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Cronaca

Paolini condannato in Cassazione per induzione alla prostituzione minorile: cinque anni al “disturbatore tv”

La Suprema Corte ha confermato la sentenza emessa lo scorso settembre dalla Corte d’Appello di Roma. I fatti risalgono al 2013

Gabriele Paolini, il noto “disturbatore della tv”, è stato condannato in via definitiva a cinque anni di carcere per  induzione alla prostituzione minorile, produzione di materiale pedopornografico e tentata violenza sessuale su minori.

La Corte di Cassazione lo ha deciso ieri, confermando la sentenza emessa lo scorso settembre dalla Corte d’appello di Roma. I fatti risalgono al 2013, quando Paolini venne arrestato - prima traferito in carcere, poi ai domiciliari -  su ordinanza del giudice per le indagini preliminari secondo cui aveva avuto rapporti sessuali con alcuni minorenni in cambio di regali e soldi.

Al centro dell’inchiesta è finito in particolare il rapporto di Paolini con un 17enne.  Secondo il gip, Paolini aveva avuto rapporti sessuali con alcuni minorenni, in cambio di soldi e regali, intrattenendo una relazione con un ragazzo di 17 anni. Ai tempi Paolini aveva 39 anni: lui ha sempre negato l’accusa di avere messo in atto un “insistente tentativo di persuasione” - così scrisse il gip - nei confronti dei ragazzi, e di averlo portato avanti “pur a fronte delle palesi resistenze oppostegli, con modalità espressive di reiterata e collaudata tecnica di induzione”. L'accusa di produzione di materiale pedopornografico riguarda invece alcuni video che Paolini ha girato durante gli incontri con i ragazzi.

Nel 2017 è arrivata la prima condanna a 5 anni di reclusione, confermata dalla Corte d’Appello. Una sentenza confermata dalla Cassazione: “Ci rivolgeremo alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo - è il commento dell’avvocato di Paolini, Lorenzo La Marca - Riteniamo che questa sentenza, così come le precedenti, siano basate su un intento discriminatorio in relazione all’orientamento sessuale. I ragazzi non hanno mai presentato denuncia contro Paolini e mai lo hanno accusato, e questa è una cosa di cui andava tenuto conto. Tutte le sentenze sono state emesse su una chiara e semplice discriminazione in base all’orientamento sessuale”.

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