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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Tartufi e assunzioni in cambio di appalti per lavori alle case Ater ed al Palazzo di Giustizia

L'Operazione Alter Ego della Guardia di Finanza ha scoperchiato un sistema di favori fra imprenditori privati e dipendenti della Pubblica Amministrazione

Mazzette in denaro, ma anche tartufi, assunzioni di figli e parenti, consulenze, ristrutturazioni e trasferimenti in sedi di lavori più gradite. Questo quanto chiedevano alcuni funzionari pubblici ad imprenditori amici per garantirgli appalti 'succulenti'. Lavori che riguardavano le ristrutturazioni delle case popolari dell'Ater, ma anche immobili di un certo livello, come gli uffici della Corte d'Appello di viale Giulio Cesare, in Prati, e altri lavori edili realizzati all'interno del Palazzo di Giustizia di Piazzale Clodio, al Trionfale. 

Venti le misure cautelari decise dal gip nei confronti di 8 funzionari pubblici e 12  imprenditori. In 14 sono stati arrestati, di cui 4 in carcere, oltre a 6 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria al termine della operazione Alter Ego conclusa dal Nucleo Speciale Anticorruzione della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Roma. Una indagine iniziata nel 2015 e conclusa all'inizio del 2019, in seguito ad una precedente filone investigativo che aveva portato le Fiamme Gialle a scoperchiare un sistema di false attestazioni al fine di ottenere, anche in quel caso, appalti senza rispettare le regolari procedure. 

 In particolare le gare per i lavori pubblici venivano affidate direttamente a imprenditori 'amici' grazie allo strumento del ricorso alla procedura d'urgenza: era su questo che si basava il giro di corruzione e tangenti smantellato fra Roma, Napoli e Frosinone dai finanzieri del Nucleo Speciale Anticorruzione che, su delega della Procura capitolina, hanno eseguito le 20 misure cautelari decise dal gip nei confronti di 8 funzionari pubblici e 12  imprenditori. 

I funzionari coinvolti, in servizio presso il Provveditorato Interregionale delle Opere Pubbliche del Ministero delle Infrastrutture, il Provveditorato dell'Amministrazione Penitenziaria, l'Ater della Provincia di Roma, l'Istituto Centrale di Formazione per il Personale della Giustizia Minorile e l'Ufficio per i Servizi Tecnico-Gestionali del Ministero dell'Interno, avevano ideato uno schema nelle gare per nascondere la mancata applicazione del principio di rotazione degli affidamenti, poiché i lavori, formalmente assegnati a diverse società, venivano poi eseguiti dallo stesso imprenditore. 

In cambio, i funzionari pubblici ricevevano non solo denaro, ma anche lavori nelle proprie abitazioni, acquisto di appartamenti a condizioni vantaggiose, assunzione di familiari e mazzette sotto forma di pregiati tartufi e prodotti hi tech. 

Tra i numerosi contratti finiti sotto la lente degli investigatori ci sono anche i lavori di adeguamento dell'impianto di climatizzazione e antincendio presso gli uffici della Corte d'Appello di Roma a viale Giulio Cesare, e altri lavori edili realizzati all'interno del palazzo di giustizia di Piazzale Clodio.

Gli imprenditori e i funzionari pubblici coinvolti avevano ideato uno schema atto a celare la mancata applicazione del principio di rotazione degli affidamenti, poiche' i lavori, formalmente assegnati a diverse societa', sono risultati essere stati eseguiti dallo stesso imprenditore

"Assoluta naturalezza con cui gli indagati hanno piegato la funzione pubblica degli uffici del provveditorato delle opere pubbliche e degli altri pubblici uffici, a una sorta di 'cosa privata' in virtù della quale hanno disposto a loro piacimento di una serie indeterminata di lavori conferiti sempre alle stesse ditte rappresentate (o comunque riferibili) ai soggetti dai quali hanno ricevuto remunerazioni illecite di vario tipo o natura". LScrive il gip di Roma Anna Maria Gavoni nell'ordinanza con cui ha disposto 20 misure cautelari per un giro di corruzione fra imprenditori e funzionari pubblici nell'affidamento dei lavori e degli appalti.  

"Quanto agli imprenditori - si legge ancora - evidenzia il Gip che le modalità di svolgimento delle 'trattative' con i funzionari pubblici come emergono dalle conversazioni intercettate" fanno propendere per il rischio di "reiterazione" del reato.

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