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Cronaca

“Un fiume d'amore” cinese: scoperti undici appartamenti a luci rosse

Sui campanelli delle varie strutture campeggiava il nome dell'organizzazione, “Un fiume d'amore”. In ogni abitazione lavoravano 2 o 3 prostitute ed ogni prestazione valeva dai 50 ai 70 euro e alle ragazze spettava ben poco

Sgominata dagli uomini della Squadra mobile di Roma un’organizzazione dedita alla prostituzione di ragazze cinesi. Dopo un anno di indagini sono, finora, 11 le persone arrestate e 25 gli appartamenti posti sotto sequestro in tutta Italia.

“Le indagine sono partite dalla segnalazione di un comune cittadino che aveva notato un andirivieni sospetto nel proprio palazzo di via Gregorio XII – spiega il capo della Squadra mobile romana Vittorio Rizzi durante la conferenza stampa che si è tenuta stamattina presso la Questura.

“Fiume d’amore”, il nome dell’organizzazione, come si poteva leggere sui campanelli delle case di appuntamento. Un unico prestanome aveva registrato i contratti d’affitto in tutta Italia, mentre altri cittadini cinesi curavano gli annunci e la riscossione degli incassi. Un’organizzazione praticamente perfetta, con tanto di maitresse e call-center che indirizzava i clienti nelle varie case di appuntamento.

“L’elemento significativo di questa operazione è la dimostrazione che la prostituzione cinese può diventare impresa – dice Rizzi - A Roma sono 11 gli appartamenti interessati. Abbiamo aspettato il giorno in cui il prestanome doveva pagare l’affitto al proprietario di una delle case per procedere al primo arresto”.

Un giro d’affari enorme, se si pensa che in ogni abitazione lavoravano 2 o 3 prostitute, che ogni prestazione valeva dai 50 ai 70 euro e che alle ragazze spettava ben poco. “Ogni casa d’appuntamenti poteva fruttare anche mille euro al giorno – spiega Rizzi – naturalmente tutti i soldi venivano spediti in Cina”. Il giro di prostituzione aveva due tipi di mercato. Le ragazze più avvenenti erano destinate ai loro connazionali più facoltosi, mentre le altre agli italiani. “I reati contestati sono sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina – conclude Rizzi – ma non escludiamo che ci possa essere un collegamento con la criminalità organizzata cinese”.  

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