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Suicidio gay a Roma: la procura apre un'indagine sulla morte di Simone

Il fascicolo, per ora senza indagati o ipotesi di reato, è stato avviato dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani e dal sostituto Antonio Clemente. Il sindaco Marino: "Gesto frutto di arretratezza culturale del paese"

Finisce in procura il caso di Simone, il 21enne gay suicida dall'undicesimo piano dell'ex pastificcio Pantanella sulla Casilina. Il procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani e il sostituto Antonio Clemente hanno aperto un fascicolo per ora senza indagati o ipotesi di reato.

Il ragazzo, prima del tragico volo dall'undicesimo piano del comprensorio dell'ex pastificio della Pantanella, ha lasciato un biglietto in cui afferma che "l'Italia è un Paese libero ma esiste l'omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza". I pm hanno affidato delega alla polizia per effettuare una serie di accertamenti: gli inquirenti ascolteranno anche parenti e amici del ragazzo per cercare di definire i contorni in cui si è consumata la tragedia.

Ieri proprio i genitori, sotto choc, si dichiaravano increduli: "Eravamo ignari di questo suo tormento interiore. Non sapevamo che nostro figlio potesse essere omosessuale, ne' di questo suo disagio nei confronti dell'omofobia". I familiari hanno anche ribadito che il giovane, il quale viveva con i genitori, non aveva problemi con nessuno. Il primo tassello delle indagine sarà quello di ricostruire le ultime ore di vita del ragazzo, per capire soprattutto se nella zona o in quell'edificio dal quale si e' lanciato avesse incontrato qualcuno.

Il sindaco Marino, a margine di una presentazione ha così commentato: "Non la chiamerei disgrazia ma frutto dell'arretratezza culturale del nostro Paese sul tema dei diritti. Credo che Roma debba essere alfiere del sostegno degli stessi diritti per tutti e non di diritti speciali per qualcuno". Parlando a margine della riapertura della via Alessandrina, Marino ha sottolineato che "dobbiamo sradicare la violenza di chi colpevolmente diviene la matrice di questi terribili eventi. Sono ferite che Roma non puo' accettare".

Il presidente dell'ArciGay, Flavio Romani, è intervenuto duramente: "In Italia, in tema di omotransfobia, si contano molte più vittime che provvedimenti. Tutti noi - dichiara Romani - abbiamo provato un dolore immenso nell'apprendere di quest'ennesimo fatto tragico, tutti abbiamo sentito montare dentro l'indignazione per quell'atto di accusa inequivocabile con cui Simone ha detto addio a tutto quello che aveva". Dunque "mettiamo in campo una risposta, quantomeno una reazione. Esortiamo la viceministro Guerra a rendere concreto il suo richiamo all'azione e a sollecitare subito l'apertura di un tavolo interministeriale che porti in tempi rapidi alla definizione di una road map di interventi sull'omotransfobia".

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