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Cronaca

Pizza e camorra: chi sono i fratelli Righi

Antonio, Salvatore e Luigi Righi sono i tre fratelli legati al clan Contini. A loro sono riconducibili molti dei 23 locali sequestrati questa mattina dai Carabinieri del Nucleo Investigativo in pieno centro storico

Sono arrivati a Roma una ventina di anni fa e hanno tirato su una vera e propria holding di ristoranti legati alla Camorra. I fratelli Antonio, Salvatore e Luigi Righi avevano colonizzato il centro storico della Capitale e il suo tessuto commerciale, legandolo, secondo quanto emerso dalle indagini che hanno portato agli arresti odierni, al clan Contini. 

Ventitre locali, molti dei quali riconducibili a loro, sono finiti sotto sequestro in una maxi operazione della Direzione Nazionale Antimafia. I loro nomi spiccano, tra i 22 arrestati sul territorio romano, per la rete di pubblici esercizi creata ad hoc per il riciclo di denaro sporco. Parliamo per lo più di pizzerie del marchio Pizza Ciro, ma anche di gelaterie, ristorantini e un centro estetico, tutti in pieno centro storico tra Monti e Prati (VEDI ELENCO DEI LOCALI SEQUESTRATI). Ma chi erano i fratelli Righi?

Dalle indagini il loro profilo è chiarissimo: stabili riciclatori per conto della camorra napoletana, al servizio, in particolare, del clan Contini, ai cui dirigenti Giuseppe Ammendola e Antonio Cristiano, Salvatore Righi consegnava periodicamente somme di denaro contante, provento delle attività di riciclaggio. Le cosiddette operazioni di 'money back'. Ma i tre fratelli hanno dei precedenti.

IL SEQUESTRO DI PERSONA - Nodo cruciale della loro storia criminale risalirebbe al 1983, quando si sarebbero resi protagonisti di un sequestro di persona ai danni di Luigi Presta, noto gioielliere partenopeo le cui attività ruotavano nella zona del Buvero, zona della città di Napoli nota proprio per la presenza di gioiellerie e orefici. 

La vicenda e i suoi sviluppi processuali, fanno sapere gli inquirenti, ha fatto da spartiacque fra una dimensione micro-imprenditoriale dei Righi e la loro successiva ascesa in ambiti economici di notevole spessore. Ascesa favorita da intrecci criminali nei quali la famiglia era pienamente coinvolta, pur essendo inizialmente titolare solo di una modesta pizzeria a Napoli. Il sequestro di persona si concluse con la liberazione dell'ostaggio nel mese di marzo 1983, con il pagamento di un riscatto di un miliardo e 700 milioni di lire.

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