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Cronaca

Terrorismo: inneggiava dal carcere di Rebibbia all'attentatore di Berlino, espulso Imam

Il 32enne era detenuto nella casa circondariale romana per rapina e reati di droga. Sono 89 le espulsioni in questo 2018

Divulgava una ideologia radicale dal carcere di Rebibbia, manifestando il proprio dolore per la morte di Anis Amri, il terrorista autore dell'attentato di Berlino. Ad essere espulso dal territorio italiano è stato un 32enne cittadino tunisino, detenuto per rapina e reati di droga, nella casa circondariale romana. Quale Imam, durante la preghiera che era solito guidare, si dedicava ad una pressante azione di divulgazione dell’ideologia radicale. In particolare, il cittadino straniero aveva elogiato gli autori di alcuni attentati compiuti nei Paesi occidentali, manifestando il proprio dolore per la morte di Anis Amri di cui si era detto pronto ad emulare le gesta. Scarcerato lo scorso 22 agosto, era stato trasferito ad un CPR in attesa del rimpatrio, eseguito poi dall’aeroporto di Roma Fiumicino.

Espulso Imam dal carcere di Rebibbia 

Anis Amri è stato l'autore della strage al mercato di Natale. Il 19 dicembre del 2016 si andò a schiantare con un camion sulla folla, uccidendo 12 persone.  Amri venne ucciso 3 giorni dopo fuori la stazione ferroviaria di Sesto San Giovanni, nel milanese, da due poliziotti. Le indagini della Digos (qui la notizia) dimostrarono inoltre che il jihadista tunisino era pronto a mettere in atto anche un attentato sulla metro di Roma. 

Quattro espulsi 

Come informano dal Viminale oltre all'Imam tunisino che predicava l'ideologia radicale dal carcere di Rebibbia, sono tre i cittadinio egiziani espulsi per motivi di sicurezza dello Stato perché ritenuti contigui ad ambienti dell’estremismo islamico e rimpatriati con volo diretto a Il Cairo. 

Espulsi tre egiziani per terrorismo 

Il primo, un egiziano di 30 anni, detenuto per reati comuni, era stato sottoposto, durante la detenzione, ad attività di osservazione per aver esultato in occasione dell’attentato terroristico compiuto a New York il 1° novembre 2017 sulla pista ciclabile a Lower Manhattan. L’uomo aveva più volte auspicato il compimento di attacchi simili anche in Italia, ed era riuscito a creare un gruppo di adepti tra i compagni di detenzione grazie al suo carisma.

Intolleranza nei confronti dei detenuti 

Il secondo, 40 anni, sempre egiziano, recluso per reati comuni, durante la detenzione aveva manifestato una forte intolleranza nei confronti dei detenuti non di fede islamica nonché dei musulmani che, a suo dire, non osservavano correttamente i precetti coranici. In particolare, lo straniero ha posto in essere condotte prevaricatorie, associate ad esternazioni di estrema superiorità ed al totale rifiuto di integrazione con il resto della popolazione carceraria, arrivando anche a sottrarre con la violenza, ad un compagno di detenzione, un crocifisso ed alcuni santini al fine di impedirne la preghiera.

Divulgazione del messaggio radicale 

L’altro cittadino egiziano, 31 anni, condannato e detenuto per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, era stato notato in un sodalizio di detenuti, guidato da un suo connazionale espulso lo scorso giugno dal territorio nazionale. Impegnato nella divulgazione del messaggio radicale all’interno dell’istituto di pena, l’uomo aveva imposto ai suoi compagni di detenzione, con atteggiamenti prevaricatori, la rigida osservanza dei precetti coranici. Con questi ultimi provvedimenti sono 326 le espulsioni eseguite dal gennaio 2015 ad oggi, di cui 89 nel 2018.
 

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