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Cronaca

Danilo Valeri è stato ritrovato: il giovane rapito a Ponte Milvio sta bene

Il 20enne, in buone condizioni di salute, ascoltato dagli investigatori della squadra mobile

E' stato ritrovato dalla polizia Danilo Valeri, il 20enne di San Basilio rapito nella notte da un gruppo di persone mentre si trovava davanti ad un ristorante di viale di Tor di Quinto, nella zona di Ponte Milvio. Venti anni, figlio di un pregiudicato, il giovane romano è stato portato negli uffici della squadra mobile di Roma. In buone condizioni di salute, continuano serrate le indagini per ricostruire la dinamica dei fatti in stretto raccordo con la Dda (Direzione distrettuale antimafia). 

Le indagini dell'antimafia di Roma 

Sequestro di persona a scopo di estorsione. Questa l’ipotesi di reato per cui procedono i pubblici ministeri della Dda di Roma In procura è aperto un fascicolo coordinato dal procuratore aggiunto Michele Prestipino. Le indagini per ricostruire quanto accaduto vanno avanti, senza escludere nessuna ipotesi: dalla vendetta, al regolamento di conti. 

Il padre gambizzato a maggio

Danilo Valeri, 20 anni, è figlio di Maurizio Valeri, conosciuto come il "Sorcio". Proprio il padre del ragazzo lo scorso mese di maggio fu vittima di un agguato a colpi d'arma da fuoco. Gambizzato l'uomo si presentò da solo al pronto soccorso dell'ospedale Sandro Pertini, fornendo agli inquirenti elementi vaghi sull'attentato del quale era stato vittima. In quel caso gli investigatori batterono la pista della ritorsione per lo spaccio di droga ed il racket delle occupazioni delle case popolari. 

Il conflitto per le piazze di spaccio 

Maurizio Valeri, titolare di un autolavaggio in viale del Casale di San Basilio, è ritenuto dagli inquirenti a capo di alcune piazze di spaccio nella zona di San Basilio. Attività illegale che avrebbe portato il 47enne a farsi diversi nemici, fra i quali il clan Marando, famiglia legata alla ndrangheta calabrese trapianta nella Capitale proprio nel quartiere della periferia nord est della Capitale. Il padre di Danilo, potrebbe essere entrato in conflitto con la famiglia calabrese trapiantata a Roma proprio per la gestione delle piazze di spaccio della zona.

Le ipotesi investigative 

Non si esclude - fre la varie ipotesi - che il rapimento del figlio di Maurizio Valeri possa essere stato ordinato dalla criminalità organizzata come vendetta trasversale nei confronti del padre 47enne. Il fascicolo d'indagine affidato ai magistrati dell'antimafia di Roma fa propendere proprio per la pista della criminalità organizzata. 

Il secondo rapimento a Roma in meno di un mese 

Un rapimento inquietante, un mistero quello legato a Danilo Valeri, ma non un caso isolato. Proprio all'inizio di questo mese di dicembre erano stati gli investigatori della squadra mobile di Roma - che indagano anche sul caso del 20enne sparito da Ponte Milvio per oltre 12 ore - a chiudere le indagini su un altro rapimento in stile Suburra. Una vicenda criminale andata avanti per 20 giorni e che portò al sequestro di una donna ed all'aggressione a danno di un uomo completamente estraneo ai fatti - che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Secondo quanto ricostruirono gli inquirenti, che arrestarono quattro persone sequestrando sette chili di droga - preludio al sequestro da narcos sudamericani fu il furto da parte di un esponente di una nota famiglia, di una ingente partita da droga, sottratta ad un sodalizio rivale. Da qui la vendetta. Individuato l'appartamento di quello che era ritenuto il responsabile dello sgarbo, partì una vera e propria spedizione punitiva. Era il 17 novembre scorso quando un gruppo di persone armate ed incappucciate fece irruzione nell'abitazione del litorale romano. 

Trovata la casa vuota - con un vicino pestato per non aver risposto alle loro domande - il commando si spostò a Dragoncello, ma anche in quel caso non trovarono nessuno. Una vendetta che arrivò il 4 dicembre, quando la banda trovò due donne in casa, entrambe parenti del loro bersaglio. Tenute in ostaggio per una notte la mattina seguente una delle vittime venne liberata, mentre l'altra venne usata come merce di scambio. 

Denunciato il sequestro alla polizia, all'appuntamento per lo scambio fra i due gruppi rivali, organizzato in un centro commerciale in zona Laurentina, il 6 dicembre scorso si presentarono anche gli investigatori della questura di Roma. Liberata la donna usata come pedina di scambio gli inquirenti sequestrarono il riscatto: sette chili di cocaina e 165mila euro in contanti. A finire in manette furono quattro persone, tre per detenzione ai fini di spaccio ed una per sequestro di persona.
 

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