Tor Bella Monaca, la denuncia di una mamma smantella la piazza di spaccio da 220mila euro settimanali
Il gip Balestrieri: "Il capo indiscusso deve considerarsi Marco Maruca, nonché promotore e organizzatore del sodalizio"
La richiesta di un "intervento urgente per bloccare i flussi di spaccio", considerata la tanta - troppa - "preoccupazione dopo le diverse intossicazioni di giovani che fanno uso di droga". Il grido di aiuto disperato è arrivato da una mamma di Tor Bella Monaca. Con il suo coraggio ha squarciato il velo sull'omertà che contraddistingue le zone che si facciano sulle piazze di spaccio aperte h24 a Roma est.
La denuncia di una mamma coraggio
E' stato grazie all'esposto di un genitore, una mamma mai rintracciata (si legge nell'ordinanza del gip Pierluigi Balestrieri) che i Carabinieri della Compagnia di Frascati hanno stretto il cerchio attorno alla piazza di spaccio di via Camassei, smantellata nell'operazione, coordinata dal procuratore aggiunto della Dda Ilaria Calò e dai pm Simona Marazza e Silvia Sereni, che ha portato a 35 misure cautelari.
La mamma coraggio nel suo esposto indicava anche i punti dello spaccio: via Camassei, tra i numeri 27 e 29 alle scale A e C. Informazioni poi confermate da un collaboratore di giustizia, che ha riferito di una costante attività di spaccio svolta da "un cospicuo numero di persone, tra cui pusher e vedette".
Il comandante dei carabinieri: "Così abbiamo smantellato la piazza di spaccio"
Le indagini sullo spaccio in via Camassei
Dalle loro dichiarazioni sono partite le indagini nel 2016. Racconti, testimonianze e perquisizioni serrate e piccoli (solo nel numero degli arresti) blitz mirati che, nel corso dell'investigazione, hanno portato anche all'arresto in flagranza di 85 persone tra pusher e vedette, e al sequestro di una raffineria di droga a Fiano Romano.
I carabinieri del Nucleo operativo di Frascati, per disegnare meglio i confini dello spaccio di via Camassei e della gerarchia della banda hanno installato telecamere esterne nella piazza ed esaminando i filmati hanno potuto osservare il modus operandi dell'organizzazione, tra cui l'utilizzo di auto come nascondiglio per la droga.
Com'era organizzata la piazza dei Maruca
"Marco Maruca deve considerarsi capo indiscusso - scrive il gip Pierluigi Balestrieri nell'ordinanza - nonché promotore ed organizzatore del sodalizio, posto che questi gestisce i rapporti con i fornitori del narcotico impartendo articolate direttive ai suoi più stretti sodali, impartisce direttive in merito al taglio e al confezionamento dello stupefacente secondo quanto desumibile ad esempio dalla conversazione trattenuta con uno dei sodali "questi 'e fai tutti zero quattro… se fai uno e dodici quanto devi fa… dodici grammi ci devi mettere… se escono quattro pallette". Maruca inoltre "gestisce la piazza di spaccio, controllando, direttamente o indirettamente, le eventuali fonti di pericolo, stabilendo i turni di lavoro e comminando sanzioni in caso di inosservanza delle direttive". Per queste attività si faceva aiutare da stretti familiari: il padre e la sorella e il compagno di quest'ultima.
Marco Maruca, detto 'Ciuchino' o 'Jack', era appunto il capo. Al suo stretto fianco il padre, Pietro Maruca detto 'Taricone' e la sorella Roberta Maruca sposata con il Daniele Lioniello, detto 'Lele', anche lui arrestato e già nei guai dopo l'operazione Gemini.
Secondo il Gip, Pietro Maruca - si legge - inteso 'Taricone' "aveva il ruolo di esattore di somme di denaro provento di spaccio, di percettore in prima persona di alcune dosi di stupefacente, e di consigliere del gruppo; quanto alla sorella Roberta Maruca appare ampiamente coinvolta nelle dinamiche gestite dal fratello svolgendo il ruolo di supervisione della piazza di spaccio con poteri di intervento, controllo e organizzazione dei turni di lavoro, poteri evidentemente riconosciutile dai diversi sodali proprio in ragione del legame familiare esistente con il capo del sodalizio. Maruca passando - prosegue il gip - in via Camassei con il fidanzato aveva chiesto a una donna se il gruppo stesse lavorando 'ma state a lavora'?' e a fronte della risposta negativa dell'interlocutrice aveva assicurato che al più presto avrebbe informato chi di dovere al fine di ristabilire l'operatività della piazza".