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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

"L'omicidio di Pasolini legato al furto di un film. Coinvolta la banda della Magliana"

La relazione della Commissione parlamentare antimafia sul delitto "insoluto" dopo mezzo secolo

Il delitto di Pier Paolo Pasolini, ucciso la notte tra l'1 e il 2 novembre 1975 all'Idroscalo di Ostia, dopo mezzo secolo, resta "insoluto" e anche se "appaiono ormai del tutto improbabili soluzioni di carattere giudiziario, resta utile, in prospettiva storica, che le ricerche sul movente e sulle modalità dell'aggressione che causarono la morte, entrambe mai chiarite, siano eventualmente riprese". È quanto sottolinea la commissione parlamentare Antimafia che, sul finire della scorsa legislatura, ha approvato una relazione, ora resa pubblica, proprio sul caso dello scrittore e regista nell'anno del centesimo anniversario della nascita.

In particolare il lavoro dell'Antimafia si è concentrato sulle "acquisizioni relative al furto della pellicola originale 'Salò o le 120 giornate di Sodoma'" e le "possibili connessioni" di quel furto con l'uccisione di Pasolini.

"Omissioni particolarmente gravi"

Nella relazione si sottolinea che ci sono state inchieste di giornalismo investigativo che hanno "definitivamente sgretolato l'iniziale ipotesi, purtroppo allora sostenuta dai mezzi di comunicazione e da alcune pronunce giurisdizionali, secondo cui l'assassinio dello scrittore sarebbe stato solo il tragico esito di un incontro sessuale sfociato estemporaneamente in una aggressione da parte di un unico individuo e cioè Pino Pelosi (condannato in via definitiva per l'omicidio di Pier Paolo Pasolini ndr)".

Ripercorrendo recenti lavori di ricerca, l'Antimafia ricorda "omissioni particolarmente gravi" rispetto agli "accertamenti immediati che si sarebbero dovuti svolgere" come "la mancata audizione dei testimoni che abitavano nelle baracche della zona e che avevano udito quanto avvenuto quella notte e che avrebbero sin dal principio dato conto dell'evidenza che l'aggressione fu condotta da numerose persone" o "la mancanza, dopo l'omesso confinamento della zona ove il delitto era avvenuto, di approfondite perizie sulle gravi ferite riportate da Pasolini e sui mezzi con i quali queste erano state inferte".

Il collegamento con la Banda della Magliana

La commissione ha dunque ritenuto di affrontare tale tema "anche per i suoi evidenti collegamenti con il mondo della criminalità organizzata romana dell'epoca, ma fondamentalmente in ragione di alcune dichiarazioni rese da Maurizio Abbatino (uno dei capi della Banda della Magliana, poi collaboratore di giustizia ndr)" che è stato sentito dalla Commissione di inchiesta in "due distinte occasioni". Ascoltata durante i lavori anche la ricercatrice e giornalista Simona Zecchi, che si occupò del caso Pasolini.

Tra i temi al centro del lavoro della commissione il furto di alcune 'pizze' di film,avvenuto a Ferragosto del 1975 da un capannone di Cinecittà, tra le quali anche una pellicola originale con scene del film di Pasolini 'Salò o le 120 giornate di Sodoma'. Secondo alcune ipotesi all'origine dell'incontro all'Idroscalo di Ostia, in cui morì il poeta e regista, ci sarebbe stata proprio l'intenzione di recuperare la pellicola per non perdere irrimediabilmente alcune scene del suo film. Un incontro che, secondo questa ipotesi, sarebbe stato dunque una "trappola" non solo ad opera di Pelosi.

Il delitto di Pasolini

Secondo la ricostruzione nota fino a questo momento, la notte del 2 novembre 1975 Pasolini, all'età di 53 anni, fu brutalmente assassinato venendo percosso e travolto dalla sua stessa auto all'Idroscalo di Ostia. Il cadavere massacrato venne ritrovato da una donna. Sarà l'amico Ninetto Davoli a riconoscerlo. Dell'omicidio fu incolpato Giuseppe "Pino" Pelosi, diciassettenne di Guidonia già noto alla polizia come ladro di auto e "ragazzo di vita", fermato la notte stessa alla guida dell'auto dello scrittore. Pelosi affermò di essersi trovato in piazza dei Cinquecento, di fronte alla stazione Termini, insieme a tre amici più grandi. 

Dopo una cena offerta dallo scrittore i due si diressero alla periferia di Ostia. La tragedia, secondo la sentenza, scaturì a seguito di una lite per alcune pretese sessuali di Pasolini che Pelosi non voleva soddisfare, degenerata in un alterco fuori dalla vettura. Il giovane sarebbe stato quindi colpito dallo scrittore con un bastone, del quale poi si sarebbe impadronito per percuotere Pasolini fino a farlo stramazzare al suolo, gravemente ferito ma ancora vivo.

Pelosi quindi sarebbe salito a bordo dell'auto di Pasolini e avrebbe travolto più volte con le ruote il corpo, sfondandogli la cassa toracica e provocandone la morte. Gli abiti di Pelosi non mostrarono tracce di sangue. Pelosi venne condannato in primo grado per omicidio volontario in concorso con ignoti e il 4 dicembre del 1976, con la sentenza della Corte d'Appello che, pur confermando la condanna dell'unico imputato, riformava parzialmente la sentenza di primo grado escludendo ogni riferimento al concorso di altre persone nell'omicidio.

Gravemente malato, Pelosi è morto il 20 luglio 2017, all’età di 59 anni. A trent'anni dalla morte, è emersa la testimonianza di Sergio Citti, amico e collega di Pasolini, su una sparizione di copie dell'ultimo film Salò e su un eventuale incontro con dei malavitosi per trattare la restituzione. Sergio Citti morì per cause naturali alcune settimane dopo.

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