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Cronaca

Fabio Gaudenzi, il video su Diabolik e la "mafia vera": così i fascisti smontano il camerata Rommel

Massimo Carminati (attraverso il suo legale) e Maurizio Boccacci prendono le distanze dal video choc dell'amico camerata Gaudenzi: "Farneticazioni, è impazzito"

Il passamontagna, il revolver e il video su YouTube del 'nero' Fabio Gaudenzi. A Roma, da due giorni, non si parla di altro. E non solo nel "mondo di sotto" della Capitale. Assistito dall'avvocato di fiducia Veronica Paturzo, oggi ha scelto di non rispondere alle domande del gip di Tivoli che ha convalidato l'arresto disponendo la custodia cautelare in carcere in regime di isolamento.

In tanti ora tremano nonostante Massimo Carminati (attraverso il suo legale) e Maurizio Boccacci prendano le distanze dal loro amico camerata, smontando sia il personaggio che le dichiarazioni, quasi a voler gettare acqua sul fuoco su quelle immagini diffuse sul web e che minacciano di far tremare gli equilibri criminali romani, rivelando anche il mandante dell'omicidio di Fabrizio Piscitelli, il Diabolik capo ultrà della Lazio assassinato lo scorso 7 agosto al Parco degli Acquedotti. Una morte su cui indaga la Direzione Distrettuale Antimafia. 

Il video di Fabio Gaudenzi 

Ci sono le minacce e la volontà, almeno a parole, di parlare di chi ha voluto la morte del suo amico Diabolik ma c'è soprattutto un messaggio per cercare di allontanare da sé l'ombra della mafia e dalla droga. E per farlo Fabio Gaudenzi, alias Rommel, nel video postato prima del suo arresto per possesso di armi da guerra, rivendica il suo essere 'nero', "noi non siamo mafiosi, ma siamo fascisti", dice l'ultras della Roma, di ispirazione neofascista, 'Opposta fazione'.  Un messaggio di chi forse teme forse di essere nel mirino, il prossimo bersaglio. Gaudenzi elenca il suo gruppo, "siamo i 'Fascisti di Roma Nord'" ma tra morti e arrestati il suo nome nella lista resta quasi isolato, ancora di più dopo l'omicidio di Piscitelli.

Poi chiama in causa Nicola Gratteri, ora procuratore a Catanzaro e lo fa eleggendolo a unico interlocutore possibile, il prima linea nella lotta alla 'Ndrangheta "perché questa è la mafia vera, e non quella del 2014". Quindi legge una lista di "donne, di uomini, di giovani, di vecchi che in questi 30 anni hanno pensato bene di comportarsi da merde nei nostri (intesi come fascisti) confronti". "Avete tutti tre mesi di tempo per lasciare la nostra città", avverte. Messaggi che ora gli inquirenti stanno valutando, decriptando per capire se si tratti solo di parole confuse o se dietro possa esserci la chiave di volta per un delitto ancora senza colpevoli.

L'avvocato di Carminati: "Gaudenzi farnetica"

Chi non ha dubbi che quelle di Gaudenzi siano "farneticazioni" (così le definisce) è l'avvocato Giosuè Bruno Naso, che nel maxi processo su Mafia Capitale difese Massimo Carminati e Riccardo Brugia. Ha sostenuto di appartenere "dal 1992 a un gruppo elitario di estrema destra denominato 'I fascisti di Roma Nord', con a capo Massimo Carminati" e ha tirato in ballo, tra gli altri, anche Brugia. Gaudenzi "dice che fa parte di questa banda armata dal '92 - sottolinea l'avvocato - Dal '92 al 2019 questa banda armata che cosa ha fatto?", si chiede l'avvocato. "Ci sarà chi verificherà la fondatezza di queste asserite conoscenze, non capisco perché le debba andare a dire al procuratore della Repubblica di Catanzaro".

Secondo Naso il Gruppo 'I fascisti di Roma Nord' non esiste: "Per carità, non diciamo sciocchezze". E "soprattutto", secondo il legale, se tutto ciò fosse vero significherebbe che "polizia, carabinieri e servizi segreti hanno visto campare per 28 anni un'associazione di questo genere senza rendersene conto". Quindi Naso, che seguì legalmente Rommel negli anni '90, etichetta Gaudenzi come un "rapinatore di banche, che mirava ai quattrini".

"Il gruppo di fascisti di Roma nord non esiste"

Quelle del legale di Carminati, però, non sono le uniche dichiarazioni contrarie al Gaudenzi pensiero. Secondo Maurizio Boccacci, 62 anni, uno dei "fascisti di Roma Nord" nominati da Rommel nel video girato, "Gaudenzi è impazzito". Lo dice in una intervista all'Adnkronos, spiega: "Fabio non lo vedo da diversi anni, fa il nome del gruppo dei fascisti di Roma nord, gruppo che non esiste nemmeno come sigla, e fa un miscuglio di persone che mi dà da pensare. Per me è impazzito, non è in linea col cervello. O c'è una manovra politica dietro, perché il 17 ottobre c'è la Cassazione per Mafia Capitale, oppure con la morte di Fabrizio (Piscitelli ndr), altro mio carissimo amico, cercano di movimentare o creare un qualcosa come sempre è stato fatto da questo regime, dalle stragi ad altri casi di cronaca, omicidi e via dicendo".

