Discarica Falcognana, i 'misteri della scelta' finiscono in Procura
Dopo le indagini della Guardia di Finanza e l'esposto al commissario e al prefetto, i cittadini sono pronti a rivolgersi ai pm di piazzale Clodio
Prima l'esposto alla Corte dei Conti. Poi quello al prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro e al commissario all'emergenza rifiuti Goffredo Sottile. Nei giorni scorsi le indagini della Guardia di Finanza. Infine, un altro esposto in Procura. E' sempre più agguerrito il fronte del 'No' contro l'individuazione della discarica a Falcognana e la strada verso l'apertura dei cantieri per la realizzazione dei nuovi invasi della discarica a Falcognana è ancora in salita. Nonostante il via libera delle istituzioni, inoltre, in attesa delle verifiche tecniche, la firma definitiva sul sito ancora non c'è.
Il Coordinamento contro le discariche e gli inceneritori del IX municipio ha deciso di chiedere ai pm di piazzale Clodio di aprire un'inchiesta sul caso. E' pronto infatti un esposto che nei prossimi giorni verrà depositato in Procura. Diversi i punti su cui i cittadini vorrebbero vederci chiaro. “Innanzi tutto vorremmo fare luce sulle procedure che hanno portato all'individuazione del sito” spiega l'avvocato Carla Canale del Coordinamento. “Le istituzioni prima si sono espresse per l'idoneità del sito e ora stanno svolgendo le verifiche. Una decisione presa su parametri 'astratti': vogliamo essere sicuri che siano state fatte tutte le valutazioni necessarie a garantire la salute dei cittadini e dell'ambiente”.
I cittadini vorrebbero capire anche “chi sono i proprietari della società Ecofer Ambiente che gestisce la discarica di fluff attualmente attiva a Falcognana”, elemento su cui sta indagando anche la Guardia di Finanza, e puntano il dito contro le autorizzazioni, della discarica attualmente attiva: “Quella rilasciata nel 2003 fissa il limite di rifiuti che il sito di Falcognana può smaltire a 150 mila tonnellate annue mentre nella relazione di Sottile il quantitativo è fissato in 500 mila” spiega Canale. “Si tratta di una variante sostanziale che, per legge, necessita di nuove autorizzazioni”. Non un procedimento veloce: “Dovranno sentire tutti gli enti competenti in materia, non credo basteranno una quarantina di giorni per concludere l'iter”. E il 30 settembre Malagrotta dovrebbe chiudere per sempre.
Nell'esposto, anche quanto sollevato presso la Corte dei Conti: “Se è vero che la Ecofer Ambiente vuole mantenere la sua attività di stoccaggio di rifiuti pericolosi, sarà necessario ricorrere all'esproprio che dovrà essere equivalente al valore economico di tutta l'attività. Senza considerare che così com'è il sito non può ospitare i rifiuti urbani: servono delle modifiche e soprattutto la realizzazione di un terzo invaso”. Calcoli alla mano: “Portare i rifiuti all'estero in attesa dell'avvio di un ciclo virtuoso dei rifiuti potrebbe costare meno dell'operazione Falcognana” spiega l'avvocato Canale.
Di pochi giorni fa è invece un esposto arrivato sul tavolo del prefetto Pecoraro e del Commissario Sottile che porta la firma del comitato Verde urbano. I dubbi dei cittadini sono riassunti in quattro punti: la provenienza della segnalazione iniziale, la mancata acquisizione del parere del Mibac, la necessità di evitare un ulteriore monopolio nella gestione dei rifiuti e di evitare la trattativa privata per le possibili peggiori ricadute sul fronte della finanza pubblica. A spiegarlo è la portavoce del comitato, Matilde Spadaro. In particolare “vorremmo avere spiegazioni sulla mancata acquisizione del parere del Mibac sul vincolo Bondi, vincolo che di fatto escludeva, nella relazione Sottile, proprio per la sua cogenza la possibilità di utilizzare altri luoghi”. Per questo “chiediamo ai due prefetti che facciano emergere questo parere che, se espresso in coerenza con il regime di tutela paesaggistica vigente, di fatto impedirebbe la realizzazione del sito”.