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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Corruzione, sette arresti: in manette anche un giudice del Tar del Lazio

Si tratta di Angelo Maria De Bernardi. L'accusa è quella di corruzione in atti giudiziari. Tra gli altri, anche l'avvocato Matilde De Paola

Sette persone sono state arrestate questa mattina, su richiesta della Procura di Roma, con l'accusa di corruzione in atti giudiziari. Tre le ordinanze di custodia cautelare in carcere e quattro ai domiciliari. Ad eseguirli i carabinieri del Noe. Tra le persone finite in manette ci sono il giudice del Tar del Lazio, Franco Angelo Maria De Bernardi, l'avvocato Matilde De Paola e l'uomo d'affari Giorgio Cerruti mentre ai domiciliari ci sono finiti l'ex presidente della Banca Popolare di Spoleto, Giovannino Antonini, Francesco Clemente, Francesco Felice Lucio De Sanctis e Marco Pinti.

L'ACCUSA - L'accusa volta dai giudici a De Bernardi è quella di aver accettato denaro in cambio di sentenze 'ad hoc'. Il gip di Roma nell'ordinanza di custodia cautelare parla di “articolato ed organizzato sistema di corruzione”. Scrive il gip: “Sussistono seri elementi in ordine al fatto che De Bernardi si sia ripetutamente accordato con diversi privati ed in relazione a diversi procedimenti per alterare, dietro la corresponsione di somme di denaro, il corretto e imparziale esercizio dell'attività giurisdizionale”. Il tutto avvalendosi “dell'ausilio dell'avvocato Matilde De Paola”.

IL SISTEMA - Quello descritto dal gip è un  "vasto sistema corruttivo che si è concretamente esplicato, in un intervallo temporale peraltro modesto”. I fatti si riferiscono a espisodi accaduti dalla fine del 2012 ad oggi. Tra il giudice del Tar De Bernardi e l'avvocato Matilde De Paola per il gip si è instaurato un “accordo corruttivo 'aperto' in virtù del quale egli, in cambio di una parte degli onorari, non solo avrebbe indirizzato alla medesima persone che a lui si rivolgevano per ottenere il suo interessamento ai procedimenti che li riguardavano, ma avrebbe altresì supportato il ricorrente mediante una attiva collaborazione nell'attività di assistenza legale”.

SENTENZE 'AD HOC' - De Bernardi, che nel maggio scorso era già stato coinvolto in una vicenda giudiziaria della Procura di Palermo legata all'attività di riciclaggio e abusiva attività finanziaria, avrebbe anche sfruttato la sua posizione dentro al tribunale “al fine di influenzare a vantaggio del cliente l'esito dei procedimenti sia cercando di indirizzare le cause in udienze nelle quali era prevista la sua presenza, sia svolgendo un'attività di sensibilizzazione nei confronti di giudici amici”.

BANCA POPOLARE SPOLETO - Per quanto riguarda invece l'arresto del presidente della Banca Popolare di Spoleto, Giovannino Antonini, ai domiciliari con l'accusa di corruzione in atti giudiziari, al centro dell'indagine c'è il ricorso al Tar del Lazio contro il commissariamento della Spoleto credito e servizi avvenuto all'inizio di febbraio da parte del Ministero dell'Economia. La Spoleto credito e servizi infatti aveva ritenuto "infondate" le motivazioni che hanno portato il ministero a porre la società in amministrazione straordinaria motivo per cui avevano deciso di avanzare un ricorso. L'istanza deve essere ancora esaminata dai giudici amministrativi della capitale: l'udienza è infatti in programma il 2 ottobre prossimo. L'ipotesi accusatoria sembra essere quella di un interessamento del giudice Franco Angelo Maria De Bernardi al procedimento. Il difensore di Antonini, l'avvocato Manlio Morcella, si riserva una più approfondita valutazione una volta esaminati tutti gli atti d'indagine, ma sottolinea finora che “non ci sono intercettazioni dirette tra Antonini e il giudice”. Il legale ha anche già annunciato ricorso al tribunale del riesame contro l'arresto.

INDAGATE 17 PERSONE - Nell'inchiesta risultano indagate 17 persone. Tra loro anche due ammiragli della Marina Militare, Marcantonio Trevisani e Luciano Callini. In merito alla posizione dei due ammiragli, in base a quanto si apprende da fonti della Procura di Roma, i pm non hanno sollecitato nei loro confronti misure custodiali in quanto non è chiaro se la scelta di rivolgersi all'avvocato Matilde De Paola fosse condizionata all'esito vincente del ricorso o frutto di una scelta del tutto casuale.

SALINI E L'APPALTO PER IL PONTE DELLA SCAFA - Tra gli indagati c'è anche il costruttore Claudio Salini. Secondo gli inquirenti il suo coinvolgimento sarebbe relativo a un'alterazione delle procedure di assegnazione dell'appalto per la costruzione del Ponte della Scafa. In particolare relativamente alla richiesta di annullamento dell'assegnazione dell'appalto da parte della Ics Grandi Lavori che fa capo a Claudio Salini (ma che però è esterna al Gruppo Impregilo). In base a quanto emerge dall’ordinanza firmata dal Gip, il giudice amministrativo Franco De Bernardi e l'avvocato Matilde De Paola, a partire dallo scorso marzo, “accettavano, per il tramite di Francesco Clemente da ICS Grandi Lavori spa la promessa del pagamento di imprecisate somme di denaro in cambio della sua attività di indebito interessamento ed illecita interferenza volti ad alterare le corrette procedure di assegnazione e decisione del ricorso proposto da ICS per l'annullamento del provvedimento di assegnazione dell'appalto per la costruzione del Ponte della Scafa”. Per il giudice delle indagini preliminare questa "condotta illecita concretamente posta in essere da De Bernardi mediante la predisposizione di memorie difensive ed altre condotte orientate a conseguire un esito favorevole al ricorrente, come in effetti avvenuto, con corresponsione a De Bernardi di una prima parte (euro 5.000) del compenso concordato".

LA RISPOSTA DELLA SOCIETA' - “La società Ics Grandi Lavori spa si dichiara estranea ai fatti che hanno portato all'arresto del magistrato Franco De Bernardi e dell'avvocato Matilde De Paola”. Dalla Ics Grandi Lavori comunicano di essere “a disposizione della magistratura per una puntuale ricostruzione dei fatti”. Infine una precisazione: “Per quanto attiene alle informazioni divulgate in ordine alla gara indetta da Roma Capitale relativa al Ponte della Scafa, precisiamo che il Tar non si è ancora pronunciato sulla fondatezza del ricorso proposto dalla scrivente società e ha anzi rimesso ad un consulente tecnico d'ufficio la valutazione degli aspetti tecnici della questione”.

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