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Cronaca

Inchiesta Idi: accertato un passivo patrimoniale di 854 milioni di euro

Notificati gli avvisi di conclusione indagine a 40 persone. Distrazione di risorse finanziarie per 82 milioni di euro

Un passivo patrimoniale di circa 845 milion di euro, distrazione di risorse finanziarie per 82 milioni ed una evasione per oltre 450 milioni. Questo quanto emerge a conclusioni delle indagini prellimiari condotte dalla Procura della Repubblica in relazione all'inchiesta afferente il dissesto finanziario del polo sanitario gestito dalla Provincia Italiana della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione (in seguito PICFIC) che, nell’aprile 2013, avevano già portato agli arresti domiciliari Padre Franco Decaminada (incaricato della gestione del polo sanitario) ed il suo uomo di fiducia Antonio Nicolella nonché in carcere Domenico Temperini (Direttore amministrativo pro-tempore dell’Ente).

AVVISO CONCLUSIONI INDAGINI - L’avviso di conclusione delle indagini riguarda ben 40 indagati, cui sono a vario titolo contestati 144 differenti capi di imputazione, e giunge al termine delle complesse attività eseguite, su delega della locale Procura della Repubblica, dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Roma.

PADRE DECAMINADA - Tale attività ha consentito di far luce sulle dinamiche gestionali della PICFIC - ente religioso cui fa capo il comparto “Idi Sanità” (comprensivo dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata - IDI, dell’Ospedale San Carlo di Nancy e della Clinica Villa Paola) - che hanno generato un forte stato di decozione delle strutture sanitarie ed una marcata esposizione debitoria, la quale ha comportato, nel maggio 2013, il commissariamento dell’Ente e la sua ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria (con dichiarazione dello stato di insolvenza), con conseguente sostituzione dei fornitori (ditte e professionisti) vicini a Padre Decaminada.

LE CAUSE DEL DISSESTO - Già nel febbraio 2013, inoltre, la Santa Sede aveva proceduto a nominare il Reverendo Cardinale Giuseppe Versaldi quale Delegato Pontificio alla gestione della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione, ente religioso civilisticamente riconosciuto, da cui la PICFIC dipende. Le investigazioni hanno consentito di ricostruire le reali cause del dissesto, che è risultato essere diretta conseguenza di molteplici condotte di spoliazione - proseguite anche allorquando la crisi finanziaria degli istituti di cura era ampiamente manifesta - consumate mediante diversificati sistemi, attuati, sotto la direzione prevalente di Padre Franco Decaminada (gestore delle aziende ospedaliere), da vari soggetti gravitanti nella sua orbita di influenza.

PASSIVO PATRIMONIALE - Le Fiamme Gialle hanno accertato un passivo patrimoniale dell’ente pari a circa 845 milioni di euro, distrazioni di disponibilità per oltre 82 milioni di euro, un indebito utilizzo di fondi pubblici per oltre 6 milioni di euro e di segnalare all’Autorità Giudiziaria le responsabilità penali di 45 soggetti (di cui due deceduti nel corso del 2014 e 3 denunciati per reati connessi a violazioni alla normativa antiriciclaggio di competenza dell’Autorità Giudiziaria meneghina) per false fatturazioni, infedele dichiarazione, occultamento e distruzione della contabilità, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita aggravata, riciclaggio, false comunicazioni sociali ed indebito utilizzo di fondi pubblici (malversazione), nonché di trarre in arresto, già nel 2013, 3 persone, sottoponendo a sequestro preventivo per equivalente numerosi beni, tra cui 36 immobili anche di pregio.

PRELEVAMENTI IN CONTANTE - I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, in particolare, hanno ricostruito distrazioni attraverso prelevamenti in contanti dalle casse dell’ente ad opera, prevalentemente, di Padre Decaminada e di Domenico Temperini nonché mediante il pagamento di fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti, emesse da professionisti (tra cui anche un notaio) e società compiacenti, quali fornitori della PICFIC, individuati dallo stesso Decaminada e dai suoi sodali secondo logiche di interesse personale.

FATTURE FITTIZIE - In tale contesto, sono emerse venti società e cinque professionisti (tutti risultati, a vario titolo, coinvolti nei fatti illeciti) organici al meccanismo architettato da Padre Decaminada e dai suoi complici. Siffatte imprese e professionisti, attraverso l’emissione di fatture fittizie e tramite un collaudato meccanismo di interposizione di schermi societari, drenavano le disponibilità finanziarie dell’ente religioso, per poi veicolare parte delle stesse a favore, oltre che di Franco Decaminada anche di altri soggetti.

SOLDI A PANAMA ED IN SVIZZERA - Sono stati intercettati flussi finanziari coinvolgenti Paesi a fiscalità privilegiata (Panama, Svizzera e Liechtenstein): in un caso, le investigazioni hanno fatto emergere fatturazioni da parte di una società inesistente statunitense, allo scopo di drenare risorse dalla PICFIC verso l’isola di Man.

FINANZIAMENTO DAL MIUR -  In merito, hanno concorso a fare piena luce sui fatti contestati, anche gli esiti di una rogatoria internazionale nei confronti del Liechtenstein richiesta dalla Procura capitolina. Alle predette operazioni di depauperamento della liquidità, si sono affiancati ulteriori fenomeni illeciti, aventi ad oggetto, tra l’altro, un finanziamento per circa 6,1 milioni di euro ricevuto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), affinché potesse essere realizzato, da parte della PICFIC, un progetto infrastrutturale e di ricerca in Calabria.

EVASIONE PER 454 MILIONI DI EURO - In realtà tali fondi pubblici sono risultati da questa indebitamente destinati al pagamento degli stipendi del personale dipendente ed, in parte, addirittura, al saldo di fatture emesse da un professionista ed una società vicini a Padre Decaminada. Le risultanze delle indagini hanno prodotto significativi riflessi anche sul piano fiscale, con la constatazione, tra l’altro, di una maggiore base imponibile ai fini delle imposte dirette ed IRAP per oltre 350 milioni di euro, di Iva (tra dovuta e non versata), per circa 16 milioni di euro, di ritenute fiscali non versate per oltre 88 milioni di euro, per un totale di materia imponibile recuperata a tassazione di circa 454 milioni di euro.

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