Daniele Potenzoni scomparso da 7 anni. Il papà: "Vogliamo giustizia"
Un gruppo di 30 volontari aiuta la famiglia nelle ricerche. Duro l'attacco contro forze dell'ordine e istituzioni: "Mi devono dire che fine ha fatto mio figlio"
Il volantino è stato rifatto di recente, con il volto invecchiato di un uomo che lo scorso 29 aprile ha compiuto 43 anni. Quando è scomparso nel nulla Daniele Potenzoni di anni ne aveva 36. La ricompensa in denaro per chi dovesse trovarlo e restituirlo alla famiglia intanto è salita a 50mila euro, una donazione elargita da una donna sempre rimasta anonima. I manifesti continuano a tappezzare Roma. Purtroppo nessuna segnalazione a oggi ha dato i frutti sperati, ma papà Francesco non molla.
"Stiamo valutando l'ultimo avvistamento in zona Ostiense. Andiamo avanti con gli strumenti che abbiamo. Purtroppo facciamo anche i conti con sciacalli che chiamano nel bel mezzo della notte, mi insultano e mi dicono che Daniele è morto. Immagini lei come posso sentirmi". Il padre parla a RomaToday. Ci racconta le ultime novità, insufficienti purtroppo a sperare in un ritrovamento a breve, con il tono amaro di chi negli anni ha organizzato una complessa attività di ricerca capillare per la città e lo ha fatto completamente dal basso, con le sue sole forze o quasi.
Una rete di volontari, circa 30 persone attive, in collaborazione con l'associazione Penelope e con la protezione civile, si muovono da anni accanto alla famiglia di Daniele analizzando ogni segnalazione che arriva. Terminata l'emergenza legata alla pandemia, quando comunque si muovevano con dei camion vela portando il volto di Daniele in giro per la città, l'attività ha ripreso a pieno ritmo. "Stiamo ripercorrendo a ritroso tutte le segnalazioni arrivate in questi anni, vogliamo ricostruire tutto il filo. Le dico solo che stiamo battendo tutte le chiese di Roma, sono mi pare 923" spiega a RomaToday Simona, del gruppo storico dei volontari che sta portando avanti la battaglia accanto ai familiari.
Il 29 aprile, per il suo compleanno, il gruppo ha organizzato una mattinata di volantinaggio alla fermata della metro Battistini, l'ultima della linea A che Daniele ha preso, da solo. Il giovane, affetto da autismo, era in gita a Roma per l'udienza del Papa del mercoledì con altri 14 ragazzi disabili e tre educatori del Cfp di Borgo Lombardo. Secondo le ricostruzioni di chi era con lui, sarebbe salito in metro a Termini sbagliando vettura, mentre il resto del gruppo rimaneva a terra. Chiusa la porta alle sue spalle, dell'allora 36enne si è persa ogni traccia. Era il 10 giugno 2015.
La storia di Daniele Potenzoni
Da quel giorno sono partite le ricerche delle forze dell'ordine e gli avvistamenti dei cittadini. La foto su un tram, la testimonianza di una donna in via Giolitti, la segnalazione ad Anagnina, poi a Ponte Mammolo. Tutto smentito dalle indagini iniziali. E poi gli appelli al Papa, il messaggio di vicinanza di Francesco Totti rilanciato su tv e giornali. I maxi manifesti appesi in città con l'aiuto del Comune di Roma. Il volto di Daniele come potrebbe essere oggi, disegnato da esperti del settore che hanno lavorato a fianco di criminologi. Niente di tutto questo, per ora, è servito. Uno degli accompagnatori del gruppo finito a processo per abbandono di incapace è stato assolto. Il giudice non ha riconosciuto il dolo. Ma per la famiglia ci sono responsabilità. Se non in chi lo ha "perso", certamente in chi era chiamato a ritrovarlo. "Non hanno fatto niente, è una vergogna. Vogliamo giustizia" torna a sfogarsi il padre. "Prima o poi devono dirmi che fine ha fatto mio figlio".