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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Autistico scomparso, è ancora giallo dopo nove mesi: il padre si appella al Papa

Francesco Potenzoni scrive al Pontefice per il figlio Daniele, autistico, scomparso a giugno nella Capitale: "Amato Padre, non è mai potuto venire da lei". Rinviato a giudizio l'infermiere che lo aveva in custodia

Porta a mano i volantini ai militari che trova in presidio per la città, risponde al telefono sperando che l'ennesimo avvistamento non cada nel vuoto, segue passo passo le ispezioni delle forze dell'ordine, siede ai tavoli tecnici convocati da Tronca per fare il punto sullo stato delle ricerche. Non perde la speranza. E a nove mesi dall'ultima volta che ha abbracciato il figlio, Francesco Potenzoni, parla direttamente al Papa. Il padre di Daniele, 36enne autistico scomparso da Roma il 10 giugno 2015, non vuole arrendersi. "Non chiedo tanto, solo una parola, potrebbe ancora servire a trovare mio figlio, papa Francesco è seguito da milioni di persone". 

LA LETTERA AL PAPA - Un lungo scritto, consegnato direttamente a un monsignore vicino al Pontefice, che potrebbe già trovarsi sulla scrivania di Francesco. Un grido d'aiuto disperato, dopo tre stagioni di ricerche fallite. "Amato Padre - si legge nella lettera - Daniele è affetto da schizofrenia e autismo, ma è buono e non farebbe mai male a nessuno. Nel nostro paese, Pantigliate, tutti mi chiedono ogni giorno: quando torna Daniele? Lei non sa, Santità, che senso di colpa ho nel cuore, perché conoscendo la sua patologia non gli ho mai permesso di allontanarsi per andare in gita, ma stavolta mi sono fidato delle persone competenti, infermieri, volontari, pensando che l’avrebbero tenuto per mano e l’avrebbero condotto da Lei. Purtroppo non è mai arrivato lì e non ha mai potuto ricevere la Sua Benedizione". 

SCOMPARSO A TERMINI - Già, è proprio dal Pontefice che Daniele era diretto quel mercoledì di giugno. Una gita dal suo paese di origine nel milanese con altri 14 disabili e sotto la stretta sorveglianza di due operatori, un infermiere e un volontari, del Cfp di Borgo Lombardo. Sono loro a ricostruire agli inquirenti gli attimi della scomparsa. 

Il 10 giugno alle 9 del mattino, il gruppo aspetta il metrò sulla banchina della stazione Termini. Tenta di farsi largo su un treno della linea A diretto a Ottaviano. E' l'ora di punta, altri fedeli sono diretti in Vaticano, la calca è insopportabile, toglie il respiro, meglio aspettare, decidono i volontari, e prendere il prossimo mezzo. L'intero gruppo indietreggia rapido sulla banchina. Ma Daniele si volatilizza nella folla. Le porte si chiudono, il treno riparte, lui resta a bordo. Da quell'istante, il nulla. 

LE RICERCHE - Partono le ricerche tra amici e conoscenti della famiglia e le forze dell'ordine. Se Daniele ha preso il treno, come riferito dagli operatori, sarà pur sceso a una qualche stazione sulla linea. La speranza è tutta nel circuito di telecamere presenti in stazione. La Polstrada visiona i filmati, che però lo inquadrano solo in ingresso mentre passa il tornello. 

La rete di volontari si attiva per controllare tutti i centri di accoglienza e le mense Caritas della città, di Daniele non c'è traccia. Tantissime le segnalazioni via telefono di chi dice di essere "quasi convinto" di averlo visto. Il cellulare ancora squilla. Ieri l'ultimo avvistamento, senza esito, segnalato da un'abitante di Genzano nei pressi dell'ospedale di zona. 

LE ISPEZIONI IN GALLERIA - Tormentato dal pensiero che Daniele potesse non essere mai uscito da quella stazione, il padre ha chiesto due mesi fa al commissario Tronca un'ispezione nei cuniculi della metro. Venti uomini a caccia del ragazzo e il padre a monitorare le ricerche dalla cabina di regia di Termini. Il corpo, per fortuna, non è stato trovato. 

Non è nelle gallerie dei treni, nè tra i cadaveri non identificati dell'obitorio. "Abbiamo cercato anche lì, meno male che non c'era, è l'unica buona notizia che abbiamo ricevuto fino ad oggi". Quindici giorni fa l'ultimo tavolo tecnico con gli avvocati della famiglia, il padre, e il commissario Tronca. "Ci hanno detto che ripeteranno l'operazione di ricerca all'interno dei campi rom". Mossa già tentata in una prima fase di ricerche. 

L'ITER LEGALE - E intanto è stato rinviato a giudizio l'infermiere che aveva in custodia Daniele, accusato di abbandono di incapace. "Non ho avuto da lui nè dall'ospedale dove lavora nessun tipo di sostegno nè di solidarietà. Neanche una parola. Se ci avesse aiutato nelle ricerche forse sarebbe stato più facile. Invece si sono chiusi tutti, nessuno ci parla". C'è rabbia nello sfogo del padre Francesco. "Non pensino che io fermi le ricerche di mio figlio finché non avrò una risposta". A intervallarlo sempre le stesse parole: "Non è scomparso, me l'hanno perso"
 

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