Consiglio di Stato frena su Acea: prima gli Odg, poi il voto alla delibera
Il Consiglio di Stato ha accettato il ricorso dei tre consiglieri di opposizione Quadrana, Smedile e Azuni. Prima di votare il provvedimento sulla vendita da parte del Comune del 21% delle quote Acea è necessario trattare tutti gli Odg
E se a far barcollare la delibera 32 ci ha già pensato la Corte Costituzionale dichiarando illegittimo l'articolo 4 della finanziaria bis 2011, oggi un'altra bocciatura arriva dal Consiglio di Stato. Il Comune di Roma non può procedere alla vendita del 21% delle quote di Acea senza trattare i circa 23.000 ordini del giorno presentati dai consiglieri dell'opposizione.
A rivolgersi al Consiglio di Stato, con l'avvocato Gianluigi Pellegrino, sono stati i consiglieri d'opposizione all'Assemblea capitolina Gianluca Quadrana (Lista Civica per Rutelli), Francesco Smedile (Udc) e Maria Gemma Azuni (Gruppo misto). Chiedevano di riformare la decisione con la quale il Tar del Lazio aveva respinto le loro richieste di sospensione urgente della pregiudiziale con la quale, di fatto, l'11 giugno erano state accantonate tutte le migliaia di ordini del giorno presentati dalle opposizioni sulla cessione di Acea, decidendo di discuterli dopo l'approvazione del bilancio comunale e della delibera di vendita del 21 per cento di Acea.
Adesso, la V sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Stefano Baccarini, ha ritenuto che "sotto il profilo della legittimazione ad agire, rientra nel munus (diritto-potere) del Consigliere la pretesa di vedere trattato l'Ordine del giorno proposto secondo la scansione indicata dall'art. 67 dello Statuto comunale" che prevede che gli Ordini del giorno siano votati prima della delibera di riferimento. Per i giudici, poi, "la lesione dell'interesse dei consiglieri ad esplicare appieno le proprie funzioni, comprensive del diritto a discutere gli ordini del giorno e del successivo diritto ad esercitare il diritto di voto, è immediatamente rilevante".
Commenti entusiasti arrivano subito dal Pd. "Il Consiglio di Stato ha finalmente riconosciuto le nostre ragioni, come infatti insieme a tutte le opposizioni abbiamo denunciato sono stati utilizzati metodi illegittimi nella discussione per la svendita di Acea". Lo ha affermato Umberto Marroni, capogruppo Pd di Roma Capitale. "Ora il sindaco Alemanno eviti di umiliare ulteriormente le istituzione di Roma Capitale - aggiunge - e anche alla luce della sentenza delle Corte Costituzionale ritiri la delibera 32 e apra finalmente la discussione sul bilancio dopo aver bloccato Roma per tre mesi. Certo è che dopo quanto accaduto in questi mesi qualcuno dovrebbe responsabilmente pensare alle sue dimissioni".