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Cronaca

Mistero Potenzoni, il papà a un anno dalla scomparsa: "Non perdiamo le speranze" 

Di Daniele, 36 anni, affetto da schizofrenia con spettro autistico, si sono perse le tracce il 10 giugno 2015. Un anno fa. Il padre denuncia ancora l'assenza delle istituzioni: "Me lo hanno perso, devono restituirmelo"

"Non mi sembra vero ma è passato un anno, un anno di dolore, pianto e vuoto. Ti ho accompagnato all'appuntamento per la gita a Roma, ma non immaginavo che da li non ti avrei piu rivisto". Francesco Potenzoni saluta il figlio su Facebook. Usa i social network per continuare a parlare di lui. Non lo vede da 12 mesi esatti. E il silenzio fa tanta paura, quello che sta calando sul ragazzo scomparso in metro e mai più trovato. Di Daniele, 36 anni, affetto da schizofrenia con spettro autistico, si sono perse le tracce il 10 giugno 2015. Un anno fa. 

LA GITA A ROMA - Originario di Pantigliate, provincia di Milano, era in gita nella Capitale per l'udienza papale del mercoledì insieme ad altri 14 disabili, sotto la stretta sorveglianza di due operatori, un infermiere e un volontario, del Cfp di Borgo Lombardo. Uno di loro è indagato per abbandono di incapace. A breve partirà il processo. Durante gli interrogatori chi avrebbe dovuto vegliare su di lui ha ricostruito più volte gli attimi della scomparsa. Sono loro a ricostruire agli inquirenti gli attimi della scomparsa. 

LA SCOMPARSA - Alle 9 del mattino il gruppo aspetta la metro sulla banchina della stazione Termini. Tenta di farsi largo su un treno della linea A diretto a Ottaviano. E' l'ora di punta, altri fedeli sono diretti in Vaticano, la calca è insopportabile, toglie il respiro, meglio aspettare, decidono i volontari, e prendere il prossimo mezzo. L'intero gruppo indietreggia rapido sulla banchina. Ma Daniele si volatilizza nella folla. Le porte si chiudono, il treno riparte, lui resta a bordo. Da quell'istante, il nulla.

LE RICERCHE - Le forze dell'ordine lo cercano, muovendosi per lo più sulla base di segnalazioni e avvistamenti dei cittadini che telefono ai numeri di cellulari lasciati sui volantini. Interventi insufficienti per i familiari, che denunciano disperati l'assenza dello Stato. Il papà sollecita in ogni modo il commissario Tronca, ma oltre a ispezionare i tunnel della metropolitana dove, per fortuna, non è stato mai trovato, le ricerche non hanno fatto passi avanti. Non è nei sotterranei, non è tra i cadaveri ispezionati all'obitorio. Poi scrive al Santo Padre chiedendo un appello, ma in Vaticano nessuno risponde. 

A un anno di distanza quei volantini con il volto di Daniele tappezzano ancora le mura della città. Il telefono però squilla di rado, i romani non lo scambiano più per nessuno. Papà Francesco però non si arrende, e continua a puntare il dito contro chi non lo ha aiutato, lo Stato, e contro chi lo ha perso. "Perché mio figlio non si è allontanato, è stato perso da persone che lavorano nel pubblico e che erano pagate per controllarlo. Lo Stato ha perso Daniele, e io pretendo che me lo restituisca". 

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