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Cronaca Centro Storico

Movimenti in piazza "contro la repressione": corteo da Piramide al ministero della Giustizia

Concentramento in quattro piazze tematiche intorno alle 12. Poi la manifestazione unitaria: "Ci volevano rinchiusi in casa lontani dalle strade della città e dalle lotte"

Non si arrestano le proteste dei movimenti in piazza questo pomeriggio per protestare contro la “repressione” di quanti rivendicano istanze sociali. “Quando l’ingiustizia si fa legge ribellarsi è necessario” lo slogan dietro il quale è stata chiamata la mobilitazione. L’appuntamento ‘centrale’ è a Piramide Cestia, con l’obiettivo di raggiungere il ministero della Giustizia in via Arenula. Prima però gli attivisti si sono riuniti in quattro diverse piazze tematiche. 

La giornata è partita verso le 12. A Metro Rebibbia, via Tiburtina 956 la piazza dedicata al Sistema carcerario e controllo sociale’; a piazza Indipendenza ‘Frontiere e libertà di movimento; Stazione Tiburtina ‘Territori contro le devastazioni ambientali’; all’ex deposito Atac (San Paolo) i via Settimio Severo ‘Precarietà abitativa e sociale contro l’austerity. Stop privatizzazioni, difendiamo i beni comuni. 

Scrivono i movimenti in un comunicato: “Le prigioni sono piene di giovani fermati per qualche grammo d’erba, di migranti, di chi sbarca la crisi fuori dalla legalità e a questi si vanno aggiungendo anche coloro che provano ad emancipare la loro condizione attraverso le lotte, come chi occupa una casa, difende il proprio territorio dal saccheggio della rendita o si pone in contrapposizione con la logica dei profitti legata ai flussi migratori”. Secondo gli attivisti “i percorsi giudiziari sono volti a colpire le rivendicazioni sociali”. Un impianto giuridico “che fa i conti con queste pratiche e questi comportamenti va messo in discussione sia sul piano della mobilitazione di massa sia su quello strettamente legale”.

Corteo dei movimenti al ministero della Giustizia (foto Andrea Ron

Il mese scorso infatti 17 attivisti dei movimenti per il diritto all’abitare sono stati colpiti da misure cautelari per i disordini avvenuti il 31 ottobre 2013 in occasione della conferenza stato-regioni. In quell’occasione la mobilitazione era stata organizzata per chiedere il blocco degli sfratti e incontrare il ministro Lupi. Dei 17 attivisti, sette erano finiti agli arresti domiciliari. Le pene sono state poi commutate dal Tribunale del Riesame in obblighi di firma. Al centro delle proteste anche il Piano casa del governo Renzi. In particolare l'articolo 5 che prevede che per gli immobili occupati sia possibile staccare le utenze. 

Durante il tragitto è stato esposto uno striscione con la scritta "dax odia ancora", in ricordo di Davide "Dax", un militante del centro sociale Orso, ucciso nel 2003 a Milano a seguito di un''aggressione da parte di un gruppo neonazista. La manifestazione ha visto anche il ritorno in piazza di Paolo di Vetta, il leader dei Blocchi precari metropolitani arrestato dopo i fatti del 31 ottobre. Di Vetta, ristretto ai domiciliari, è stato rilasciato a seguito della decisione del tribunale del Riesame: "Ci volevano rinchiusi in casa lontani dalle strade della città e dalle lotte. Questa manifestazione di oggi è la risposta che diamo anche all''infame articolo 5 del ministro Lupi". 

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