ripercorrere a ritroso la strada fatta poco prima. L'uomo nonostante il clima non particolarmente freddo di quel giorno, è più coperto rispetto al momento in cui era entrato: ha il capo coperto dal cappuccio nero della felpa, che indossa sotto la giacca di colore azzurro, e sopra il cappuccio della felpa calza uno scalda orecchie".

Inoltre, indossa una mascherina sul viso e un paio di occhiali da sole e cammina con passo veloce con le mani in tasca e sono visibili "aloni di macchie sul giubbotto", che sia sangue? Con gli stessi indumenti ha raggiunto via Durazzo e nel seminterrato di uno stabile uccide, sempre a coltellate, la cittadina colombiana Marta Castano Torres.

Non solo. Altri video lo vedono girare in auto e parcheggiare proprio prima di entrare nell'appartamento di Marta Castano Torres. La guida è apparentemente normale. La sera, ancora, viene accertata la sua presenza in discoteca dove avrebbe cercato aiuto. Insomma, mosse lucide secondo gli inquirenti.

La linea difensiva

Una ferocia che gli inquirenti stanno addirittura di valutare l'ipotesi di una correlazione con almeno un altro episodio del 2010 dove a morire fu sempre una prostituta. Dal canto suo il difensore dell'indagato, l'avvocato Alessandro De Federicis, dopo la decisione del gip, potrebbe presentare ricorso al Riesame. Sullo sfondo resta la questione psichiatrica del 51enne che da tempo seguiva una terapia presso un sert.

Come ha già sottolineato l'avvocato, De Pau - stando alla sua testimonianza ritenuta non credibile da chi indaga - ha memoria di essere in via Riboty "poi non ricorda più niente. Non ricorda via Durazzo. Non ricorda niente. Da me non potete sapere nulla di più". In sostanza la difesa punta sulla perizia psichiatrica, che dovrà attestare "un disturbo della personalità borderline", ha detto l'avvocato: "Ho chiesto è di trovare una struttura adeguata alle sue condizioni".

Secondo il gip Mara Mattioli invece, "contrariamente a quanto sostenuto da De Pau", nel corso dell'interrogatorio in questura in cui parlò di blackout e di non ricordare nulla, tutti i dati raccolti "fanno presumere che fosse pienamente consapevole dei gravissimi fatti da lui commessi ai danni delle tre donne". 

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