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Cronaca

Geco denunciato, sul web c'è chi difende il writer: "L'arte non si arresta". Mail bombing contro Raggi

Il 30enne è stato deferito per danneggiamento e reato continuato, a cui faranno seguito le richieste di risarcimento per i danni riportati dalle parti interessate

Vandalismo o street art? Imbrattatore, vandalo o artista? A dividere l’opinione pubblica di Roma Geco, il writer “più ricercato” della Capitale". Identificato dalla polizia locale dopo una lunga indagine la notizia della sua denuncia è stata resa pubblica nella giornata di lunedì dalla stessa Sindaca. Un lungo post in cui Virginia Raggi conclude: “Ha imbrattato centinaia di muri e palazzi a Roma e in altre città europee, che vanno ripuliti con i soldi dei cittadini. Una storia non più tollerabile”. Trent’anni, romano, la firma di Geco è infatti molto nota ai romani, con il suo nome a lettere cubitali che compare in decine di edifici e strutture urbane della Città Eterna ma anche di altre capitali europee quali Lisbona ed Atene. Rintracciato dagli uomini del NAD della Polizia Locale di Roma Capitale nella sua abitazione a San Lorenzo sono stati rivenuti e posti sotto sequestro più di 1000 adesivi, decine di bombolette spray, attrezzi tecnici come funi da arrampicata o estintori modificati come diffusori da vernice, oltre a pc e apparecchiature elettroniche. Il wtiter è stato infine deferito all’Autorità Giudiziaria per danneggiamento e reato continuato, a cui faranno seguito le richieste di risarcimento per i danni riportati dalle parti interessate.

La denuncia di Geco ha però da subito diviso l’opinione pubblica. Come ad esempio ha fatto lo street artisti Maupal, che in un post con la foto di uno dei murale del writer scrive: “Il problema è nell'educazione all'arte. Non si vogliono accettare il writing ne le tag, i generi artistici dai quali nasce la street art contemporanea, perché non è stato mai fatto un percorso educativo verso queste forme estetiche e culturali. Una donna che negli anni '20 era considerata attraente, è molto diversa da una modella dei nostri giorni, che consideriamo "bella", solo perché siamo stati introdotti all'estetica contemporanea. Ci sarà da discutere…”.

Geco a Roma

Discussione che ha rilanciato su Twitter Matteo Orfini, parlamentare del Partito Democratico: "Prima le telecamere puntate sulle scuole. Poi un writer trattato come un mafioso. Leggere e interpretare una città solo con la lente del decoro e della sicurezza non può essere la soluzione. Anzi semmai è parte (non piccola) del problema”.

Street artist o imbrattatore, su Facebook è quindi partita una campagna social a difesa di Geco con la creazione di una mail bombing a Virginia Raggi a cui hanno già aderito decine di utenti: “Intasiamo la mail della Raggi con una mail bombing in perfetto stile Geco”. “L’arte non si arresta, l’incompetenza si. Raggi dimettiti Geco libero!”. Ed ancora: “Geco colora le pareti fatiscenti di una città abbandonata dalle istituzioni, allego foto per ricordarLe di cosa dovrebbe occuparsi realmente con I soldi pubblici, con la speranza vivissima che si dimetta presto da un incarico che non le compete, e che nessuna delle OPERE dell'artista venga cancellata”. Una mail bombing che partirà alle 21:00 del 14 novembre per poi concludersi alla mezzanotte del 16. 

Mail bombing Raggi Geco writer OK-2


Oltre alla Sindaca Raggi che nella sua comunicazione rivendicava di aver denunciato Geco "insieme all’assessore Linda Meleo per aver deturpato diversi edifici della nostra città", soddisfazione per l’identificazione del writer è stata espressa anche dall’Associazione per Villa Pamphilj. Con la stessa che poi racconta nel dettaglio di come abbia contribuito all’identificazione del giovane residente a San Lorenzo per essere stata “la prima che aveva fornito la propria disponibilità e presentato" "una denuncia-querela contro Geco”. “Quel GECO sui nostri muri e nella nostra villa...... si intitolava così l'album che pubblicammo più di quattro anni fa in seguito alle incursioni all'interno di villa Pamphilj di questo imbrattatore già tristemente famoso, attivissimo ed impunito. Già allora non c'era quartiere che non mostrasse i suoi tag, gli stickers affissi insieme alla sua crew, il suo nome scritto a caratteri cubitali nei luoghi più impensati: nel giugno del 2016 però, fece l'errore di passare due volte per villa Pamphilj e la nostra associazione, che conduce una lotta serrata ad ogni forma di degrado, presentò i primi due esposti, uno presso la stazione Carabinieri "Gianicolense" l'altra presso il XII Gruppo Polizia Roma Capitale”.

Un lungo post in cui l’Associazione per Villa Pamhilj poi spiega il momento della svolta: “Otto mesi fa, la svolta, quando il NAD/Nucleo Ambiente e Decoro della Polizia Roma Capitale ci ha convocato nella propria sede in via Ostiense e chiesto se fossimo disponibili a collaborare con loro, visto come stessero pazientemente ricostruendo le azioni di GECO per "assicurarlo", una volta per tutte, alla Giustizia. Bene, è quello che abbiamo fatto, perchè è quello in cui crediamo e che abbiamo fissato anche all'interno di una relazione (https://cutt.ly/fgz2HkW) elaborata due anni fa, affrontando gli orizzonti che, a nostra avviso, deve porsi ogni azione di Retake e di volontariato per contrastare con efficacia ogni forma di vandalismo. Tre incontri con i NAD, l'ultimo, il più gratificante: quella stessa mattina di inizio ottobre, molto prima dell'alba, si erano presentati a casa di GECO dove avevano sequestrato di tutto e di più... anzi, mentre ne stavamo parlando (ma anche di altro, ché i problemi di villa Pamphilj sono tanti) il famigerato imbrattatore era nella stanza accanto alla nostra, dove veniva ascoltato”.

“Basta "GECHI" sui nostri muri, nelle nostre Città, all'interno dei nostri parchi e nelle ville storiche: gli unici che vogliamo vedere mentre si arrampicano veloci sono quei simpaticissimi draghi in miniatura e non quelli con scalette, vernici e volti incappucciati. Anche perchè - conclude l’Associazione per Villa Pamphilj - prima o poi, li beccheranno tutti!”.  

Maupal Geco-2

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