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Cronaca

Cavi dai tetti come se piovesse: ecco la Roma delle antenne tv

Da piazza Bologna a Marconi, passando per lo storico quartiere di Testaccio, i palazzi romani sono spesso ornati di cavi tv penzolanti dai tetti. Ecco i perché del fenomeno e le leggi che lo regolano

Può sfuggire al distratto, ma un occhio attento certamente la nota. Una giungla di liane dondolanti dai tetti, che appaiono e scompaiono dalle finestre, alcune penzolanti nel vuoto. No, non siamo in una selva tropicale ma nella Roma dell’etere e delle antenne tv. Perché si sa, la capitale sopra i tetti si trasforma in un’intricata distesa di trasmettitori radiotelevisivi, uno dietro l’altro, pronti a contendersi il segnale. Due le macro categorie che spesso convivono sopra lo stesso tetto: le antenne centralizzate, una per un intero condominio, e le antenne singole, una per ogni appartamento. E i cavi? Che strada fanno? Perché in alcune palazzine penzolano dal tetto svolazzando in libertà sulle facciate? Abbiamo chiesto delucidazioni a chi di antenne certamente se ne intende.

PARLA L'ANTENNISTA - “I cavi per le centralizzate passano attraverso un'apposita canalina interna al palazzo, per le antenne singole invece, in molti casi sono stati fatti passare esternamente agli edifici”. A fornirci spiegazioni sul fenomeno è Osvaldo Bizzarri, di mestiere antennista, da 35 anni, sul territorio comunale di Roma. “Se i fili scendono dai tetti passando sui lati degli edifici può essere o perché il lavoro è stato fatto di fretta e da persone poco capaci o perché, effettivamente, non vi era il modo di farle passare dall'interno perché la conformazione del palazzo non lo ha permesso”. Ma sono pericolosi? Ci può essere per esempio il rischio di un cortocircuito? “No, quello no, perché non passa tensione nei cavi – ci spiega Osvaldo – certo un pericolo c'è (e me lo sogno la notte): i cavi deteriorati possono rompersi e cadere dal tetto e, in palazzi di 30 metri di altezza come quelli sulla Tuscolana, certo non è sarebbe piacevole”.

Perché scegliere di installare un’antenna singola quando un palazzo è già dotato di antenna centralizzata? “Semplice, perché in molti casi l’antenna centralizzata non funziona come dovrebbe e la ricezione del segnale può non essere ottimale” continua Bizzarri. Motivo? “Per questioni economiche il lavoro viene spesso svolto da elettricisti, invece che da antennisti, e con materiale di scarsa qualità per spendere meno: il risultato è che le antenne costano poco e non durano niente”. E ripararle richiede una procedura tutt’altro che semplice. “Per mettere mano agli impianti centralizzati - chiarisce l’antennista - è necessario l’intervento dell’amministratore che, per via di iter burocratici interminabili che richiedono la consultazione di tutti i condomini, non è mai rapido”. E allora si sa, chi fa da sé fa per tre, monta l’antenna da solo, se la ripara chiamando il suo tecnico di fiducia, se la paga, vede meglio la televisione ed evita pure il calvario delle riunioni di condominio. A ognuno la sua antenna e a ognuno il suo cavo penzolante. A farne le spese però è il decoro urbano che, in termini di paesaggio e architettura, certo ha molto da perdere.

QUESTIONE DI DECORO - “Uno schifo che esiste solo da noi e che, da solo, genera degrado, inquinamento visivo, sciatteria e stato di abbandono”. “Solo a Roma, ormai, si vedono le selve di antenne sui tetti e i fili che penzolano sulla facciata dei palazzi. E' uno scempio inaccettabile” e ancora “come rovinare uno dei più bei panorami del mondo”. Sul web il fenomeno attira l’attenzione degli utenti, che lasciano lamentale come queste su forum e blog.

“Le antenne sono parecchio impattanti sul panorama urbano e generano inquinamento visivo - ci spiega Massimiliano Tonelli, che sul blog Romafaschifo  ha dato spazio al tema - i tetti romani, sia nel centro storico, che nei quartieri consolidati, che in periferia, sono inconfondibili. Nessuna città in Europa, ma anche in Italia, è in queste condizioni”. Tonelli fa l’esempio di città artisticamente rilevanti come Siena dove “si è deciso di cablare tutto il centro storico per togliere anche l'unica antenna centralizzata a palazzo: la città è diventa più bella, il turismo è aumentato, e gli investimenti effettuati sono rientrati con gli interessi”. La soluzione al problema? “Una delibera severa, con multe, anzi con tasse di scopo per i condomini che non si adeguano. Tre, cinque, dieci euro al mese in più da pagare finché l'amministratore condominiale non si decide a fare una antenna centralizzata. Sarebbe la svolta”. Già, perché la legge in tutto questo che dice?


Cavi tv che penzolano dai tetti



LEGGI - Un vero mare magnum in cui gli stessi addetti ai lavori faticano a orientarsi. Qual è il regolamento vigente in materia di installazioni di antenne tv? La domanda posta via telefono agli uffici competenti del Comune di Roma sembra spiazzare i centralini che si passano la palla da un dipartimento all’altro fino a rimandare alle competenze municipali. Unico indizio? Il “testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia” nonché d.p.r. 380/2001 che però sulla costruzione degli impianti non sembra dirci granché.

Non riuscendo a mettere insieme spiegazioni sufficienti dalle fonti comunali abbiamo dato un'occhiata sul web. Anche se in pochi le conoscono le regole esistono e parlano chiaro. La legge n.249 del 31 luglio 1997, art.3 comma 13, ha imposto che “dal 1 gennaio 1998 gli immobili composti da più unità abitative di nuova costruzione o quelli soggetti a ristrutturazione generale debbano avvalersi di norma di antenne collettive”. Inoltre ha stabilito che, “entro 180 gg. dalla data di entrata in vigore della legge” i Comuni adeguassero il Regolamento “al fine di salvaguardare gli aspetti paesaggistici” delle città. Nella capitale il regolamento è stato adeguato nel 2003 con la delibera n.95: “sulla copertura di ogni edificio composto da più unità abitative è ammessa l’installazione di una sola antenna collettiva”. Ritardi a parte peccato che la norma non sia retroattiva e che, anche supponendo che quelli costruiti o ristrutturati negli ultimi otto anni siano in regola, la maggioranza degli edifici resta sotto la tutela delle leggi precedenti. Quali?
 
La 06.05.40 n. 554, valida dagli anni ’40 agli anni ’90, ha sancito il pieno potere del singolo di installare un’antenna privata indipendentemente dalla presenza o meno di quella centrale. Il tutto è confluito nel più recente d.p.r. 29.03.73 n. 156 che, insieme all’art.21 della Costituzione sul diritto all’informazione, ha garantito sonni tranquilli a tutti i possessori di antenna singola oltre a dare il via libera al passaggio dei cavi “sia al di sopra delle proprietà pubbliche o private, sia dinanzi a quei lati di edifici ove non siano finestre od altre aperture praticabili a prospetto”.

Insomma, si è potuto per cinquant’anni, da otto invece non si può più. Difficile apprezzare i risultati delle nuove norme in così poco tempo come difficile dev’essere mettere le mani nel calderone precedente. Forse l’argomento non suscita interesse? O forse ne suscita troppi? E’ davvero più complesso di quello che sembra mettere a norma tutti gli edifici? Quale che sia l’ostacolo la giungla resta e, al momento, non sembrano esserci accenni a una sua soluzione in tempi brevi.
 

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