Boccacci ricostruisce anche il passato di Gaudenzi: "Nasce nel Movimento Politico nel '92, poi il Movimento Politico viene messo fuori legge nel '93 con la legge Mancino" e lui "tira fuori anche Opposta Fazione, gruppo della Curva Sud che richiama al gruppo politico". E "quando dice che la gente di Opposta Fazione, richiamando al gruppo politico, è capace di fare determinate cose (rapine...) durante la settimana e la domenica adattarsi ad altre - aggiunge Boccacci riferendosi a un'intercettazione di mafia capitale in cui Gaudenzi spiegava questo meccanismo - sono cose che appartengono alla cronaca, tutte pagate", tiene a sottolineare. 

"Mi risulta un po' strano che un magistrato che fa parte dell'antimafia dia retta a una persona sconclusionata", aggiunge. Quanto all'ipotesi che Gaudenzi sia davvero a conoscenza del mandante dell'omicidio Piscitelli, "non sono in grado di dirlo, neanche lo penso - risponde Boccacci - Al processo di Mafia Capitale si comportò male con dei coimputati perché disse cose false per salvarsi. Oltretutto è isolato, lui stesso dice 'mi hanno abbandonato tutti', a eccezione di questa elite di cui io sono l'unico fuori". L'ex leader di Militia però spiega di non aver più alcun contatto con Gaudenzi "da anni".

"Ci sono due cose che non vanno in questa storia: la vicinanza temporale con la morte di Fabrizio e la prossima pronuncia della Cassazione su Mafia Capitale - spiega - Si vuol fare tutto insieme per dar maggiore forza alle due situazioni, perché sull'omicidio brancolano nel buio e su Mafia Capitale i reati non sono così grandi".

Il procuratore Nicola Gratteri citato nel video di Gaudenzi

Così, quindi, gli amici camerati smontano il video di Gaudenzi. Che sia però solo un duello tra fascisti in pochi lo credono. Così come risulta, al momento, difficile prendere come verità assoluta le dichiarazioni di Rommel. Perché in quei minuti si parla di "mafia vera"? Perché Gaudenzi vuole parlare solo con il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri? Che ci sia la mano della 'Ndrangheta dietro l'omicidio Piscitelli? È prematuro dirlo. Il procuratore Gratteri, interpellato, preferisce andare cauto: "Finora non mi sono mai imbattuto in questo nome. Una valutazione si potrà dare solo quando ci saranno gli interrogatori dalla magistratura competente".

"Parlerò del mandante dell'omicidio di Fabrizio Piscitelli e di tanto tanto altro", ha detto Gaudenzi nel video, ma solo con il dottor Gratteri". "Ho collaborato e collaboro con tutte le procure italiane e anche con quelle estere sul tema della 'ndrangheta e - dice Gratteri - se dovesse servire il mio contributo io ci sono". Ma la competenza, al momento, resta della Procura di Roma, e di Tivoli per l'arresto in seguito alla detenzione di armi.

Chi è Fabio Gaudenzi detto Rommel

Possibile che Fabio Gaudenzi sia "solo" un folle? Oppure custodisce segreti e rivelandoli aprirà porte ai magistrati? Il suo nome è comparso in diverse informative e inchieste: dal mondo ultras con 'Opposta Fazione', alle rapine fino a Mafia Capitale. "Appartengo dal 1992 a un gruppo elitario di estrema destra denominato 'I fascisti di Roma Nord', con a capo Massimo Carminati", rivendica nel video.

Un passato militante nel 'Movimento politico occidentale' di Maurizio Boccacci, gli assalti alle banche, poi, nel 1994, nel colpo alla Banca commerciale di via Newton che portò alla morte di Elio Di Scala 'Kapplerino' e di una guardia giurata, rimase ferito guadagnandosi una condanna a 21 anni di galera.  Uscito dal carcere nel 2012 il suo nome tornò alla ribalta con gli arresti dell'inchiesta 'Mafia Capitale'. Condannato in primo grado a cinque anni per usura, in appello la pena gli venne ridotta a due anni e otto mesi. Rommel, ha mantenuto rapporti diretti con Riccardo Brugia e con Massimo Carminati e - si legge nella carte di Mafia Capitale - "riveste una posizione gerarchicamente subordinata a quest'ultimo al quale si è rivolto per ottenere autorizzazioni al compimento di attività delittuose". Ora verrà sentito anche dai magistrati della Dda della capitale che indagano sull'omicidio di Fabrizio Piscitelli. A loro il compito di capire se si tratte delle "farneticazioni" di un fascista o se di una collaborazione alla giustizia.

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